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Sostenibilità energetica: perché l’Italia rischia di mancare gli obiettivi Ue



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In occasione della Cop 29 a Baku è tempo di fare bilanci anche per gli scenari energetici in Italia. Ma senza una decisa svolta nelle politiche che accelereranno l’inevitabile decarbonizzazione, il sistema economico del nostro Paese rischia di perdere un treno decisivo. Ecco perché

Pubblicato il 12 nov 2024

Mirella Castigli

ScenariDigitali.info



Scenari energetici: l'Italia è troppo cauta

Apre i battenti la Cop29 a Baku, dove il convitato di pietra è il neo-eletto Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump che ha già annunciato l’uscita dagli accordi di Parigi. In attesa delle decisioni della conferenza delle Nazioni Unite sul clima, è tempo comunque di fare bilanci, almeno per quanto riguarda gli scenari energetici in Italia. Ecco a che punto è il Paese  nel 2024 che è sulla strada per battere “il record di anno più caldo”.

LIVE: Opening day of COP29 in Baku | REUTERS

Gli scenari energetici Terna-Snam 2024 per l’Italia

Nella seduta del 14 ottobre il Consiglio dell’Unione europea ha deciso le posizioni da tenere in sede delle prossime tre conferenze delle parti (Cop) su clima, biodiversità e contrasto alla desertificazione. Il risultato è che bisogna alzare l’asticella dell’ambizione, in tema di condizioni abilitanti, finanza climatica, partecipazione, transizione giusta, One Health.
Tuttavia, dai dati degli scenari Terna-Snam 2024 emerge per l’Italia “uno scenario, allo stesso tempo, troppo cauto e quasi avventurista”. Ecco perché e cosa bisogna fare per evitare il rischio di mancare gli obiettivi Ue della decarbonizzazione in vista del raggiungimento della Carbon neutrality nel 2050.

Clima, in vista della Cop29 si discute di gas e fondi per la transizione

Scenari energetici: l’Italia è troppo cauta

Secondo gli Scenari Terna-Snam 2024, entro il 2030 la capacità derivante da fonti rinnovabili salirà, rispetto all’anno scorso, di almeno 49,9 GW. Al 2040 aumenterà di 101,5 GW.

Gli scenari energetici dell’Italia sembrano in linea con il Pniec, oggetto della presentazione a giugno. Dunque le fonti rinnovabili elettriche raggiungeranno quota 63% del fabbisogno nazionale di elettricità. Invece nel 2040 saliranno al 73%.

La produzione da fonti fossili, invece, si ridurrà da 95 TWh rispetto ai 143 TWh del 2023. La generazione a gas è in flessione al 2030 da 115 TWh a 88 TWh.

“Lo scenario proposto da Snam e Terna” sembra allo stesso tempo troppo timido, ma, sllo stesso tempo, “quasi ‘avventurista'”, spiega Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club: “Infatti, da una parte, anche sulla scorta dello stesso Pniec, sembra stare al di sotto di quello sarebbe possibile fare in termini di aumento delle rinnovabili nella produzione elettrica, dell’elettrificazione dei consumi e di incremento dell’efficienza energetica”.

Stando al documento, perfino se la transizione rallentasse, la quota Fer al 2030 arriverebbe comunque al 58%, grazie a idrogeno verde e biometano. Nel frattempo assumono un ruolo crescente i dispositivi di energy storage.

Tuttavia, “attenendosi a quel timido scenario, si mancherebbero gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni di gas climalteranti“, lancia l’allarme Ferrante: “E la marcia verso la decarbonizzazione segnerebbe il passo. E anche in questo caso, come nel Pniec, il motivo va rintracciato in un ruolo che si affida ancora troppo al gas fossile, non sufficientemente compensato dall’auspicato e ben previsto aumento del biometano. E appare anche un po’ fideistica la previsione sull’idrogeno“.

Infatti “con gli schizofrenici è difficile capire in cosa credono: al G7, il Paese non arretra di un millimetro, sul fronte degli impegni a triplicare la capacità di energia rinnovabile e a a raddoppiare il tasso medio annuo globale di efficientamento energetico entro il 2030; ma, pur confermando il patto sul futuro con le Nazioni Unite a settembre, a livello nazionale l’Italia non mantiene le promesse fatte a livello internazionale. E i nodi arrivano al pettine, mentre si danno segnali contraddittori a chi deve investire”, spiega Luigi di Marco dell’Alleanza italiana dello Sviluppo Sostenibile (AsViS).

L’idrogeno verde

Il settore elettrico sta accelerando gli investimenti per sviluppare nuova capacità da fonti energetiche rinnovabili.

Il contributo dell’idrogeno verde al 2030 è di 0,72 Mtep pari a 0,9 miliardi di metri cubi metano equivalente, di cui il 70% generato a livello nazionale. Nello scenario Pniec Policy 2030, la domanda di idrogeno verde è pari a 8,4 TWh, coerente con un processo di sviluppo conforme alle misure delineate dal Pniec 2024, volte a facilitarne e incentivarne lo sviluppo.

Ma “se quello che anche l’Europa promuove è l‘idrogeno ‘verde’, prodotto con le rinnovabili, la previsione (di Terna-Snam, ndr) risulta ancora più in contrasto con la prudenza esercitata sulle rinnovabili, il cui aumento è ben al disotto di quello previsto dalle aziende del settore riunite in Elettricità Futura (80 GW al 2030)”, avverte Ferrante.

