L’IT-Wallet, partito per tutti a dicembre, introduce una nuova modalità di riconoscimento giuridico dell’identità personale.
Attraverso l’adozione di documenti digitali pienamente validi, come la patente, la tessera sanitaria e altri certificati, il sistema modifica profondamente il rapporto tra cittadino e amministrazione. Concepito dal Decreto Legge n. 19/2024, il progetto non si limita a sostituire i supporti fisici, ma attribuisce forza giuridica a documenti digitali che consentono l’accesso diretto e sicuro ai diritti e ai servizi pubblici.
L’impianto giuridico dietro l’IT Wallet
Questa trasformazione pone al centro l’identità digitale come elemento costitutivo delle relazioni giuridiche. Il sistema di validazione, basato su infrastrutture tecnologiche avanzate, garantisce autenticità e affidabilità dei documenti dematerializzati, collocandoli sullo stesso piano normativo di quelli tradizionali. L’identità, così configurata, non è più vincolata alla materialità del supporto, ma si afferma attraverso un meccanismo tecnologico che ne certifica la validità.
L’IT-Wallet non rappresenta una semplice innovazione tecnica. Il suo sviluppo solleva questioni fondamentali per il diritto pubblico e costituzionale, ridefinendo il ruolo dello Stato come garante della fiducia nei sistemi digitali. Questo nuovo modello di gestione dell’identità richiede una riflessione approfondita sulle implicazioni giuridiche e sui principi che devono governare il rapporto tra diritto e tecnologia.
Le norme mancanti
L’IT-Wallet, pur rappresentando una novità significativa nel panorama dell’innovazione digitale, si trova ancora in una fase embrionale, con funzionalità limitate e una struttura normativa incompleta.
Attualmente, il sistema consente di accedere tramite l’app IO a versioni digitali di tre documenti: la patente di guida, la tessera sanitaria e la Carta Europea della Disabilità. Questi strumenti sono riconosciuti per specifici contesti di verifica in presenza, ma non ancora utilizzabili per interazioni online o per l’esercizio pieno dei diritti digitali, limitandone significativamente l’efficacia.
Il Decreto Legge n. 19/2024 ha istituito formalmente il Sistema di Portafoglio Digitale Italiano, definendone le basi operative e rinviando a futuri decreti attuativi la regolamentazione dei dettagli tecnici e organizzativi.
- Tra i provvedimenti ancora mancanti si annoverano il DPCM che stabilirà le linee guida per le caratteristiche tecniche del sistema, le modalità di accreditamento per i fornitori privati, e gli standard di interoperabilità con le banche dati pubbliche.
- Inoltre, non è stato ancora adottato il DPCM che disciplinerà i compiti delle società incaricate della realizzazione e gestione del sistema, come PagoPA e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
Dal punto di vista operativo, l’IT-Wallet si basa su un’infrastruttura tecnologica articolata, che prevede l’utilizzo della Carta d’Identità Elettronica (CIE) e dello SPID per garantire livelli differenziati di sicurezza. Tuttavia, l’assenza di un quadro normativo completo e la limitazione alle sole funzionalità di base impediscono al sistema di rispondere appieno alle esigenze dei cittadini e delle imprese.
L’obiettivo dichiarato è la piena operatività entro il primo semestre del 2025, con una progressiva espansione delle funzionalità e dei documenti digitali integrati, tra cui la tessera elettorale e, in prospettiva, i titoli di studio. Questa evoluzione è strettamente legata agli impegni assunti dall’Italia nell’ambito del Regolamento eIDAS 2.0 e della creazione dell’EUDI Wallet europeo, che impone agli Stati membri di adottare almeno un sistema di identità digitale interoperabile entro il 2026.
In attesa del completamento normativo e tecnico, il Dipartimento per la Trasformazione Digitale sottolinea il carattere ancora transitorio delle funzionalità attuali, definite come una “anticipazione” del futuro sistema completo. Ciò evidenzia la natura sperimentale dell’implementazione in corso, che funge da ponte tra le attuali limitazioni operative e il modello pienamente realizzato previsto nei prossimi anni.
La sfida giuridica: i punti 2025-2026 da chiarire
L’IT-Wallet è il punto d’incontro tra diritto e tecnologia, ma la sua implementazione richiede di affrontare problemi giuridici e istituzionali ancora irrisolti.
La digitalizzazione dei documenti pubblici modifica radicalmente il concetto di identità giuridica, spostandolo dal documento fisico a una piattaforma tecnologica. Questo cambio di paradigma pone il legislatore davanti a una domanda precisa: come assicurare che la smaterializzazione non comprometta il livello di garanzie previsto dall’ordinamento?
La risposta deve essere trovata in un sistema normativo che, pur abbracciando l’innovazione, mantenga la centralità dei diritti costituzionali. La validità legale attribuita ai documenti digitali implica, infatti, che il cittadino possa accedere ai propri diritti con la stessa certezza e sicurezza che caratterizzava i sistemi tradizionali.
