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Italia analfabeta e poco digitale: competenze vera emergenza nazionale



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Il 35% degli adulti fatica con testi semplici, il 46% non risolve problemi complessi. L’Italia arranca nelle classifiche internazionali, con un gap formativo che minaccia lo sviluppo economico e sociale del Paese. I dati, impietosi, dell’ultimo rapporto PIAAC-OCSE

Pubblicato il 16 dic 2024

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino



competenze digitali (2)

Le statistiche internazionali fornite da OCSE (Organization for Economic Cooperation and Development) e PIACC (Programme of assessment and analysis of adult competencies) – lo affermano con chiarezza in queste settimane: in Italia un quarto della popolazione è al livello minimo di comprensione del testo e del calcolo matematico, il 35% degli adulti fa fatica con testi semplici e il 46% non sa risolvere problemi con più variabili.

L’ndagine PIAAC-OCSE sulle competenze degli adulti tra i 16 e i 65 anni

Il rapporto PIAAC-OCSE analizza le competenze dai 16 ai 65 anni in tre aree chiave: alfabetizzazione (literacy), calcolo (numeracy) e problem solving adattivo, fondamentali per lo sviluppo personale, economico e sociale, per l’accesso al lavoro, per una maggiore realizzazione di sé e anche per retribuzioni più alte.

In Italia l’INAPP su incarico del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha appena pubblicato lo Short Report “Le competenze cognitive degli adulti in Italia. Prime evidenze dall’Indagine OCSE-PIAAC ciclo 2”, che anticipa alcuni dei risultati presentati sul Rapporto nazionale “PIAAC – ciclo 2. Le competenze cognitive in Italia nel contesto internazionale. I fattori determinanti, i livelli e i rendimenti sociali ed economici”.

L’Italia si colloca dai 15 ai 20 punti sotto la media OCSE nella capacità di leggere e comprendere testi scritti, informazioni numeriche e di risolvere problemi che richiedono più variabili: un adulto su tre sa comprendere testi brevi ed elenchi organizzati, frasi brevi e semplici, sa solo compiere calcoli di base con numeri interi o con il denaro, comprende i decimali, ma se la cava con difficoltà con una proporzione.

Le conseguenze della mancanza di competenze

Si sottolinea nel PIACC – al Secondo Ciclo dopo il primo round del 2012 – che le competenze sono fondamentali per partecipare con successo all’economia e alla società odierna, necessarie di fronte alla rapida evoluzione tecnologica, alle sfide della transizione energetica e dell’invecchiamento demografico. Inoltre, sempre secondo l’indagine internazionale, gli adulti con le competenze più alte riescono a gestire meglio le complessità della vita contemporanea, a orientarsi nella massa delle informazioni e contribuiscono al raggiungimento di decisioni e politiche più consapevoli.

L’analfabetismo funzionale degli adulti italiani

L’indagine offre una fotografia di un’Italia in cui gli adulti di età compresa tra 16 e 65 anni hanno ottenuto in media 245 punti nei test di literacy (9 punti sotto la media OCSE del 26%), rientrando quindi nella categoria degli analfabeti funzionali, 244 punti in matematica (11 meno della media) e 231 punti nell’adaptive problem solving (sotto di 15 punti rispetto alla media).

Nella definizione OCSE, al Livello 1 (25% del campione in Italia) gli adulti riescono a capire testi brevi ed elenchi organizzati quando le informazioni sono chiaramente indicate; al di sotto del Livello 1 (10%) possono al massimo capire frasi brevi e semplici e all’opposto dello spettro in Italia si trova solo il 5% degli adulti italiani (12% media OCSE).

Anche in matematica solo il 35% degli adulti italiani (media OCSE 25%) ha ottenuto punteggi pari o inferiore al Livello 1, che significa che sono in grado di fare calcoli di base e trovare singole informazioni in tabelle o grafici, ma sono in difficoltà con compiti che richiedono più passaggi.

Differenze generazionali e di genere

Significative sono anche le differenze generazionali e di genere: le persone di 55-65 anni mostrano i valori di competenza più bassi rispetto ai giovani di 16-24 anni. Gli adulti con titoli di studio pari o inferiori alla licenza media raggiungono punteggi di competenza decisamente inferiori rispetto a chi ha investito nell’istruzione.

Nelle capacità di comprensione e utilizzo di informazioni matematiche e numeriche le donne sono ancora lontane dagli uomini. In Italia solo il 20% delle persone di 25-65 anni possiede un livello di istruzione pari o superiore alla laurea e ben circa il 38% ha un titolo di studio inferiore al diploma. Il divario di competenze tra 16-24enni e 55-65enni, in termini di valori medi di competenze, è sempre evidente qualsiasi sia il dominio preso in esame: in Italia sembra esserci una notevole perdita di competenze all’avanzare dell’età, ma con un buon bagaglio di partenza.

