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IA: il piano cinese per dominare il mercato globale entro il 2030



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La Cina avanza rapidamente nel settore dell’intelligenza artificiale con investimenti massicci, piani strategici governativi e innovazioni tecnologiche che sfidano il dominio occidentale. Il paese punta a diventare leader globale entro il 2030 con implicazioni economiche e geopolitiche significative

Pubblicato il 17 mar 2025

Gabriele Iuvinale

Senior China Fellows at Extrema Ratio

Nicola Iuvinale

Senior China Fellows at Extrema Ratio



cina digitale (1)

La Cina viaggia velocemente verso la preminenza tecnologica globale, ponendosi come Paese guida nell’intelligenza artificiale (IA). In particolare, Pechino ha guadagnato un vantaggio competitivo in vari aspetti del settore dell’AI, mostrando forza in termini di documenti accademici, brevetti, investimenti transfrontalieri e finanziamenti globali.

La rapida ascesa dell’intelligenza artificiale cinese

Dopo il lancio di Manus di qualche giorno fa, un bot cinese dotato di IA, un’ondata di visitatori ha causato il blocco del sito di registrazione. Butterfly Effect, l’azienda che ha progettato il bot, sostiene che la sua tecnologia supera quella di OpenAI, produttore di Chatgpt.

Manus, tuttavia, è solo l’ultimo esempio dell’ossessione che da qualche mese sta travolgendo la Cina. Durante l’ultimo Capodanno cinese, DeepSeek R1, un modello cinese di AI ha suscitato un’intensa attenzione a livello globale, scatenando accese discussioni. Ha superato ChatGPT, che era stato sotto i riflettori in precedenza e ha raggiunto la vetta della classifica dei download di APP gratuite sull’App Store di Apple sia in Cina che negli Stati Uniti.

Il lancio della tecnologia DeepSeek ha provocato scosse in tutto il mondo degli investimenti. I titoli tecnologici statunitensi sono crollati rapidamente e le azioni del gigante dei chip Nvidia sono scese drasticamente, con una perdita di circa 593 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato. Questo sconvolgimento del mercato americano da parte dei cinesi mette in discussione la convinzione radicata che le aziende americane avrebbero mantenuto il predominio nel settore dell’IA. L’effetto sui mercati cinesi, invece, è stato sbalorditivo, con le azioni che stanno vivendo il miglior inizio d’anno mai registrato. “L’Hang Seng Tech Index, che tiene traccia delle maggiori società tecnologiche cinesi quotate a Hong Kong, è in rialzo di oltre il 40% da metà gennaio”, scrive The Economist.

Questo risultato indica che la Cina sta esplorando continuamente nuove frontiere nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e si sta elevando a livelli più alti. Molti in Cina scommettono che un’IA più economica aprirà le porte agli innovatori per progettare nuove applicazioni per la tecnologia. Secondo legislatori nazionali, consulenti politici ed esperti, si prevede che la tecnologia dell’IA guiderà una rivoluzione industriale in Cina, accelerando anche lo sviluppo di veicoli autonomi e intelligenti connessi, poiché l’AI sta emergendo come un’opportunità strategica fondamentale per l’industria automobilistica.

Anche i fornitori di cloud computing stanno aumentando gli investimenti nei centri dati, innescando un’impennata della spesa in conto capitale attraverso la catena di fornitura.

Tuttavia, come si è avuto modo di evidenziare, è importante ricordare:

  • che il coinvolgimento dello Stato cinese nel settore tecnologico come nell’IA è onnipresente;
  •  che tutti i programmi tecnologici di Pechino beneficiano del know-how straniero;
  • che i pianificatori cinesi sono consapevoli del ruolo bellico dell’AI.

Non c’è dubbio, però, che lo spostamento delle posizioni di mercato tra Stati Uniti e Cina nel settore dell’IA solleva incertezze sul futuro dell’innovazione, sulla sovranità dei dati e sulle implicazioni geopolitiche della leadership nel settore.

