La salute digitale sta sostituendo i metodi tradizionali, attraverso cui la
prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il monitoraggio della salute
vengono forniti ai pazienti, avvalendosi anche dell’opportunità della
riorganizzazione dell’assistenza territoriale nel periodo post Covid in
coerenza con il piano nazionale della cronicità PNRR 2021 e DM 77/2022.
Ecco che ruolo svolge l’empowerment delle competenze relazionali, per centrare gli obiettivi di gestione integrata di telemedicina dei pazienti cronici.
Indice degli argomenti
Le competenze relazionali in telemedicina
La telemedicina riesce a ridurre i ricoveri non programmati del 22% su pazienti con patologie croniche, quali diabete, scompenso cardiaco e BPCO, avvalendosi di una terapia comportamentale che richiami l’attenzione del paziente stesso e del caregiver a un’aderenza costante al rispetto di parametri vitali e del piano di cura previsto.
Il progetto di gestione integrata di telemedicina dei pazienti cronici nasce, pertanto, come un tentativo di rispondere efficacemente alla crescente domanda di deospedalizzazione dei pazienti affetti da patologie croniche, con l’obiettivo di ottimizzare i percorsi di continuità delle cure e di incrementare l’aderenza alle terapie.
Monitoraggio giornaliero
Il monitoraggio quotidiano dell’outcome dei pazienti attraverso le centrali di telemedicina delle varie regioni italiane potrebbe consentire l’intercettazione dei parametri clinici dei pazienti cronici, garantendo la gestione delle problematiche come se il paziente fosse ricoverato, con enorme vantaggio in termini di prognosi a lungo termine dei pazienti stessi.
Ma per fare ciò, risulta un momento chiave il potenziamento delle abilità comunicative in termini di telemedicina, non solo degli operatori (infermieri e medici) , ma anche dei caregiver e dei pazienti stessi, per far sì che il sistema funzioni e non si riveli come foriero di nuove disuguaglianze sociali.
Gli studi sul ruolo delle competenze relazionali in telemedicina
Diversi studi hanno evidenziato come l’efficacia degli elementi tecnologici dipenda da chi li utilizza. Essendo i sistemi di telemedicina rivolti ad anziani con scarso livello di alfabetizzazione digitale, bisogna mettere in conto che una parte delle informazioni di teleconsulto possano fallire, essere cioè non richiamate, per incapacità telematica del paziente o del caregiver a reperire le informazioni.
Infatti dai lavori recenti si stima che il 40-80% delle informazioni venga dimenticato immediatamente o ricordato male, e che una altra parte di esse non sia facilmente recuperabile da parte dei pazienti stessi direttamente per via
telematica.
Le consultazioni di telemedicina, senza il copy del linguaggio verbale, comportano richieste più frequenti da parte dei pazienti di informazioni da ripetere. E gli anziani e le persone con scarsa alfabetizzazione potrebbero essere meno inclini a fare domande quando non capiscono dei concetti durante la televisita, come se fossero “soggiogati” dalla tecnologia.
Le metodiche Teach-Back
Per questo motivo, nel percorso cronicità vengono raccomandate nella formazione degli operatori le metodiche Teach-Back, tipiche del percorso semplice materno fetale, dove il professionista sanitario deve chiedere alle persone di spiegare con parole proprie le informazioni ricevute in ambito di teleconsultazione e portare correttivi in tempo reale nel caso si intercetti una mancanza di comprensione, tracciandola.
Questo permette, non solo agli infermieri e ai medici, di avere un immediato feedback di quanto ottenuto, ma di lasciare anche traccia per il raccordo anamnestico della consultazione online attuata.
Tecnologie più facili per migliorare la salute
Solo semplificando rendendo user-friendly la tecnologia, si potrà facilitare l’uso dell’empatia e la compassione nelle relazioni video-mediate e raggiungere lo scopo prefissato di miglioramento della salute, senza accentuare le disuguaglianze insite nella mancanza di competenza digitale da parte delle popolazioni anziane più disagiate.
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