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La metamorfosi della musica con l’IA: verso nuovi orizzonti creativi



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L’intelligenza artificiale sta ridefinendo il concetto di creatività musicale, con oltre 3.000 IA coinvolte nella produzione. Le questioni legali, formative ed etiche richiedono una visione olistica per integrarla come alleato e non come sostituto artistico

Pubblicato il 24 mar 2025



ai musica

L’Intelligenza Artificiale (IA) è da tempo entrata a far parte della nostra vita quotidiana, trasformando tantissimi settori, tra cui quello della musica, che come spesso accade è il primo media a subire o affrontare i diversi tsunami tecnologici.

Sebbene l’IA sia un fenomeno che conosciamo da tempo, il suo impatto è diventato particolarmente evidente soprattutto negli ultimi anni. Un esempio lampante di questa rapida evoluzione è la straordinaria diffusione e adozione di ChatGPT, che ha raggiunto milioni di utenti in pochi giorni, dimostrando la velocità e variabilità delle tecnologie di tipo “transformer” che hanno determinato l’evoluzione dei modelli di linguaggio di grandi dimensioni (LLM).

Le sfide creative e i numeri dell’IA nella produzione musicale

Nel mondo musicale l’IA ha fatto incursione con numeri impressionanti. La SIAE ha recentemente rivelato che sono state indicizzate oltre 3.000 intelligenze artificiali per il loro contributo a diverso titolo nella produzione musicale. In tal senso, il potenziale di tali tecnologie è incredibile: queste IA, infatti, passano dalla generazione di suoni, alla produzione/realizzazione di opere musicali, mettendo in discussione la concezione tradizionale della “creazione” musicale stessa. È in gioco lo statuto ontologico della parola “creatività”.

Occorre però specificare che le opere elaborate dalle Intelligenze Artificiali, in realtà, non sono generate dalle IA in senso stretto: esse sono, a tutti gli effetti, il frutto di un processo che utilizza le IA, ma è più corretto parlare di trasformazioni. Attualmente, infatti, le opere non vengono “create” ex novo, ma sono il risultato della rielaborazione di dataset sui quali le IA sono state precedentemente allenate e a cui poi si associa un modello specifico in grado di generare un output di carattere derivativo.

Evoluzione tecnologica e opportunità espressive nella musica

Già in passato, nel panorama della musica elettronica, l’introduzione di sintetizzatori e batterie elettroniche vennero accolte positivamente senza soppiantare musicisti tradizionali, ma ampliando e liberando nuove opportunità di espressione e linguaggi musicali.

Con l’avvento dell’IA, il cambiamento è ancora più profondo, dal momento che tocca non solo la creazione musicale, ma anche aspetti legati alla regolamentazione e ai diritti d’autore. Per questo motivo, è fondamentale continuare a interrogarsi, come si sta già attivamente facendo, su cosa significhi davvero “opera creata con Intelligenza Artificiale” e, di conseguenza, chiedersi se tale opera possa essere eventualmente tutelata da diritti d’autore e a chi spettino tali diritti.

Sebbene, ad oggi, si possa considerare ogni opera come una derivazione, non possiamo escludere che in futuro si vada oltre questo stadio, sollevando questioni sul concetto stesso di “creatività” e sul soggetto ad essa riferibile. La gestione dei dataset per allenare le IA, infatti, è un tema centrale e controverso. Chi detiene i diritti su un’opera generata con una IA mediante una richiesta operata da un input? La risposta a questa domanda è ancora un campo di dibattito aperto sebbene siano in corso diversi processi legali il cui esito potrà tracciare vettori in risposta a tale quesito.

Formazione e integrazione dell’IA nei processi creativi musicali

Un altro tema essenziale riguarda la formazione. Gli artisti e i professionisti del settore musicale, infatti, dovranno e potranno comprendere come integrare l’IA nei loro processi creativi, considerandola non solo come un semplice strumento da utilizzare in modo passivo, ma come un alleato che offra nuove possibilità, se compreso. Questo si traduce in una sfida ma anche, e soprattutto, in una priorità per le realtà che si occupano di fare formazione in ambito creativo.

Se conosciuti e padroneggiati, infatti, gli strumenti IA potrebbero aprire nuove frontiere e dare vita a linguaggi creativi e a nuovi formati musicali, anche interattivi, dove l’utente, ascoltando la musica interagisce con essa, creando o modificando la struttura di un brano in tempo reale, permettendo lo sviluppo di soluzioni musicali interattive ancora da indagare (ad esempio per mezzo della realtà aumentata).

In questo senso, è fondamentale non solo conoscere gli strumenti, ma anche sapere come interagire con essi in modo creativo, esplorando un territorio nuovo e stimolante, evitando, al contempo, che la tecnologia riduca il valore artistico dell’opera. In tal senso il 2 febbraio del 2025, con l’entrata in vigore del regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (Ai Act), si impone l’obbligo di alfabetizzazione sulle IA (art.4 del Regolamento) stimolando una concreta e profonda evoluzione culturale, giuridica, etica e sociale.

Prospettive future e sfide economiche dell’IA nell’industria musicale

Sul piano globale, il futuro dell’IA nella musica è ancora incerto. La CISAC (Confederazione  internazionale delle società di autori e compositori), nel suo ultimo rapporto pubblicato poco tempo fa, annuncia un impatto significativo sull’industria musicale entro il 2028, prevedendo che il mercato dei contenuti musicali e audiovisivi generati dall’AI crescerà dai 3 miliardi di euro attuali a 64 miliardi di euro entro il 2028[1].

Tuttavia, le implicazioni legali e artistiche di queste nuove tecnologie sembrano ben lontane dall’essere risolte, con gli artisti che rischiano di perdere una larga parte dei loro “profitti attuali” a causa dell’impatto sostitutivo delle opere create dall’IA. Si pongono diversi fronti sul tema considerando il rapporto tra IA e dati di addestramento, sui processi che sottendono a tale addestramento (copia dei dati o analisi), sulla natura originaria o derivata delle opere realizzate per mezzo delle IA, sull’attribuzione o meno dei diritti sulle opere realizzate dalle IA.

In tal senso l’industria musicale che incontra le piattaforme di streaming, i metaversi, le “spatial computing platform”, avrà un ruolo fondamentale per diversificare o ampliare “altri profitti musicali”. Da ciò si dovranno formare nuove professionalità capaci di operare e sviluppare contenuti in modo transmediale attraverso altre combinazioni tra formati, linguaggi, e modelli di business.

Verso una nuova sensibilità artistica nell’era dell’IA

È speranza di chi scrive poter alimentare una disposizione proattiva verso lo studio di queste intersezioni e lo sviluppo formativo di questo centro di gravità tecnologico (come da AI Act appena in vigore), che interverrà progressivamente nell’industria musicale, magari ancora in modo complementare e non esclusivo, stimolando una sensibilità ulteriore all’arte, ad una comprensione maggiore del diritto d’autore e sperabilmente all’incontro con nuovi ingegni creativi.


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