la nuova presidenza

Trump, attacco mortale alla Global Minimum Tax: ecco gli impatti su UE



Indirizzo copiato

Fa rumore il ritiro degli Usa dall’accordo Ocse Global Minimum Tax, con un potere di condizionare anche altri Paesi. E’ un grande favore alle big tech USA. Questo modello impositivo rischia di passare da “globale” ad “europeo”, e di costituire quindi l’ennesimo fattore di ostacolo “auto-generato” alla competitività del Vecchio Continente nel contesto mondiale

Pubblicato il 24 gen 2025

Alberto Franco

Professore a Contratto di Diritto Tributario presso l’Università di Torino, Ph.D. Of Counsel, Genta & Cappa



Global Minimum Tax trump

Uno dei primi atti – tra i più rilevanti dal punto di vista economico e fiscale – della presidenza Trump ha riguardato il ritiro degli USA dall’accordo relativo alla Global Minimum Tax o GMT, prevista dal Pillar Two del progetto dell’OCSE volto a contrastare l’elusione fiscale delle multinazionali.

Questa imposta, proposta dall’OCSE e confluita in un accordo sottoscritto da oltre 130 paesi, mira in sostanza a contrastare la competizione “al ribasso” tra Stati in termini di tassazione delle multinazionali con fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro, e a garantire che queste ultime corrispondano una quota equa di imposte (fissata al 15%) a prescindere dal luogo in cui operano, evitando così di trasferire la gran parte dei loro utili in Stati a tassazione molto bassa o nulla.

Il ritiro degli Usa dall’accordo Ocse sulla global tax

È evidente che quando si parla di “multinazionali” non si può prescindere dal riferirsi alle Big Tech statunitensi, ovverosia ai giganti tecnologici come ad esempio Google, Meta, Amazon, Apple, Netflix. Ragion per cui non è insensato considerare il ritiro degli USA come un colpo grave, se non mortale, all’accordo OCSE e forse alla stessa OCSE, che esce piuttosto ammaccata da questa vicenda, al punto che Giulio Tremonti ha osservato come tale organizzazione sia tra le entità che “tenderanno a scomparire” per effetto della presidenza Trump[1].

Per altro, a confermare il clima, ieri a Davos al World Economic Forum Trump ha minacciato l’Europa di dazi perché “vogliono tassare” le big tech.

Il ritiro americano dall’accordo sulla Global Minimum Tax è scaturito da un memorandum, il cui contenuto è disponibile sul sito web della Casa Bianca[2], che dichiara “nullo e privo di validità” il compromesso raggiunto dalla precedente amministrazione. Nel memorandum, infatti, si prevede che “il Segretario del Tesoro e il Rappresentante Permanente degli Stati Uniti presso l’OCSE devono informare l’OCSE che qualsiasi impegno assunto dalla precedente amministrazione per conto degli Stati Uniti in relazione al Global Tax Deal non ha valore né effetto giuridico sul territorio statunitense, a meno che il Congresso non approvi specifici atti legislativi che recepiscano le disposizioni pertinenti dell’accordo”.

I motivi

Quali sono le motivazioni alla base di questa decisione? Sempre secondo il memorandum, l’accordo, “sostenuto dalla precedente amministrazione, non solo consente una giurisdizione extraterritoriale sui redditi statunitensi, ma limita anche la capacità della nostra Nazione di adottare politiche fiscali che tutelino gli interessi delle imprese e dei lavoratori americani. A causa di questo accordo e di altre pratiche fiscali discriminatorie adottate da paesi stranieri, le aziende statunitensi potrebbero essere soggette a regimi fiscali internazionali di ritorsione se gli Stati Uniti non si conformano agli obiettivi di politica fiscale straniera. Questo memorandum riafferma la sovranità della nostra Nazione e la sua competitività economica”.

Peraltro, non vi è solo un ritiro unilaterale da parte degli Stati Uniti, ma anche un pesante condizionamento sugli Stati che continueranno ad applicare tale accordo: infatti, il Segretario del Tesoro, in collaborazione con il Rappresentante Commerciale degli Stati Uniti, dovrà verificare se eventuali paesi stranieri non rispettano i trattati fiscali stipulati con gli Stati Uniti, oppure se hanno in vigore normative fiscali, o intendono introdurre normative fiscali, di natura extraterritoriale o che colpiscono in modo sproporzionato le aziende americane – presentando poi al Presidente entro 60 giorni un elenco di opzioni per misure protettive o altre azioni che gli Stati Uniti dovrebbero adottare o intraprendere in risposta a tali violazioni o normative fiscali discriminatorie.

Questa presa di posizione non sorprende, in quanto si pone nel solco di quanto già espresso da numerosi membri del Congresso al Segretario Generale dell’Ocse in una lettera del 17 settembre scorso («Should foreign governments seek to target Americans through the UTPR or other mechanisms in the Oecd global tax deal, we will be forced to pursue countermeasures»).

