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Sanità, la burocrazia divora 25 miliardi l’anno: la via d’uscita



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Tempo medico sottratto alla cura, processi inefficienti e digitalizzazione lenta minacciano l’universalità del SSN. In un Libro Bianco in fase di preparazione, idee innovative che possono migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario

Pubblicato il 22 nov 2024

Enzo Chilelli

Presidente Comitato Esperti Fare Sanità



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Lo Stato potrà garantire ancora il rispetto dei dettami costituzionali per l’erogazione delle prestazioni universali del Servizio Sanitario Nazionale con l’aumento esponenziale di persone anziane, fragili ed invalide che, tra pensioni, assegni di invalidità e spese sanitarie, assorbiranno sempre più risorse?

Andamento della piramide della popolazione italiana dall’unità d’Italia ad oggi.

Da più parti si sentono richieste di ogni tipo – più soldi, più personale, più strutture, più terapie a carico del SSN – ma, con circa 3.000 miliardi di debito pubblico che equivale a 50.000 euro per cittadino, neonati compresi, un PIL di poco superiore ai 2.000 miliardi ed una spesa pubblica che l’anno prossimo sarà di 1.200 miliardi sarà possibile?

Sanità: le sfide che attendono Governo e Parlamento

Partendo da questo presupposto le sfide che attendono Governo e Parlamento sono davvero impegnative; si parte dal nuovo Piano sanitario nazionale annunciato dal Ministero della Salute e si prosegue col riordino della sanità integrativa, la riforma dell’accesso alle facoltà di Medicina, il completamento del Decreto Liste d’attesa che prevede numerosi decreti attuativi per far entrare le misure a pieno regime, il Dm Tariffe per l’entrata in vigore dei Lea del 2017 (finito nel dimenticatoio e con i soldi stanziati che per anni sono stati usati dalle Regioni per altro), la questione del payback dei dispositivi medici che la Consulta ha dichiarato legittimo (per gli anni 2015-2018) ma che potrebbe prevedere ulteriori esborsi per le aziende dal 2019 in poi, la missione 6 del PNRR che attualmente dicono che state spese il 10% delle risorse stanziate anche se i progetti sono quasi tutti partiti, le risorse umane da utilizzare per il funzionamento della sanità territoriale (case ed ospedali di comunità e centrali operative territoriali), l’integrazione del DM70 (dotazioni strutturali) con il DM77 (organizzazione), i tempi di accesso ai nuovi farmaci ed i nuovi servizi offerti dalle farmacie e, per concludere, la burocrazia: un male dell’intera pubblica amministrazione che in sanità sottrae, spesso inutilmente, tempo di cura a medici ed infermieri.

I danni da eccesso di burocrazia

Gli organizzatori di Welfair, la fiera del fare Sanità appena conclusa a Fiera di Roma, credono di poter dare un contributo importante per l’assunzione di queste decisioni ed è per questo motivo che hanno costruito un evento di “intelligenza collettiva” in cui tutti gli stakeholders del settore (professioni sanitarie, tecnici, industria e governance) si sono incontrati per unire tutte le competenze necessarie a migliorare i processi sanitari e seminare il cambiamento. Nei tre giorni di eventi-laboratorio, 630 attori e attrici della sanità hanno discusso traendo spunti e riflessioni estremamente interessanti e che verranno sottoposte all’attenzione del Parlamento.

Possiamo già dire che il filo rosso che collega tutti i lavori sembra essere l’eccesso di burocrazia.

Ricordiamo che su sollecitazione dell’Europa, il legislatore ha avviato da anni un percorso di semplificazione dell’azione amministrativa volto a riformare l’intera organizzazione burocratica al fondamentale fine di incidere, eliminando o almeno arginando a casi limitati, le cause di stasi e rallentamento dell’azione stessa, e che per questo scopo il PNRR prevede (modernizzazione della PA), una dotazione di 1,8 miliardi di euro e per i servizi pubblici digitali una dotazione di 47 miliardi di euro.

Semplificazione e efficienza in Italia: una promessa mancata

Lo evidenzia chiaramente l’incremento costante della spesa pubblica quanto ad oggi le regole sulla semplificazione e sull’efficienza non abbiano sortito l’effetto sperato non solo a causa della loro mancata applicazione ma anche della oggettiva incapacità di verificarne l’effettiva implementazione, portando ad una cristallizzazione e cronicizzazione della patologia dell’azione della pubblica amministrazione.

Da quanto sopra esposto risulta, dunque, che l’efficienza non si può decidere a tavolino e pretenderne l’effettività ma necessita di un costante ed omogeneo percorso di semplificazione avviato e perseguito su diversi fronti, legislativo (in modo trasversale in ogni ramo del diritto), formativo, di controllo, che coinvolga in qualche modo tutta la dirigenza pubblica. La digitalizzazione, con una dotazione finanziaria mai vista dal dopoguerra ad oggi, come fattore prodromico allo stesso miglioramento dell’efficienza della PA deve caratterizzare il rapporto tra cittadini/imprese e PA; deve rendere standardizzati i procedimenti e i moduli nonché deve incidere sulla riorganizzazione delle competenze riducendo, ove possibile, il numero degli enti pubblici coinvolti in un procedimento. In poche parole deve mirare a rendere effettivo il principio once only in virtù del quale le pubbliche amministrazioni non possono chiedere ai cittadini d alle imprese dati di cui sono già in possesso.

Infine, la chiarezza delle norme diviene la conditio sine qua non per una interpretazione univoca ed omogenea delle stesse sia da parte di operatori economici -imprese- sia da parte di coloro che sono preposti al controllo. Inoltre, non è difficile comprendere che una limitazione alla introduzione di continue norme modificative delle precedenti permetterebbe un sicuro miglioramento delle condizioni di operatività delle imprese stesse.

