The Linux Foundation ha recentemente pubblicato i risultati di una ricerca sull’industria del software open source in Europa nel 2024, che ha seguito le due precedenti edizioni del 2022 e del 2023. Il campione è stato di 1.264 partecipanti per la parte quantitativa, e di 22 partecipanti per quella qualitativa.
Open source: tendenze, opportunità e sfide. Il report The Linux Foundation
Nel corso dei tre anni, una percentuale superiore alla metà del campione – rispettivamente, il 59%, il 58% e il 64% – ha affermato che il valore del business generato dal software open source è aumentato rispetto all’anno precedente. Poi, il 52% – nel 2023 e nel 2024 – ha aggiunto che sono aumentati anche i vantaggi che la propria azienda ha ricavato dal software open source.
Nel 2024, i principali vantaggi elencati dagli intervistati sono stati gli standard e l’interoperabilità (66%), seguiti dall’innovazione (66%) e dalla produttività (55%). Nel 2023, i principali vantaggi erano la produttività (62%), l’innovazione (61%) e la riduzione dei costi operativi (60%).
Nel complesso, il report presenta una panoramica completa delle tendenze, delle opportunità e delle sfide che l’ecosistema open source deve affrontare in Europa, analizza il modo in cui gli stakeholder sfruttano i vantaggi dell’open source, affrontando gli ostacoli alla sua adozione e definendo le politiche per alimentare una comunità open source prospera e sostenibile.
Il report rivela un crescente impegno verso i principi dell’open source in Europa, grazie al riconoscimento del suo valore nel migliorare la sicurezza del software, guidare l’innovazione, promuovere la sovranità digitale e favorire un approccio collaborativo alla risoluzione delle sfide tecnologiche e organizzative.
Trasparenza e sovranità del software
Il principio “denaro pubblico, codice pubblico” è sempre più diffuso, e riflette lo spostamento verso una maggiore trasparenza nello sviluppo di software finanziato con fondi pubblici. Anche il concetto di sovranità digitale sta cambiando, e cresce la consapevolezza dell’importanza di partecipare e promuovere le comunità open source a livello regionale e globale.
Ovviamente, il percorso verso l’adozione diffusa del software open source non è privo di ostacoli, e il report evidenzia problemi come la carenza delle competenze, l’inerzia organizzativa e l’incertezza normativa. A questo si aggiungono dei nuovi regolamenti UE come Cyber Resilience Act e AI Act, che introducono nuove complessità da affrontare per la comunità open source.
I risultati della ricerca
Questi sono i risultati più significativi della ricerca:
- L’82% degli intervistati concorda sul fatto che il software sviluppato con fondi pubblici dovrebbe essere open source, sulla base del principio “denaro pubblico, codice pubblico”.
- I tre settori che possono tratte i principali vantaggi dall’open source sono l’information technology (37%), la pubblica amministrazione (36%) e l’istruzione superiore (30%), ma solo il 30% delle organizzazioni nel settore pubblico e il 17% di quelle nell’istruzione affermano di avere una strategia open source.
- La fiducia degli intervistati nella sicurezza del software open source è cresciuta: il 73% nel 2023 e il 76% nel 2024 lo ritengono migliore del software proprietario.
- Per il 74% degli intervistati, l’apprendimento e lo sviluppo personale sono i due principali motivi per contribuire ai progetti open source, mentre la formazione è il tutoraggio sono fondamentali per colmare il divario tra i gruppi sottorappresentati e creare un ecosistema open source più inclusivo e diversificato.
- Il software open source è un elemento critico dell’infrastruttura digitale, e gli esperti chiedono investimenti a lungo termine in persone ed ecosistemi. Gli OSPO sono uno strumento importante per sostenere la collaborazione inter-organizzativa open source nel settore pubblico.
- La consapevolezza e la comprensione del concetto di sovranità digitale stanno migliorando, e con questo cresce l’importanza del software open source come strategia per risolvere le sfide tecnologiche e organizzative.
Da cosa dipende il successo dell’open source
Oggi, il software open source è parte integrante del panorama digitale europeo, ma si trova in una fase critica, con un forte sostegno ai principi dell’open source e allo stesso tempo con sfide significative da affrontare.
L’open source offre vantaggi significativi a individui e organizzazioni, tra cui opportunità di apprendimento, risparmi sui costi e riduzione del vendor lock-in. Tuttavia, diverse barriere ostacolano la partecipazione e l’adozione, tra cui le carenze di competenze, l’inerzia organizzativa, gli stack tecnologici obsoleti e le pratiche di approvvigionamento poco adatte all’open source.
Il successo, quindi, dipenderà dal coordinamento di più attività: gli investimenti nelle tecnologie e nello sviluppo delle competenze, una riforma delle politiche di procurement, e delle guide normative più chiare. Facendo leva sui propri punti di forza e affrontando queste sfide, l’Europa ha l’opportunità di posizionarsi come leader globale nell’innovazione e nello sviluppo dell’open source.
L’indagine identifica l’information technology, la pubblica amministrazione e l’istruzione superiore come i settori che trarrebbero maggiori vantaggi dall’utilizzo del software open source, come alternativa ai monopoli tecnologici e infrastruttura digitale di importanza strategica. Purtroppo, nella pubblica amministrazione e nell’istruzione – a tutti i livelli, ma soprattutto in quella superiore – l’Italia è molto indietro rispetto agli altri Paesi europei.
Il caso Microsoft 365
Prendiamo come esempio il comunicato stampa emesso il giorno 11 marzo 2024 dallo European Data Protection Supervisor (EDPS), per le infrazioni al GDPR che la Commissione Europea ha effettuato con l’uso di Microsoft 365. Questo avrebbe dovuto suonare un campanello di allarme al Ministero dell’Istruzione e del Merito, che ha adottato Microsoft 365 per tutti gli studenti di tutte le scuole italiane.
E invece, il nulla. Se il contratto tra Microsoft e il MIUR è uguale a quello tra Microsoft e la Commissione Europea, questo significa che tutti gli studenti italiani – compresi quelli minorenni che frequentano le scuole dell’obbligo – continuano a usare Microsoft 365, che – secondo l’EDPS – non offre garanzie sul trasferimento dei dati personali degli utenti al di fuori dell’Unione Europea, ed effettua una divulgazione non autorizzata dei dati personali.
Personalmente, avrei gradito perlomeno una nota da parte del MIUR rispetto alla gestione dei dati personali degli studenti italiani e al loro trasferimento al di fuori dell’Unione Europea.
Purtroppo, questo rappresenta la situazione in cui ci troviamo, che vede solo le grandi aziende statunitensi come fornitori accreditati degli enti governativi, e non prende in considerazione l’industria del software open source se non quando non è possibile fare altro. La strada, purtroppo, è ancora molto lunga.