Che il digitale sia diventato il driver contemporaneo per la crescita è ormai un assioma che nessuno mette più in discussione. E le imprese ICT ne sono le portatrici. Ecco perché la loro valorizzazione è sempre più una mossa strategica utile a garantire una miglior performance di tutto il sistema economico.
Un approccio sistemico per valorizzare il Made in Italy digitale
Per valorizzare il Made in Italy Digitale è vitale coltivare una partnership fra il mondo delle imprese e quello della politica a tutti i livelli, da quello territoriale a quello nazionale fino allo sfondo più ampio dell’Unione Europea: perché solo un approccio sistemico può tracciarne una visione condivisa, coerente, vincente.
Il nostro tessuto economico è peculiare, perché a prevalenza di micro, piccole e medie imprese: e lo è anche se guardiamo alle aziende dell’Offerta tecnologica. Per questo l’Italia deve riuscire a valorizzare le peculiarità che caratterizzano il proprio tessuto innovativo, con politiche a sostegno del settore che puntino a favorire l’aggregazione delle imprese ICT, stimolando la nascita di un ecosistema digitale italiano diffuso. Ma per fare tutto ciò dobbiamo prima partire dai numeri: e lo farò attraverso i dati emersi dal recentissimo Assintel Report 2024, che fotografano una situazione positiva, in evoluzione ma con punti d’attenzione.
Un mercato variegato: i numeri del settore
La dinamica di crescita del mercato ICT italiano è positiva, solida e fiduciosa, nonostante un contesto economico complesso. Con un valore complessivo di 42,4 miliardi di euro previsto per il 2024, il settore si conferma un pilastro fondamentale dell’innovazione e della competitività aziendale. L’ICT continua a crescere a un ritmo più sostenuto rispetto al PIL, sottolineando il ruolo cruciale del digitale per aziende di ogni dimensione e settore. Tuttavia, accanto alle opportunità, emergono sfide significative che richiedono interventi strutturali e politiche mirate.
Il segmento business ICT
Il segmento business ICT, che rappresenta oltre due terzi del mercato, continua a trainare la crescita, con un incremento del +4,1% nel 2024 e una previsione di ulteriore aumento nel 2025 (+4,6%). Le grandi organizzazioni, con oltre 500 dipendenti, rappresentano il 53% del mercato business e crescono del +4,9%, grazie a progetti strutturati e budget più ampi. Seguono le medie imprese, con un tasso di crescita del +3,9%, e le piccole imprese, che si attestano al +3,1%. Naturalmente, la numerosità del tessuto di micro imprese italiane determina una polverizzazione degli investimenti in digitale, con una spesa media molto bassa che sottolinea la maggior difficoltà nell’affrontare investimenti strutturati in tecnologia.
Disparità geografiche
A livello geografico, il Nord-ovest si conferma la locomotiva digitale del Paese, con una crescita del +4,9%, trainata dal tessuto industriale lombardo e dal settore finanziario. Il Nord-est, con un incremento del +5,4%, dimostra come l’innovazione locale, supportata da infrastrutture avanzate, possa fungere da volano. Al contrario, il Sud e le Isole faticano a tenere il passo, con una crescita limitata all’1,4%, dovuta alla minor presenza di risorse e competenze.
Il segmento Consumer ICT
Anche il segmento Consumer ICT, più stabile, mostra timidi segnali positivi, con una crescita del +0,9% per un valore di mercato di 22,1 miliardi di euro, trainata dalle spese per dispositivi come PC, smartphone e servizi cloud.
Tecnologie emergenti: tra hype e realtà
La narrazione sulle tecnologie “sulla cresta dell’onda”, come l’intelligenza artificiale, ci racconta di una diffusione che è da un lato esplosiva, dall’altro lato ancora lontana dall’essere estesa. Come è d’altronde logico, la loro adozione è poderosa nelle aziende dell’Offerta, che sono delle “Early adopter”: sarà da questi avamposti che poi verranno sviluppati prodotti e servizi che via via verranno diffusi nelle aziende utenti. Il 68% di loro considera prioritario il cloud, seguito dalla cybersecurity (52%) e dall’AI generativa (45%). Quest’ultima è già pienamente adottata dal il 21% delle aziende ICT e il potenziale di adozione è tra i più alti nel breve termine.
