lavoro e stress

Benessere umano e digitale nella PA: strumenti per un nuovo equilibrio



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Un viaggio nelle complessità del lavoro amministrativo, dove innovazione tecnologica e cura personale si intersecano, rivelando strategie per gestire lo stress digitale e mantenere l’autenticità professionale

Pubblicato il 16 dic 2024

Marisandra Lizzi

founder di Mirandola Comunicazione



stress digitale (1)

Uno dei temi che ho sempre ritenuto cruciale, e che ora è diventato ancora più rilevante e urgente, è l’attenzione al benessere digitale, un concetto che deve evolversi di pari passo con l’innovazione tecnologica se vogliamo essere padroni di noi stessi e del nostro futuro.

Nei due anni che ho passato all’interno del Team per la Trasformazione Digitale presso il Governo Italiano (2016-2017), ho avuto la possibilità di osservare da vicino il funzionamento e le sfide degli ambienti della pubblica amministrazione, che passano sempre di più attraverso il digitale e che dunque sempre di più devono fare i conti con il concetto di benessere.

Il ruolo centrale della PA e lo stress digitale

Chi lavora nella PA svolge un ruolo di fondamentale importanza, quello di interfacciarsi quotidianamente con cittadini, colleghi e altre istituzioni. Ma questo contatto con il pubblico implica anche una continua proiezione di sé verso l’esterno, riversando nei propri interlocutori il proprio personale stato emotivo. È per questo che la cura del benessere, soprattutto quello legato all’uso del digitale, ma non solo, diventa una doppia responsabilità: influisce non solo sulla capacità di centratura personale, ma anche sulla qualità delle relazioni istituzionali e dei servizi offerti ai cittadini e alle persone che rappresentano le imprese. In ogni relazione, tanto più in quelle destinate ai servizi che copre la Pubblica Amministrazione che riguardano la vita, la salute, i diritti di ognuno di noi come cittadina o cittadino, la qualità dello scambio umano è vitale. Questa affermazione è ancora più vera oggi visto che alcune mansioni più operative potrebbero essere sostituite dai software delle varie intelligenze artificiali.

Stress digitale: le linee guida Oms

Il lavoro in ambiente digitale, in particolare, può generare una forma di stress che oggi viene sempre più riconosciuta: lo stress digitale. Nel settembre 2022, l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato le “Linee guida globali sulla salute mentale sul lavoro“, che affrontano i rischi psicosociali legati all’uso delle tecnologie digitali. La pubblica amministrazione non fa eccezione: le riforme digitali, la gestione di dati e di sistemi sempre più complessi e le richieste continue di innovazione richiedono competenze avanzate, in cambiamento continuo e quindi una grande capacità di adattamento. Non solo, va capito come evitare la competizione uomo-macchina e far comprendere che la collaborazione con i software non sarà per nulla indolore. Dobbiamo attrezzarci umanamente parlando.

Nel mio percorso, ho vissuto in prima persona fino al burnout lo stress che deriva da un ambiente che richiede performance costanti, un ritmo che può risultare insostenibile se non supportato da adeguati strumenti di gestione del proprio benessere. C’è lo spazio per noi stessi nelle nostre vite professionali? Questa domanda è particolarmente cruciale nella PA, dove il carico di responsabilità spesso si sovrappone a dinamiche politiche e sociali complesse, lasciando poco spazio alla cura di sé e alla riflessione.

La gestione del tempo e del carico emotivo nella PA

Il tema del benessere digitale non può essere separato da quello della gestione del tempo e del carico emotivo. Il lavoro nel settore pubblico spesso richiede decisioni rapide, reazioni a situazioni complesse e un’interazione continua con colleghi, cittadini e superiori. Studi recenti mostrano come la sovraesposizione alle tecnologie digitali possa aumentare i livelli di stress e diminuire la capacità di concentrazione e produttività.