La crescita della domanda di server IA in Cina

“Secondo Liu Yiran di HSBC, una banca, la domanda di server su misura per l’IA è aumentata vertiginosamente dalla fine del nuovo anno lunare cinese, all’inizio di febbraio, in coincidenza con l’ascesa alla ribalta di DeepSeek”, precisa The Economist. “I fornitori hanno iniziato a offrire server “all-in-one” già dotati di software di intelligenza artificiale”.

Molti vengono venduti direttamente alle aziende che preferiscono avere i server nei propri locali per migliorare la sicurezza, comprese le imprese statali. “Sangfor Technologies, fondata da un gruppo di ex dipendenti di Huawei, è stata una delle maggiori beneficiarie di questa tendenza: il prezzo delle sue azioni è aumentato di circa il 140% quest’anno”. Liu e il suo team stimano che il mercato dei server all-in-one crescerà in media di oltre il 70% all’anno fino al 2028.

Il boom degli investimenti in hardware e infrastrutture

Il boom dell’intelligenza artificiale in Cina sta incoraggiando gli investimenti di capitale in tutta la catena di fornitura di hardware del Paese, riporta The Economist. Secondo gli analisti della banca d’affari Jefferies, i produttori di server potrebbero spendere più di 1,4 miliardi di yuan nei prossimi due anni per espandere la capacità produttiva. GDS, uno dei maggiori, ha aumentato i suoi piani di spesa in conto capitale. VNet, un concorrente, ha recentemente dichiarato di voler raddoppiare la propria capacità quest’anno, anche se “alcuni analisti iniziano a invitare alla cautela” scrive The Economist.

La strategia cinese per diventare leader globale della tecnologia

Molti Paesi occidentali temono che Pechino possa arrivare a dominare le industrie tecnologiche più significative del futuro. La Cina è già leader globale nelle apparecchiature per le telecomunicazioni 5G, così come per i droni commerciali, i dispositivi Internet of Things, i pagamenti mobili, le celle solari e le città intelligenti. E dove non è in testa, è spesso un concorrente di livello mondiale, ad esempio nell’intelligenza artificiale (AI), area su cui Pechino ha elaborato un corposo Piano di sviluppo.

La Cina, inoltre, è al primo posto nel mondo per laureati STEM e al secondo per spesa in ricerca e sviluppo (R&S).

I suoi centri tecnologici geograficamente concentrati hanno rivoluzionato la catena di approvvigionamento e l’integrazione della produzione. Le politiche tecnologiche del governo, come i programmi Made in China 2025 e Digital Silk Road, dimostrano l’attenzione di Pechino per una strategia tecnologica di lungo respiro.

Si stima che l’investimento cinese nell’AI raggiungerà un importo considerevole di 26,7 miliardi di dollari entro il 2026, rappresentando circa l’8,9% dell’investimento globale nell’AI. Ciò posizionerà la Cina come la seconda destinazione mondiale per gli investimenti nel settore. Queste cifre indicano il forte impegno e la crescente influenza della Cina nel campo dell’IA, sia a livello nazionale che su scala globale.

Il piano governativo per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale

La Cina ha promosso attivamente lo sviluppo dell’IA attraverso varie iniziative politiche. Nel luglio 2017, il Consiglio di Stato cinese (l’esecutivo) ha pubblicato il Piano di sviluppo dell’intelligenza artificiale di nuova generazione (AIDP) volto a rendere la nazione la principale potenza mondiale del settore entro il 2030.

Nel 2023, il Ministero della Scienza e della Tecnologia ha lanciato uno speciale dispiegamento di “AI for Science” per accelerare l’innovazione e promuovere l’applicazione di alto livello dell’AI nei settori chiave. L’intelligenza artificiale è stata anche identificata come un’industria chiave nel controverso piano industriale cinese Made in China 2025 in cui si affermava che l’obiettivo della Cina era diventare un leader globale nel settore entro il 2030.

Il Piano di sviluppo dell’intelligenza artificiale di prossima generazione (2017), che ha ricevuto un’attenzione significativa, è sostenuto dai più alti livelli della leadership cinese, in primis da Xi Jinping, Segretario generale del Partito Comunista Cinese (PCC).