Dal lato della Domanda, invece, il quadro è più sfumato. Solo il 4% delle imprese italiane utilizza tecnologie emergenti in modo avanzato, mentre la maggior parte si trova ancora in una fase sperimentale oppure non ha nemmeno cominciato a pensarci. Questo divario riflette non solo una disparità dimensionale – le grandi imprese sono più avanti rispetto alle micro e piccole – ma anche una cultura aziendale che, in molti casi, fatica ancora a supportare la trasformazione digitale in modo strategico.
Gli ostacoli alla digitalizzazione
La strada verso una digitalizzazione diffusa è costellata di ostacoli da superare. Il 41% delle aziende clienti segnala risorse economiche insufficienti come il principale freno agli investimenti ICT, un dato in crescita rispetto agli anni precedenti. Seguono il gap di competenze digitali, la resistenza culturale e la carenza di leadership e visione strategica. Le disparità territoriali restano marcate. Nel Sud Italia, infrastrutture inadeguate e un contesto socio-economico meno favorevole rendono meno facile l’adozione di soluzioni innovative: solo l’1,4% delle imprese del Mezzogiorno ritiene di essere stato agevolato dalla propria collocazione geografica, contro il 14% delle aziende del Nord.
Anche dal lato dell’offerta ICT emergono sfide significative. Le PMI ICT lamentano difficoltà nel reclutamento di personale qualificato (39%), una competizione al ribasso sui prezzi (33%) e una burocrazia spesso percepita come eccessiva (31%).
Capitale umano: il fulcro dell’innovazione
L’elemento centrale per superare gli ostacoli e sfruttare appieno il potenziale del mercato ICT resta il capitale umano. La trasformazione digitale richiede competenze avanzate, capaci di integrare aspetti tecnologici e di business. A conferma di ciò, il 92% delle PMI ICT prevede che i propri addetti aumentino o restino stabili, dimostrando un impegno crescente nell’investire nelle risorse umane.
Le strategie per attrarre e trattenere i talenti includono formazione continua, modelli di lavoro flessibili e smart working, incentivi economici. Nonostante ciò, solo il 34% delle PMI dispone di team dedicati alla ricerca e sviluppo, segno che c’è bisogno di politiche che incentivino la possibilità di creare innovazione strutturata nelle realtà più piccole.
C’è poi l’enorme tema del gap di competenze digitali nell’intero Paese, che ci impone di ripensare sia la struttura dei corsi scolastici e universitari STEM, sia la creazione di un humus educativo e culturale che ne incentivi l’attrattività.
Verso una strategia integrata
Per sostenere la crescita del mercato ICT e ridurre le disuguaglianze territoriali e dimensionali, è fondamentale un intervento coordinato a livello nazionale. Tra le priorità dovrebbero figurare:
• Incentivi per la trasformazione digitale, disegnati sulle esigenze delle imprese di più piccole dimensioni
• Sostegno alla ricerca e sviluppo per le PMI del Made in Italy digitale
• Investimenti infrastrutturali mirati
• Programmi di formazione per colmare il gap di competenze
La promozione di una cultura aziendale orientata al digitale, supportata da partnership pubblico-private, può rappresentare un ulteriore tassello per costruire un ecosistema ICT competitivo e sostenibile.
Le sfide emerse dall’Assintel Report 2024
Il mercato ICT italiano è destinato a crescere, ma per mantenere questo slancio è necessario affrontare con decisione le sfide emerse dall’Assintel Report 2024. L’innovazione digitale non è solo una leva economica, ma un abilitatore strategico per la competitività del Paese.
Con il giusto supporto politico e imprenditoriale, l’Italia ha tutte le carte in regola per diventare un hub tecnologico europeo, dove la sostenibilità e l’innovazione viaggiano di pari passo. Nella nostra esperienza, l’associazione diventa un vero e proprio hub aggregativo per le PMI digitali, che in questo modo possono trovare la giusta dimensione per dialogare da protagoniste sul mercato.