tecnologie e geopolitica

Standard tech globali: il piano cinese per superare gli Usa



Indirizzo copiato

La Cina mira a riscrivere gli standard tecnologici globali, sfidando il predominio USA. Con il piano “China Standards 2035”, Pechino punta a consolidare la sua influenza nelle organizzazioni internazionali, promuovendo standard cinesi attraverso la cooperazione strategica e il rafforzamento del suo ecosistema digitale

Pubblicato il 8 nov 2024

Antonio Deruda

Docente, analista e consulente



apple cina (1)

A fine ottobre il CEO di Apple Tim Cook è volato per la seconda volta nel corso dell’anno in Cina. Un viaggio delicato in un mercato dove ultimamente il gigante di Cupertino sta perdendo posizioni.

Gli obiettivi della visita di Tim Cook in Cina

Secondo il report Mainland China’s smartphone market, nel secondo trimestre del 2024 Apple sarebbe scesa al sesto posto con una quota di mercato del 14% dietro a Vivo, OPPO, Honor, Xiaomi e la rediviva Huawei.

Il principale obiettivo della visita di Cook è stato quello di rilanciare commercialmente il brand, ma anche di rinsaldare i rapporti con Pechino per preservare una catena di produzione che vede ancora la maggior parte dei dispositivi Apple prodotta in territorio cinese. Nonostante gli annunciati tentativi di diversificazione della catena produttiva, è infatti ancora nelle fabbriche cinesi che viene assemblato l’iPhone con componenti provenienti da varie parti del mondo, in quello che è considerato uno dei più rinomati esempi di prodotto globale.

Il ruolo degli standard tecnici internazionali

Avere tra le mani un iPhone è come assistere a un concerto di un’orchestra con musicisti stranieri che riescono a suonare insieme e a trovare un equilibrio di note solo grazie a un elemento fondamentale, ma spesso poco conosciuto dai non addetti ai lavori: l’uniformità degli standard tecnici internazionali. Dai protocolli di Internet ai computer quantistici, dal cloud all’Intelligenza Artificiale, è solo grazie alla standardizzazione delle regole che il progresso tecnologico e la produzione di dispositivi innovativi possono avanzare. E sulla definizione di queste regole si gioca oggi una competizione sempre più accesa tra Stati Uniti e Cina.

L’ascesa della Cina negli standard internazionali

Per anni dominato dagli americani insieme ai suoi più stretti alleati, il processo di adozione internazionale degli standard è divenuto uno degli ambiti nei quali la Cina vuole mettere in discussione l’attuale sistema, potendo contare sull’appoggio di altre nazioni che non vedono di buon occhio il predominio a stelle e strisce sulle tecnologie. Uno dei luoghi in cui si svolge questa partita è Ginevra. Nella città svizzera hanno sede in particolare l’International Telecommunication Union (ITU), agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di regolamentare su scala mondiale il sistema delle telecomunicazioni, la Commissione elettrotecnica internazionale, un ente che pubblica standard per le tecnologie elettriche, elettroniche e correlate, e l’Organizzazione Internazionale per la Normazione (ISO), tra le più importanti per la definizione delle norme tecniche.

La strategia cinese all’interno dell’ITU

L’organizzazione più importante, l’ITU, opera secondo il modello multilaterale delle Nazioni Unite basato sul principio “uno Stato, un voto”. Ed è proprio approfittando di questo modello – che mette tutti sullo stesso piano, dal piccolo Paese alla Superpotenza – che la Cina si sta muovendo all’interno dell’organizzazione per far sentire la sua voce. A cominciare dalla conquista delle posizioni apicali.

L’influenza della Cina sotto la guida di Houlin Zhao

L’ingegnere cinese Houlin Zhao è stato Segretario Generale dell’ITU dal 2014 fino alla fine del 2022 e durante i suoi due mandati ha sviluppato i legami tra l’agenzia e Pechino, ha sostenuto la Belt and Road Initiative, ha aumentato il numero di funzionari cinesi all’interno dell’organizzazione e ha aperto le porte a un crescente numero di esperti cinesi che partecipano ai lavori. La Cina invia spesso le delegazioni più corpose nei gruppi di studio e nei comitati consultivi nei quali si svolgono i lavori preparatori che portano poi alla definizione degli standard. Negli anni della gestione Zhao, la Cina ha preso il sopravvento sugli altri Paesi in termini di proposte tecniche. Nel 2019, per citare un esempio eclatante, da Pechino sono arrivate 830 specifiche tecniche relative alle comunicazioni cablate. Un numero che ha superato di gran lunga il totale delle proposte giunte da Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone messi insieme. Anche le società cinesi sono molto attive: Huawei e ZTE hanno presentato 24.000 standard essential patents (SEP), ovvero brevetti che tutelano uno specifico aspetto di uno standard tecnico. Per avere un termine di paragone, i produttori americani Intel e Qualcomm si sono fermati a 3.000 SEP.