A questo si aggiunge un aspetto particolarmente delicato: la percezione che, lavorando nella PA, si svolga un servizio sociale e che quindi si debba costantemente rispondere alle aspettative del pubblico. Questo può creare una pressione aggiuntiva, legata all’immagine pubblica della propria professionalità e alla paura di deludere gli altri. Nella PA come anche in molti altri settori, questo si manifesta spesso nella sensazione di dover essere sempre “in servizio”, anche al di fuori dell’orario lavorativo se si vive la propria attività come missione e non come un lavoro come un altro e non immaginate quante persone ho conosciuto che hanno questo tipo di approccio nella mia esperienza dall’interno e anche oggi che collaboriamo esternamente con alcune PA.

Un altro aspetto da considerare è quello della obsolescenza tecnologica. La continua innovazione richiede di aggiornare costantemente strumenti, processi e competenze, creando un ciclo di formazione e adattamento che può risultare disorientante e a cui spesso non si riesce a stare dietro. Questo valeva con l’avvento del digitale e vale tanto più oggi, con la diffusione sempre più veloce delle intelligenze artificiali che aumenta l’accelerazione fino a livelli mai visti, difficili da seguire senza sacrificare il nostro benessere. La velocità dell’innovazione tecnologica rischia di sopraffare gli individui, soprattutto in contesti dove la formazione non riesce a tenere il passo. E in mondi molto burocratizzati, tenere il passo è davvero complesso, senza contare i risvolti etici delle IA che nella PA a mio avviso dovrebbero essere soppesati ancora di più che nel privato, ma questo richiederebbe una riflessione a parte.

La connessione tra benessere personale e servizio pubblico

Il benessere digitale, però, non riguarda solo l’efficienza individuale, ma anche il modo in cui si svolge il servizio pubblico. Un ambiente di lavoro sano, in cui l’attenzione al proprio equilibrio è prioritaria, può fare la differenza nella qualità del servizio offerto ai cittadini. Lavorare nella PA significa incarnare un senso di servizio civico che richiede di essere ben radicati nel proprio “perché”, ovvero il motivo profondo che spinge a svolgere questo lavoro.

In un articolo del novembre 2022 pubblicato sulla Harvard Business Review, Paul Ingram e Yoonjin Choi sottolineano che quando i valori individuali sono in sintonia con quelli dell’azienda, si registrano benefici significativi come maggiore soddisfazione professionale, miglior lavoro di squadra e comunicazione più efficace. Questo è vero in azienda, ma è ancora più importante in una realtà che si occupa di fornire servizi pubblici dove il fine è insito nel ruolo, ma che raramente viene valorizzato e utilizzato nella comunicazione.

Strumenti per un nuovo approccio al benessere nella PA

Dopo anni di lavoro sulla trasformazione digitale, ho compreso che la cura del benessere personale e digitale richiede un approccio integrato. Esistono strumenti semplici e concreti che possono fare la differenza, uno di questi è l’integrazione di tecniche come la bioenergetica e la scrittura analogica. Queste pratiche, che ho avuto modo di approfondire nel mio percorso personale e professionale, permettono di ricaricare le energie, diminuire lo stress e ritrovare il proprio centro.

La bioenergetica, in particolare, consente di riconnettere corpo e mente, liberando le tensioni accumulate e ristabilendo il flusso energetico, fondamentale per affrontare le sfide quotidiane con maggiore serenità. Si tratta di una disciplina corporea che attraverso la meditazione, l’auto-massaggio, alcuni movimenti e la scrittura analogica, facilita il rilascio delle tensioni accumulate, aiutando a ristabilire energia e centratura liberando il corpo dai blocchi e dalle tensioni, si sviluppa una conoscenza profonda di sé, indispensabile per relazionarsi in modo aperto e autentico.

Un nuovo paradigma per la PA

In conclusione, il benessere digitale nella pubblica amministrazione non dovrebbe essere opzionale, ma è vitale, una vera necessità per garantire la qualità del servizio pubblico. La trasformazione digitale può e deve essere accompagnata da una trasformazione interiore, che permetta a chi lavora nella PA di trovare il proprio equilibrio. Solo così sarà possibile offrire un servizio pubblico autentico, capace di vedere i limiti etici della tecnologia e non abbracciarla incondizionatamente e di rispondere ai bisogni dei cittadini senza sacrificare la propria integrità personale.

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