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Intrappolati nei social: come riconquistare la nostra libertà digitale



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I social media manipolano l’attenzione attraverso meccanismi complessi. Serve una nuova consapevolezza per recuperare il controllo personale e definire un equilibrio tra connessione digitale e autodeterminazione

Pubblicato il 5 dic 2024

Matthias Kullas

Responsabile del dipartimento mercato interno e concorrenza del Centro Politiche Europee – CEP Network



social (1)

Appare sensato anche, a livello istituzionale dell’Unione europea chiedersi se l’uso intensivo dei social media possa rappresentare un danno per i propri cittadini, in particolare quelli più giovani?

Le richieste di una regolamentazione più severa, volta a contrastare l’uso intensivo e le conseguenze potenzialmente più negative, stanno quindi diventando sempre più pressanti.

Il CEP, con un breve studio, cerca di rispondere alla domanda se l’uso dei social media abbia effettivamente conseguenze negative per gli utenti e come questo debba essere affrontato, eventualmente pure in termini normativi.

Quanto siamo dipendenti dai social

Nell’era digitale, i social media sono onnipresenti. Quattro miliardi di persone in tutto il mondo utilizzano Instagram, TikTok, WhatsApp e simili. In media, trascorrono oltre due ore al giorno su queste piattaforme. Ma quanti di noi hanno davvero il controllo su quanto tempo vi trascorrono? Circa un terzo degli utenti afferma di voler trascorrere meno tempo sui social media, ma non riesce a metterlo in pratica. Abbiamo quindi perso il controllo? I social media sono diventati un guinzaglio digitale che ci lega e ci indirizza?

I trucchi psicologici che ci legano ai social

Con ogni like, ogni nuovo post e ogni notifica push, siamo attratti come falene da una fiamma. I social media utilizzano diversi trucchi psicologici per trattenerci a lungo su una piattaforma o per riportarci rapidamente indietro una volta che abbiamo fatto il salto. Le notifiche push interrompono la nostra vita quotidiana e richiamano la nostra attenzione sulla piattaforma. Allo stesso tempo, la pressione sociale assicura che rispondiamo prontamente ai messaggi. I like, le visualizzazioni e le condivisioni sono forme digitali di riconoscimento che attivano il centro di ricompensa nel nostro cervello. E lo scorrimento e lo streaming infinito di contenuti ci impedisce di raggiungere un punto in cui fermarci. Si crea un flusso in cui perdiamo completamente la cognizione del tempo.

Le conseguenze dell’uso intensivo dei social

L’aspetto particolarmente problematico è che questi meccanismi colpiscono soprattutto i bambini e i giovani. Sono già sottoposti alla pressione di essere sempre presenti e di non perdere nulla – la cosiddetta “paura di perdersi” (“Fear of Missing Out“ – FoMO). Ma quali sono le conseguenze di questo uso intensivo?

Non è chiaro se i social media stiano portando a una nuova forma di dipendenza o se si tratti solo di una versione moderna del consumo ricreativo. In effetti, il dibattito odierno ricorda le discussioni sulla “dipendenza da lettura” nel XVIII secolo. All’epoca, la lettura eccessiva veniva criticata con argomenti simili a quelli utilizzati oggi: Mancanza di esercizio fisico, contenuti scadenti e il pericolo che la lettura venisse utilizzata solo per colmare la noia. Ma mentre oggi giudichiamo fondamentale la lettura, gli effetti dell’uso dei social media sono meno limpidi.

Una pubblicazione del Centres for European Policy Network (CEP) evidenzia come numerosi studi esistenti su questo tema sono, infatti, giunti a conclusioni contraddittorie. Ciò che è certo, tuttavia, è che l’uso intensivo dei social media può portare a depressione e disturbi del sonno. Quanto siano diffusi questi problemi, tuttavia, non è particolarmente chiaro. Ciò che appare abbastanza dimostrato è che l’uso intensivo dei social media porta a prestazioni scolastiche, accademiche e professionali inferiori. I dipendenti che accedono regolarmente ai social media durante l’orario di lavoro spesso mostrano una minore produttività. Le interruzioni costanti delle notifiche push e la tentazione di “controllare solo le reti” portano a problemi di concentrazione e a pause più lunghe.

Le piattaforme sanno esattamente cosa stanno facendo. Il loro modello di business si basa sul tenerci sulle loro piattaforme il più a lungo possibile. Più a lungo rimaniamo, più pubblicità personalizzate ci possono essere mostrate – e più soldi guadagnano le piattaforme. Entro la fine del 2024, si prevede che le entrate pubblicitarie dei fornitori di social media raggiungeranno circa 250 miliardi di dollari USA. In confronto, le entrate pubblicitarie globali delle emittenti televisive ammonteranno a circa 200 miliardi di dollari USA. E le entrate pubblicitarie della sola Meta, la società madre di Facebook e Instagram, potrebbero presto superare tutte le entrate televisive globali.

Regole più severe sono sufficienti?

Una regolamentazione più severa potrebbe essere un approccio per limitare il potere dei social media. Questo dibattito è già in corso nell’Unione Europea, in particolare per quanto riguarda la protezione dei bambini e dei giovani. La Commissione Europea ha preso di mira TikTok e Meta a causa della natura di dipendenza delle loro piattaforme. Ma è veramente sufficiente?

La responsabilità non è solo dei governi e delle aziende. Anche noi utenti dobbiamo diventare più consapevoli delle nostre abitudini digitali. È giunto il momento di comprendere i meccanismi alla base delle piattaforme e di modificare attivamente il nostro comportamento. Gli avvisi di pericolo potrebbero essere un passo nella giusta direzione per rafforzare l’alfabetizzazione mediatica. Le piattaforme offrono già delle funzioni per monitorare il nostro tempo di utilizzo – ma quanti di noi le usano davvero? Le soluzioni tecniche da sole non bastano; occorre anche aumentare la consapevolezza sociale.

Riprendiamoci il controllo sulle nostre vite

Il controllo sulle nostre vite digitali è in definitiva nelle nostre mani. Dobbiamo chiederci se siamo pronti a liberarci dal guinzaglio invisibile dei social media o se vogliamo continuare a cedere il controllo agli algoritmi e alle piattaforme.

Il primo passo verso una maggiore autodeterminazione è essere consapevoli di quanto queste tecnologie ci influenzino fortemente. Il secondo passo consiste nell’agire attivamente contro di esse. Le misure più semplici possono includere la disattivazione delle notifiche push, l’impostazione di un orario fisso per i social media o il mettere lo smartphone fuori portata quando si lavora. Anche l’uso abituale e inconsapevole delle piattaforme di social media dovrebbe essere evitato.

Non c’è dubbio che i social media offrano molti vantaggi: ci permettono di rimanere in contatto in tutto il mondo, di condividere rapidamente le informazioni e di fare rete. Ma nascondono anche dei pericoli che non possiamo più ignorare. Trovare un sano equilibrio tra uso e astinenza sarà fondamentale in futuro – per la nostra salute mentale, la nostra produttività e la nostra interazione sociale.

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