Si stanno predisponendo inoltre strumenti di contratti a termine per il supporto della capacità di finanziare nuovi impianti, la cui erogazione è prevista nell’arco del ciclo di vita utile degli stessi, in base alla produzione effettiva, come il FER X, in fase di finalizzazione, o il FER 2, approvato nel 2024.

Le regioni, intanto, stanno individuando le aree idonee per sviluppare le rinnovabili.

“Ma, d’altra parte, se si guarda alla realtà odierna del permitting e delle norme che lo
presidiano (si veda l’inadeguato decreto aree idonee e la moratoria sarda), ciò che prevedono Snam e Terna , può persino apparire solo wishful thinking in termini di messa ‘a terra’ (o anche off shore) di impianti da fonti rinnovabili reali e non solo previsti da scenari più o meno arditi”, mette in guardia Ferrante.

Nel settore gas, la priorità è raggiungere gli obiettivi di rinnovabili sia nel termico (il cui sotto-obiettivo di penetrazione delle rinnovabili è pari al 35,9%), sia nel campo dei trasporti (dove l’obiettivo di penetrazione delle rinnovabili è pari al 34,2%) tramite l’implementazione del biometano.ù

Gli elettrolizzatori

Sono un altro fattore comune a tutti gli scenari delineati nel Documento Terna-Snam. Modellizzati come carichi elettrici, si abilitano in presenza di un prezzo dell’energia elettrica basso, per generare idrogeno.

Sono utili per decarbonizzare settori in cui è più difficile ridurre emissioni, tra cui, i trasporti e i settori hard-to-abate dove un uso diretto dell’energia elettrica non conviene tecnicamente (o economicamente).

Al 2030 lo scenario stima lo sviluppo di nuovi elettrolizzatori conness alla rete elettrica compreso fra i 3 GW (PNIEC Policy) e gli 1,8 GW (PNIEC Slow). Invece al 2040 si prevede uno sviluppo più sostenuto che arriva a un massimo di 7,4 GW (DE-IT e GA-IT) e un minimo di 5,3 GW (PNIEC Slow).

Le rinnovabili

Grazie alle nuove installazioni di fotovoltaico ed eolico, la produzione delle fonti rinnovabili è destinata più che triplicare, compensando il calo di altre fonti rinnovabili.

Entro il 2030, la produzione da fonti rinnovabili raggiungerà il 63% del fabbisogno complessivo. Lo scenario prevede un raddoppio della generazione rinnovabile complessiva da 113 a 227 TWh.

Alla crescita delle FER contribuirà soprattutto la tecnologia solare che raggiungerà i 79,3 GW al 2030 (PNIEC Policy) e i 121 GW al 2040 (DE-IT). Anche l’eolico, in crescita, al 2030 oscillerà fra i +13,7 GW (PNIEC Policy) e i +8,4 GW (PNIEC Slow). Invece al 2040 la crescità sarà fra i +21,7 GW (DE-IT) e i +16,7 GW (PNIEC Slow).

Al 2030 l’energia solare deterrà oltre il 45% del totale della produzione da rinnovabili e circa un terzo dell’intera produzione nazionale. Crescerà il ruolo degli accumuli, sia grazie ai grandi impianti di pompaggio idroelettrico che alle soluzioni utility scale, ma anche ai mini accumuli residenziali.

L’energy storage

Fondamentale è anche sviluppare reti di trasmissione e distribuzione, oltre a promuovere soluzioni di energy storage e diffondere prodotti di time-shift, ovvero di accumulo di energia in eccesso quando c’è per usarla quando serve.

Nello scenario Pniec Policy 2030, la capacità di accumulo per integrare le rinnovabili e la gestione del sistema elettrico si attesta a quota circa 122 GWh.

Cosa fare per centrare gli obiettivi Ue della decarbonizzazione

Dall’11 al 22 novembre si terrà la Cop 29 a Baku in Azerbaijan. Il Consiglio dell’Unione europea conferma un elevato grado d’ambizione che deve ancorarsi all’obiettivo di mantenere l’innalzamento medio della temperatura terrestre entro 1,5° C. Tuttavia alcuni attivisti climatici già si prefigurano questo obiettivo come vanificato e consigliano di passare ai 2° C per essere più realistici.

Per i Paesi dell’Ue al 2030 sottolinea come strategica l’attuazione del pacchetto legislativo “pronti per il 55%”, e a livello mondiale rilancia:

  • la richiesta alle parti all’allineamento delle proprie politiche e misure con gli obiettivi fissati nei loro Ndcs (Nationally determined conributions), coerentemente con l’Accordo di Parigi;
  • l’appello a triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello mondiale e a raddoppiare il tasso medio annuo globale di efficientamento energetico entro il 2030;
  • Ia presentazione, promozione e attuazione di piani nazionali per l’adattamento;
  • l’invito all’eliminazione il prima possibile dei sussidi ai combustibili fossili che non risolvono la povertà energetica o la giusta transizione.

“Le posizioni assunte dall’Unione europea sono state prese davanti al ministro italiano”, evidenza Luigi di Marco, “ma poi apriamo il Pniec e il conto per triplicare le rinnovabili non si trova. Le contraddizioni sono evidenti”.

“Oggi in realtà quello di cui avremmo bisogno non è tanto analizzare l’accuratezza degli scenari, ma piuttosto di una decisa svolta nelle politiche che renderanno più rapida l’inevitabile decarbonizzazione, altrimenti il sistema economico del nostro Paese
rischia di perdere un treno decisivo”, concludo Francesco Ferrante.

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