La reazione degli Stati Uniti

Numeri allarmanti per Washington che a fine 2022, nelle elezioni per la scelta del nuovo Segretario Generale dell’ITU, è riuscita a imporre la candidata Doreen Bogdan-Martin contro il russo Rashid Ismailov, appoggiato dai cinesi. Per Pechino è stata una sconfitta politica, che non ha archiviato però l’ambizioso obiettivo del piano “China Standards 2035”.

Il piano “China Standards 2035”

L’iniziativa, promulgata ufficialmente nel 2021, mira a posizionare il Paese come leader globale nella definizione degli standard tecnologici e industriali tramite un duplice indirizzo: da un lato il rafforzamento dell’ecosistema digitale nazionale e dall’altro la creazione delle migliori condizioni per permettere ai colossi tecnologici cinesi di conquistare nuovi mercati anche attraverso l’affermazione dei loro standard tecnici.

Tutte le iniziative del piano “China Standards 2035” sono coordinate a livello centralizzato dalla Standards Administration of China (SAC), un ente statale creato nel 2001 e che incarna un approccio molto dirigista, diverso da quello utilizzato dagli americani, che hanno spesso lasciato maggiori margini di manovra alle aziende nella proposta degli standard.

Il cambiamento dell’approccio americano

Di fronte all’attivismo cinese, anche gli Stati Uniti, patria del laissez-faire, stanno rivedendo il loro tradizionale approccio. Nel 2022 l’America’s CHIPS and Science Act ha conferito al National Institute of Standards and Technology, un ente governativo, il compito di sviluppare standard per l’intelligenza artificiale e la sicurezza cyber e ha ampliato il suo ruolo nel coordinare la partecipazione dei delegati americani negli organismi internazionali di standardizzazione. Anche a Bruxelles c’è chi spinge affinché l’European Telecommunications Standards Institute (ETSI) svolga un ruolo più vigoroso nel contrastare la crescente influenza della Cina all’interno dell’ITU e degli altri organismi.

L’impatto della strategia cinese

Un primo risultato dell’offensiva di Pechino è stato quello di stravolgere l’approccio americano dal basso verso l’alto, basato sul mercato e con un ruolo importante svolto dalle aziende, a scapito di uno più a trazione governativa. Per la Cina, da sempre contraria nella governance delle nuove tecnologie al modello multistakeholder e favorevole invece a quello multilaterale – dove nel processo decisionale sono presenti solo i governi e non le aziende – questo cambiamento è già una prima vittoria politica. 

La difficile posizione dell’unione europea

Come spesso accade nel settore dell’innovazione, la competizione tra Stati Uniti e Cina sulla definizione degli standard ha stretto in una morsa l’Unione Europea, che sconta un ritardo dovuto sia alla frammentazione delle posizioni dei singoli stati membri dell’UE negli organismi internazionali e sia al ruolo subalterno delle proprie aziende, soprattutto nel settore digitale.   

Uno degli obiettivi della nuova strategia per la standardizzazione lanciata nel 2022 dalla Commissione era proprio quello di migliorare il coordinamento degli interessi europei e mettere le aziende nelle condizioni di incidere maggiormente nella definizione degli standard. L’ex-Commissario europeo per il mercato interno e i servizi Thierry Breton aveva centrato la questione: “gli standard erano una questione meramente tecnica. Ora giocano un ruolo geopolitico. Dobbiamo essere sicuri di non essere solo coloro che applicano gli standard. Dobbiamo essere coloro che li stabiliscono”. Il Programma di lavoro annuale dell’Unione per la normazione europea per il 2024, pubblicato a febbraio scorso, ha individuato otto settori strategici sui quali intervenire tra i quali quattro riguardano il digitale: le tecnologie quantistiche, la gestione dei dati, l’identità digitale e la cybersecurity.

La cooperazione transatlantica

Nell’ambito del Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia (TTC) è stata rafforzata inoltre la cooperazione transatlantica e sono state annunciate una serie di iniziative di cooperazione in materia di normazione. L’UE e gli Stati Uniti hanno introdotto il meccanismo SSI (Strategic Standards Information) per condividere volontariamente informazioni sulle attività di normazione internazionale e si sono impegnate per un più stretto coordinamento in materia di norme sulle tecnologie emergenti, tra le quali l’intelligenza artificiale e la tecnologia quantistica.

Le sfide della strategia europea

Resta però un nodo irrisolto: la strategia europea non vede di buon occhio il ruolo delle aziende e i funzionari di Bruxelles hanno spesso considerato le società americane alla stregua di quelle cinesi in quella che considerano un’indebita influenza del settore privato sugli standard internazionali. Attriti che minano il fronte anticinese e che Pechino sta cavalcando per portare avanti il suo obiettivo di leadership nella standardizzazione delle tecnologie che plasmeranno il futuro.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3