Questa trasformazione non può avvenire senza regole precise e strumenti adeguati. L’assenza di decreti attuativi lascia il sistema in una fase di transizione, con una validità limitata ai contesti di verifica in presenza e un’efficacia ridotta.
Linee guida per i privati
Perché l’IT-Wallet diventi operativo in modo completo, è necessario definire le linee guida tecniche e disciplinare con precisione l’accreditamento dei fornitori privati. Questi ultimi, per quanto essenziali al progetto, devono operare in un contesto rigidamente normato che eviti il rischio di delegare a soggetti esterni il controllo di infrastrutture e dati. Solo un sistema pubblico trasparente può garantire il rispetto del principio di sovranità digitale.
Privacy
Un nodo centrale è rappresentato dalla protezione dei dati personali. L’IT-Wallet gestisce informazioni sensibili che richiedono una tutela rigorosa per evitare violazioni. È indispensabile che il cittadino mantenga il controllo effettivo sui propri dati, attraverso strumenti di tracciabilità e meccanismi che ne impediscano l’uso improprio. Il GDPR offre un quadro di riferimento adeguato, ma il passaggio alla piena digitalizzazione richiede ulteriori garanzie, soprattutto nella fase di interconnessione tra le banche dati pubbliche e private. Senza un sistema che tuteli in modo assoluto la privacy e la sicurezza, l’intero progetto rischia di perdere credibilità.
Inclusione
L’aspetto più delicato, tuttavia, riguarda l’inclusione. L’identità digitale non deve diventare un privilegio di chi possiede competenze tecnologiche o dispositivi adeguati. L’IT-Wallet, per essere uno strumento di cittadinanza, deve garantire accessibilità universale, evitando di creare nuove barriere tra chi è in grado di accedere ai diritti attraverso il digitale e chi ne rimane escluso. Questo significa prevedere meccanismi di supporto, programmi di alfabetizzazione digitale e, almeno in una fase iniziale, il mantenimento di canali tradizionali per assicurare la piena eguaglianza nell’accesso ai servizi pubblici.
Eudi Wallet UE e governance
L’IT-Wallet, nel suo sviluppo futuro, dovrà affrontare due sfide centrali: la piena interoperabilità con l’EUDI Wallet europeo e la costruzione di un modello di governance e sostenibilità che ne garantisca l’efficacia nel lungo termine. Questi due elementi non rappresentano aspetti separati, ma punti di un sistema integrato che richiede coerenza tecnica, normativa e politica.
L’interoperabilità con l’EUDI Wallet non è una semplice conformità agli standard europei, ma il presupposto fondamentale per permettere ai cittadini italiani di esercitare i propri diritti digitali anche al di fuori del territorio nazionale.
Questo significa che i documenti digitali presenti nell’IT-Wallet, come la patente o la tessera sanitaria, devono essere immediatamente riconoscibili e utilizzabili in tutti gli Stati membri. Per raggiungere questo obiettivo, l’Italia dovrà garantire che le specificità tecniche del proprio sistema siano allineate con le infrastrutture europee. Tuttavia, il problema non è solo tecnico. Si tratta di stabilire un dialogo normativo continuo, in grado di anticipare eventuali conflitti tra regolamenti nazionali e standard comunitari, preservando al tempo stesso la sovranità del nostro ordinamento.
La governance del sistema è il secondo pilastro su cui si giocherà il successo dell’IT-Wallet. Per funzionare efficacemente, il sistema richiede un modello che assegni ruoli e responsabilità con chiarezza, evitando sovrapposizioni o vuoti decisionali. La gestione dell’infrastruttura deve restare pubblica, garantendo che il controllo sui dati e sulle funzionalità rimanga nelle mani dello Stato.
Tuttavia, la partecipazione di soggetti privati accreditati è indispensabile per sviluppare soluzioni tecnologiche avanzate. Questo equilibrio, però, non può essere lasciato al caso: servono regole rigorose che limitino la discrezionalità dei privati, imponendo criteri di trasparenza e verifiche periodiche per evitare derive speculative o conflitti d’interesse.
Investimenti
Il tema della sostenibilità economica è strettamente connesso alla governance. La creazione di un sistema così complesso richiede investimenti iniziali significativi, ma anche risorse costanti per la sua manutenzione e aggiornamento. La sfida principale sarà evitare che questi costi si traducano in barriere per i cittadini o le imprese.
Per incentivare l’adozione dell’IT-Wallet, sarà necessario implementare politiche che offrano vantaggi tangibili, come agevolazioni fiscali per le aziende che integrano il sistema nei propri processi o un accesso prioritario a servizi pubblici per i cittadini che lo utilizzano. Un modello di business sostenibile non può basarsi solo su interventi pubblici, ma richiede una cooperazione pubblico-privato che sia trasparente e orientata all’interesse collettivo.