I ritardi del Sud

La situazione è particolarmente critica al Sud, dove il ritardo nelle competenze di base influisce direttamente sullo sviluppo economico e sociale del territorio e favorisce il divario di genere nelle competenze matematiche e numeriche, in un sistema formativo che ancora oggi sembra continuare ad indirizzare le ragazze verso lavori di cura e percorsi di studi e materie umanistiche. La ridotta quota di donne con titoli STEM, che conferma le scelte selettive delle donne dettate da stereotipi culturali, pone ostacoli al raggiungimento della parità di genere nelle competenze di numeracy, e di conseguenza anche alla crescita complessiva delle competenze del Paese.

Compiti a casa e ore in classe: è record in Ue

Fa riflettere essere a conoscenza del fatto che studenti e studentesse in Italia hanno il maggior carico di compiti a casa rispetto all’Europa, con una media di 2,3 ore al giorno, e passano il maggior numero di ore in classe ovvero 27,2 ore settimanali. Questo significa che le competenze acquisite a scuola non vengono aggiornate nel tempo, collocando l’Italia, come dai report su citati, agli ultimi posti delle classifiche internazionali.

Lo stato dell’arte dell’alfabetizzazione digitale in Italia

Le cose non vanno meglio quando si tratta di analizzare e valutare lo stato dell’arte per quanto concerne l’alfabetizzazione digitale. Secondo l’indice DESI (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea, l’Italia è nelle retrovie tra i Paesi dell’UE: solo il 42% della popolazione possiede competenze digitali di base, contro una media UE del 56%. Le digital literacies – la capacità di trovare, valutare, creare e condividere contenuti online in modo consapevole – sono essenziali per esercitare la cittadinanza, accedere a opportunità lavorative qualificate e partecipare alla vita pubblica.

L’indice DESIconsiste in 36 indicatori – raggruppati in 4 dimensioni, parallele ai macro-obiettivi europei, e nove sottodimensioni – che forniscono un quadro multidimensionale e dettagliato dei progressi compiuti in questo ambito dai Paesi europei. A partire dal 2023, il monitoraggio si inserisce all’interno del programma politico comunitario Digital Decade 2030[1] per il raggiungimento di obiettivi e traguardi comuni di trasformazione digitale.

In testa Paesi come Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, al fondo, dopo l’Italia solo Croazia, Cipro, Romania, Polonia e Grecia. In Italia dunque giovani e adulti sembrano non essere tutelati nel loro diritto di acquisire competenze necessarie per vivere nel presente e costruire il futuro.

Come si rafforzano le competenze digitali degli adulti

In Italia gli adulti che volessero migliorare le proprie competenze nelle aree di basso profilo individuate dai rapporti OCSE, PIACC e DESI trovano un’offerta formativa variegata, che va dai corsi per l’istruzione per gli adulti di primo e secondo livello, a quelli istituti a livello locale (provinciale e regionale) a quanto offerto, in modo non sistemico, dalle tante associazioni, fondazioni e organizzazioni – per esempio le Università per la Terza Età o simili – che contribuiscono a creare reti formali e informali per favorire l’apprendimento permanente. Quest’ultimo è così definito dalla legge 92 del 28.06.2012, articolo 4, comma 51e consiste in “qualsiasi attività intrapresa dalle persone in modo formale, non formale, informale, nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale”.

Non si entrerà in questo contributo nel merito di tale offerta formativa, vale la pena però osservare che dal basso vengono richieste, per esempio sulla formazione digitale degli adulti, che molto spesso non trovano risposte a livello istituzionale. Offrire opportunità di apprendimento permanente per aggiornare le competenze degli adulti e ridurre l’analfabetismo funzionale e quello digitale rientra in una visione ampia di formazione che dura tutto l’arco della vita e che messa in pratica potrebbe contribuire a ridurre divari generazionali e di genere nonché geografici, portando verosimilmente l’Italia a scalare posizioni nelle indagini internazionali.

Sitografia

https://www.oecd.org/en/about/programmes/piaac.html#publications

https://www.mondodigitale.org/progetti/nonni-su-internet

https://www.mim.gov.it/istruzione-degli-adulti

https://www.vivoscuola.it/Schede-informative/Tornare-a-studiare-da-adulti-i-Centri-EDA-e-le-scuole-serali

Note

  1. Istituito il 14 dicembre 2022 con la decisione (UE) 2022/2481 del Parlamento europeo e del Consiglio, stabilisce un ciclo di cooperazione annuale che coinvolge la Commissione europea e gli Stati membri per il raggiungimento di obiettivi di trasformazione digitale.

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