Sprecati ogni anno 25 miliardi

Se l’ufficio studi della Cgia di Mestre ha quantificato il costo annuo degli sprechi in circa 200 miliardi l’anno, in sanità circa 25 miliari di euro, vengono “sprecati” in inadeguato coordinamento (mancanza di integrazione dei servizi), per circa 2,97 mld, in sovra utilizzo, per circa 7,42 mld, in complessità amministrative, per circa 2,72 mld, in sottoutilizzo, per circa 3, 45 mld, in acquisti e costi eccessivi per circa 3,21 md e, infine, per frodi e abusi per circa 4,95 mld. Va sottolineato come la principale critica mossa dai medici e infermieri, poi, è che l’eccesso di burocrazia toglie tempo di cura.

Come migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario

È proprio su questi temi specifici che abbiamo chiesto supporto agli esperti riuniti nei vari gruppi di lavoro durante Welfair 2024 raccogliendo molte idee innovative che possono supportare il miglioramento delle condizioni di lavoro del personale sanitario. Una volta raccolti tutti i contributi scriveremo il libro bianco e lo consegneremo al Parlamento per trarne eventuali considerazioni positive da trasformare in norme o prassi.

Ovviamente ad oggi non possiamo anticipare tutti i contenuti, che sono prerogativa dei singoli gruppi di lavoro, ma una cosa la possiamo dire, ci sono molte semplificazioni che si possono fare per restituire tempo di cura a medici, infermieri e tecnici, e spesso non servono riforme ma solo una corretta comunicazione di norme e prassi già esistenti. Di seguito qualche esempio.

Prestazioni specialistiche

Le prestazioni specialistiche: sono circa 200 milioni l’anno. Tutte hanno una prescrizione del MMG o dello specialista ospedaliero. È necessario prestare il consenso all’effettuazione della prestazione?

    Se ipotizziamo 5 minuti a consenso, senza questo (che potrebbe essere considerato implicito dopo aver ricevuto la richiesta dal proprio medico che dovrebbe aver spiegato in cosa consiste e quali possono essere i potenziali rischi connessi – che in realtà per le visite non ci sono) si potrebbero recuperare oltre 3 milioni di giornate di medici ed infermieri per l’abbattimento delle liste di attesa.

    Risposta: Per l’erogazione di una prestazione sanitaria specialistica non invasiva non è necessario alcun consenso da parte dei cittadini!

    Certificati di malattia

    Certificati di malattia: durante le giornate del lunedì e del venerdì assorbono il 30% del tempo dei medici di famiglia.

      Suggerimento: Tornare all’autocertificazione, con gli strumenti digitali attuali, e potenziare i controlli considerando che nei Paesi europei dov’è in vigore l’assenteismo non è superiore a quello italiano.

      Ricette ripetibili

      Ricette ripetibili: già previste dalla norma ma in attesa dei decreti attuativi oramai da oltre due anni. Un paziente cronico prende la sua terapia per molto tempo, è inutile rimandarlo una volta al mese o a bimestre dal medico di famiglia.

        Suggerimento: Accelerare l’adozione della ricetta ripetibile semestrale o annuale potenziando i sistemi informativi di collegamento tra i sistemi di gestione della ricetta elettronica e quelli di erogazione del farmaco da parte delle farmacie.

        Prevenzione

        Prevenzione: Ad oggi cenerentola del SSN.

          Suggerimento 1: Garantire l’applicazione della Legge 81/2008, che è stata pensata come strumento straordinario per la popolazione attiva. Il datore di lavoro deve garantire “formazione” e “prevenzione” sanitaria per tutti i suoi dipendenti. L’INAIL assimila tra la popolazione lavorativa anche gli studenti di ogni ordine e grado.

          Suggerimento 2: Le attività di prevenzione risparmiano vite e fanno risparmiare il SSN. Studiare un modello per cui al rinnovo della patente di guida si facciano gli esami di prevenzione significativi per fascia di età.

          Interazione tra farmaci

          (Prevenzione) Interazione tra farmaci: Oggi circa il 4% dei ricoveri è dovuto ad eventi avversi per interazione severe o gravi tra farmaci.

            Suggerimento: Esistono già sistemi consolidati ed efficaci di analisi delle interazioni tra farmaci, ed anche tra farmaci ed alimenti. Questi strumenti vanno resi disponibili sia per i medici di famiglia che per i cittadini stessi che oggi sono alla mercé del mercato e della relativa pubblicità pervasiva.

            Screening oncologico

            Screening oncologico: L’adesione in Italia è ancora sotto il 50%. Oggi la prassi è quella di inviare delle lettere alla popolazione target, è possibile inviare un SMS od un WhatsApp senza incorrere nelle problematiche di Privacy?

              Parliamo di attività che potenzialmente possono salvare vite umane e sono solamente inviti a partecipare a cui si può aderire o meno.

              Risposta: Per l’invito alla partecipazione agli screening oncologici da parte dei cittadini target di cui si è già in possesso del numero di telefono personale l’invio di SMS o WhatsApp è possibile.

              Possiamo dire che qualunque innovazione organizzativa potrà portare benefici solamente se le piattaforme informatiche ipotizzate dal PNRR (Fascicolo Sanitario Elettronico ed Ecosistema Dati Sanitari) a supporto saranno davvero efficaci consentendo l’eliminazione della carta e facendo circolare i dati, nel rispetto del regolamento privacy ma senza blocchi di natura ideologica che il Garante stesso dichiara di voler evitare.

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