L’AIDP, in particolare, afferma che “L’intelligenza artificiale è diventata un nuovo fulcro della competizione internazionale. L’IA è una tecnologia strategica che guiderà in futuro; i principali paesi sviluppati del mondo stanno prendendo lo sviluppo dell’AI come una strategia importante per migliorare la competitività nazionale e proteggere la sicurezza nazionale”.

Tre, in particolare sono i sotto-campi principali perseguiti da Pechino:

  • la ricerca tradizionale (computazionale) sull’IA;
  • la “connettomica” o studi sull’IA ispirati al cervello;
  • le interfacce cervello-computer che si traducono in un potenziamento cognitivo.

L’IA, inoltre, è stata indicata come prima priorità tecnologica nel piano economico quinquennale del governo cinese per il periodo 2021-2026.

Gli alti dirigenti cinesi, dunque, considerano l’AI fondamentale per il futuro del potere economico e militare di Pechino. Per questo, il 5 maggio scorso il presidente Xi Jinping in persona è tornato a sottolineare la determinazione della Cina a cogliere le opportunità dell’AI per modernizzare il proprio sistema industriale.

Le piattaforme di innovazione e le zone pilota dell’AI

Secondo il Center for Security and Emerging Technology (CSET), il PCC, “il governo nazionale, le università, i laboratori di ricerca e le società tecnologiche hanno dimostrato un impegno incrollabile nel promuovere l’intelligenza artificiale non solo nelle applicazioni, in cui la Cina ha una solida esperienza, ma anche nella ricerca all’avanguardia che storicamente non è mai stata il suo punto di forza”.

Dal 2016, inoltre, la Cina sarebbe impegnata in uno sforzo nazionale per “unire” l’intelligenza artificiale ed umana come una parte importante del programma di sviluppo dell’IA di prossima generazione. Secondo il Center for Security and Emerging Technology, lo sforzo non sarebbe solo cinese ma anche di altre Nazioni come gli Stati Uniti, “sebbene Pechino goda di vantaggi naturali che possono accelerare il suo successo”.

Il Ministero della Scienza e della Tecnologia di Pechino (MOST), inoltre, ha coordinato la realizzazione di piattaforme aperte di innovazione di IA di nuova generazione per coltivare l’ambiente dello sviluppo tecnologico e dell’applicazione. In particolare, sono state istituite 15 piattaforme di questo tipo a livello nazionale che si concentrano rispettivamente su software e hardware di base, assistenza sanitaria intelligente, catena di approvvigionamento intelligente e governance delle città intelligenti. Pechino ha anche istituito una serie di zone pilota per lo sviluppo innovativo dell’IA di nuova generazione che mirano ad “aiutare i progetti pilota e promuovere l’aggiornamento industriale attraverso la tecnologia IA. Ad oggi, ci sono 11 zone pilota di questo tipo in tutta la Cina”. Come detto, numerosi governi locali hanno investito in tecnologie AI attraverso fondi di investimento statali. Nell’area di Pechino, ad esempio, Hangzhou e Shenzhen hanno co-sponsorizzato laboratori di ricerca sull’IA generativa con università e aziende tecnologiche, in collaborazione con i ministeri nazionali. L’Accademia di intelligenza artificiale di Pechino, in particolare, ha dato vita al primo modello linguistico pre-addestrato su larga scala con la sponsorizzazione congiunta del MIIT, del Comitato del PCC e del governo di Pechino.

Il quadro normativo per l’intelligenza artificiale in Cina

In tre decenni, Pechino ha adottato almeno una dozzina di leggi e regolamenti statali in materia di sviluppo scientifico, segnatamente:

La Cina, inoltre, è emersa anche come capofila nelle normative sull’IA, implementando varie iniziative per favorire e supervisionare la crescita del settore. Si possono ricordare il Made in China 2025, l’Action Outline for Promoting the Development of Big Data (2015) e il Next Generation Artificial Intelligence Development Plan (2017).

Pechino è stata anche proattiva nell’emanare leggi che regolano l’etica delle imprese e degli algoritmi di intelligenza artificiale.