Di fatto, quindi, il Global Tax Deal è visto come un attacco diretto agli interessi nazionali USA, e quindi la posizione della nuova amministrazione è dettata essenzialmente da una visione “America first”, e non sul merito dell’efficacia o meno dello strumento della GMT.

I primi risultati della global minimum tax

Se guardiamo all’efficacia di questo strumento, secondo i dati della stessa OCSE la Global minimum tax sembrerebbe funzionare piuttosto bene a livello mondiale, almeno secondo i primi risultati.

Infatti, i dati contenuti nel report OCSE “The Global Minimum Tax and the taxation of MNE profit[3] del gennaio 2024 mostrano come questa imposta abbia quattro effetti significativi:

  • riducendo gli incentivi per le multinazionali a spostare i profitti verso giurisdizioni a bassa tassazione, gli utili trasferiti verso tali Stati a livello globale si sono ridotti della metà, passando da 698 miliardi di dollari a 356 miliardi di dollari all’anno;
  • si sono ridotti gli utili tassati a un’aliquota inferiore al 15% attraverso la diminuzione del trasferimento dei profitti in Stati a bassa fiscalità e l’applicazione di tasse integrative. Si stima che la quantità globale di utili delle multinazionali tassati a un’aliquota inferiore al minimo del 15% si ridurrà di oltre due terzi;
  • le entrate fiscali relative all’imposta sul reddito delle società si incrementano di 155-192 miliardi di dollari all’anno, pari a un aumento compreso tra il 6,5% e l’8,1% delle attuali entrate globali di tale imposta;
  • si riducono le differenze nelle aliquote fiscali tra le diverse giurisdizioni, con potenziali impatti significativi sull’efficienza nell’allocazione globale degli investimenti e delle attività economiche.

Occorre tuttavia anche considerare, come rilevato da Raffaele Russo, che le difficoltà operative e di compliance legate a questa imposta sono evidenti, e che i risultati sul gettito potrebbero essere inferiori alle aspettative, per cui si potrebbe arrivare anche ad un ripensamento dell’intero approccio, anche perché i Paesi in via sviluppo vorrebbero riportare in seno all’ONU le discussioni sulla fiscalità internazionale[4].

Le implicazioni

A dire il vero, le perplessità americane sulla GMT erano note da tempo: sarebbe errato credere che la posizione dell’attuale amministrazione americana sia in totale contrapposizione con quella precedente, la quale aveva già rappresentato – anche se in misura più cauta e attendista – la sua contrarietà, dato che il Congresso non aveva approvato la convenzione necessaria per il funzionamento del Pillar Two. Si è inoltre già detto come i Paesi emergenti si siano recentemente “rivoltati” contro questo approccio, dato che nell’ottobre del 2024, invece di implementare il modello Ocse, avevano lanciato un’ipotesi alternativa affidata all’Onu[5].

Ci si chiede quindi, alla luce del fatto che sia gli USA sia i Paesi in via di sviluppo avevano già manifestato le loro perplessità, come mai l’Unione Europea abbia già iniziato ad applicare la GMT grazie alla direttiva di recepimento anticipato – superando nei fatti anche il meccanismo dell’adesione volontaria bilaterale – e costringendo pertanto le multinazionali operanti in ambito Ue (oltre che in Svizzera e Regno Unito) a implementare modelli di ripartizione e di calcolo della tassazione che tuttavia si riveleranno molto difficili da applicare alle imprese statunitensi, perché l’amministrazione americana considererà prive di titolo tutte le imposte trattenute sul reddito delle “sue” multinazionali[6].

Ci si chiede se non fosse stato preferibile attendere gli sviluppi internazionali prima di dover costringere le imprese operanti in Europa a farsi carico dell’implementazione di un sistema che potrebbe essere destinato a scomparire, alla luce del fatto che – come si è dato conto in precedenza – le perplessità a livello internazionale non mancavano.

Alla fine, se si ritireranno gli USA e i Paesi in via di sviluppo, questo modello impositivo rischia di passare da “globale” ad “europeo”, e di costituire quindi l’ennesimo fattore di ostacolo “auto-generato” alla competitività del Vecchio Continente nel contesto mondiale.

Note


[1] A. Barbera, Giulio Tremonti: “Dai leader delle Big Tech ci sono rischi di autoritarismo”, La Stampa, 23.1.2025

[2] https://www.whitehouse.gov/presidential-actions/2025/01/the-organization-for-economic-co-operation-and-development-oecd-global-tax-deal-global-tax-deal/

[3] Reperibile al seguente indirizzo web: https://www.oecd.org/content/dam/oecd/en/publications/reports/2024/01/the-global-minimum-tax-and-the-taxation-of-mne-profit_2c3d9f9d/9a815d6b-en.pdf

[4] R. Russo, Perché è necessaria un’agenzia tributaria a misura di Europa, Il Sole 24 Ore, 23 gennaio 2025

[5] Cfr. A. Galimberti, La Global minimum tax europea nel mirino del nuovo ordine Usa, Il Sole 24 ore, 23 gennaio 2025.

[6] Ibidem.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Video & Podcast
Analisi
Social
Iniziative
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3