I Business Angel hanno per loro stessa natura la missione e l’indole di supportare nuovi progetti imprenditoriali non solo con risorse economiche, ma anche con le loro capacità imprenditoriali e le loro conoscenze maturate in tanti anni di esperienze lavorative e professionali nel mondo dell’imprenditoria.
Un sostegno esterno quindi, valutato e deciso in seguito alla ricezione di una proposta o dopo essere venuti a conoscenza di una nuova startup che vuole provare a farsi strada nel proprio mercato di riferimento. Le opportunità per i Business Angel però non sono solamente “esterne”, ma possono anche arrivare più da un punto di vista “interno”, inteso come volontà di creare qualcosa da sé. Dando forma alle proprie idee e con il supporto delle proprie risorse personali.
Venture building, creare da zero una propria startup
Di venture building si parla da qualche anno e IBAN nella sua ultima Survey ha dedicato uno spazio proprio a un’analisi e a un inquadramento di questa tendenza, come detto non una novità assoluta, ma comunque elemento di relativa novità nell’ampio universo del venture capital italiano. Un venture builder è un’entità che costruisce startup utilizzando le proprie idee e le proprie risorse. A differenza degli incubatori o degli acceleratori i venture builder solitamente non finanziano startup esterne. Al contrario generano idee imprenditoriali internamente, assemblano team, forniscono capitale iniziale e si occupano anche delle operazioni e della gestione per trasformare queste idee in imprese redditizie. Spesso i venture builder applicano metodologie come Lean Startup, Design Thinking e Agile per sviluppare in modo efficiente prodotti e servizi che hanno un potenziale in vari mercati. Si parla quindi di un processo creativo totalizzante e comprensivo di molti passaggi intermedi che idealmente devono portare a un apprezzabile risultato finale. Risulta quindi utile fare qualche ulteriore specifica per entrare meglio nei dettagli del venture building.
Come lavora un venture builder e il possibile ruolo dei Business Angel
Come detto i venture builder generano idee imprenditoriali internamente e utilizzano le loro risorse per sviluppare queste idee in aziende redditizie per fornire, ad esempio, servizi condivisi come finanza, marketing e risorse umane per supportare più startup contemporaneamente, riducendo l’onere operativo delle singole imprese. Investendo risorse e capitali nelle fasi iniziali delle startup i venture builder detengono in genere una quota significativa delle società che contribuiscono a creare, condividendo quindi sia i rischi che i benefici della nuova iniziativa imprenditoriale in corso.
Risulta poi necessario costituire un team dedicato a ciascuna impresa per garantire un’esecuzione di successo. La ricerca di capitali diventa chiaramente essenziale per assicurare i finanziamenti necessari per sostenere le iniziative nelle varie fasi di crescita, così come non si può prescindere da una direzione strategica continua e un supporto operativo per garantire il successo dell’impresa.
Proprio questi ultimi due punti, ricerca di capitali e direzione strategica, rientrano tra le competenze e le possibilità più importanti e riconosciute dei Business Angel italiani. Pensare a un loro coinvolgimento in un processo come quello del venture building appare perciò come un’idea sensata e vantaggiosa per tutte le parti in causa.
Alcuni numeri e le prospettive per il futuro
Il clima degli investimenti in Italia ha dato segnali promettenti nel 2024 evidenziando un ambiente che pare essere propizio per i venture builder e prospettando nuovi scenari rispetto ai trend passati. In attesa di conferme rispetto a questa sensazione è utile mettere in risalto alcune cifre significative che riguardano le startup che derivano dall’attività di venture building. I numeri hanno respiro internazionale, ma possono rappresentare un’idea, un esempio da provare a seguire anche in Italia. Nello specifico, il report “Disrupting the Venture Landscape” di Global Startup Studio Network (Gssn) basato su un campione di 100 startup create attraverso il venture building evidenzia come la percentuale di successo di queste imprese supera il 70% e, nel 35% dei casi, si arriva persino all’Ipo o all’acquisizione da parte di una holding. Il 5% di queste startup è inoltre diventato unicorno, cioè una società con una valutazione superiore a 1 miliardo di dollari.
Sfide strutturali e regolatorie
Certo in Italia non mancano le sfide strutturali e regolatorie. I venture builder del nostro Paese infatti devono affrontare ostacoli significativi, anche se va detto che beneficiano di crescenti sinergie di mercato e vantaggi fiscali dal punto dell’investimento. Sicuramente la cooperazione rafforzata tra gli attori del mercato sta migliorando la sostenibilità e il potenziale di espansione dell’ecosistema e anche per questo per il futuro si prevede un continuo sviluppo con un potenziale aumento delle partnership specialmente tra PMI e startup.