Le linee guida per la standardizzazione dell’AI

Negli ultimi anni, mentre la concorrenza globale nel campo dell’IA è diventata sempre più agguerrita e l’impatto del divario del suo sviluppo è diventato più profondo, il governo cinese ha sempre mantenuto un atteggiamento positivo verso la promozione e il sostegno dello sviluppo della tecnologia dell’IA. Per questo, nel luglio 2024 sono state pubblicate le Linee guida per la costruzione del sistema di standardizzazione globale dell’industria nazionale dell’intelligenza artificiale. Esse si propongono che entro il 2026 vengano formulati più di 50 standard nazionali e industriali per standardizzare i requisiti tecnici per l’intelligentizzazione completa dei processi dell’industria manifatturiera e l’aggiornamento intelligente delle industrie chiave che utilizzano la tecnologia IA.

In sostanza, con esse la Cina mira a trovare un equilibrio tra la promozione dei progressi dell’AI e la garanzia di pratiche di intelligenza artificiale responsabili ed etiche all’interno del Paese.

Le Linee guida per la costruzione del sistema di standardizzazione globale dell’industria nazionale dell’intelligenza artificiale funzionano in tandem con i quadri normativi esistenti che forniscono una guida allo sviluppo per il settore dell’IA, quali:

Le organizzazioni coinvolte nel Piano AIDP

Secondo un studio condotto dal think tank CSET nel 2022, sarebbero almeno una trentina le organizzazioni nazionali – al netto delle multinazionali che in Cina fanno ricerche sull’AI come IBM, Intel, Microsoft, ecc. – coinvolte nella realizzazione del Piano cinese di sviluppo dell’intelligenza artificiale di nuova generazione (AIDP.

La fusione militare-civile e le applicazioni dell’AI nella difesa

Nell’ambito dell’IA, un cenno merita anche l’MCF, una strategia volta a trasformare l’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) in un “esercito di livello mondiale” entro il 2049. Con questo programma, il PCC sta riorganizzando sistematicamente l’impresa scientifica e tecnologica cinese per garantire che le nuove innovazioni facciano, simultaneamente, avanzare lo sviluppo economico e militare del Paese. La Cina persegue lo sviluppo MCF per “fondere” le sue strategie di crescita economica e sociale con quelle di sicurezza per costruire un sistema nazionale integrato, con capacità a sostegno degli obiettivi volti al ringiovanimento nazionale. Il PCC considera l’MCF un elemento fondamentale per portare avanti le sue ambizioni regionali e globali. Come detto, esso ritiene che l’intelligenza artificiale guiderà la prossima rivoluzione negli affari militari e che il primo Paese ad applicarla alla guerra di prossima generazione raggiungerà il dominio militare. MCF, dunque, mira a spianare la strada affinché la Cina sia il primo Paese a passare alla “guerra intelligente” e sviluppare le capacità militari che considera fondamentali per il raggiungimento di questi obiettivi. Le tecnologie chiave includono informatica quantistica, big data, semiconduttori, 5G, tecnologia nucleare avanzata, tecnologia aerospaziale e l’intelligenza artificiale.

Le preoccupazioni del Pentagono e le implicazioni geopolitiche dell’AI cinese

Pechino ha dato priorità soprattutto agli investimenti nell’AI per la difesa e per la sicurezza nazionale per avere “forze armate di livello mondiale” ed ottenere vantaggi nella futura guerra “intelligente”, in cui essa (insieme ad altre tecnologie emergenti) sarà completamente integrata in operazioni militari con “sistemi e apparecchiature in rete, intelligenti e autonomi”.

Per la Casa Bianca, i progressi cinesi nell’intelligenza artificiale rappresentano un rischio significativo poiché il PCC, non vincolato al rispetto delle libertà individuali e dei diritti umani, sfrutta le enormi quantità di dati che raccoglie per perfezionare gli algoritmi di intelligenza artificiale che alimenteranno la prossima generazione di tecnologia in rete.

Il Pentagono, in particolare, ha ammesso di avere un interesse particolare per l’AI sia per l’intensificarsi della concorrenza strategica con la Cina e, in misura minore, con la Russia, sia per conservare il vantaggio mantenuto dalle forze armate statunitensi dalla fine della Guerra Fredda; anche se, per alcuni esperti della Difesa americana, gli USA avrebbero già perso nella concorrenza tecnologica-militare con la Cina.

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