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Stop ai fondi USAID all’Occidente: le ragioni dietro la nuova strategia Usa



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Il blocco dei finanziamenti USAID ai paesi occidentali riflette un cambiamento nella politica estera americana. La riforma punta a ottimizzare l’efficacia degli aiuti e rispondere alle aspettative dei contribuenti americani

Pubblicato il 2 apr 2025

Antonio Teti

Responsabile del Settore Sistemi Informativi e Innovazione Tecnologica dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara



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Negli ultimi decenni, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) ha svolto un ruolo centrale nella promozione dello sviluppo economico, della governance e dei diritti umani in tutto il mondo. Tuttavia, il recente blocco dei finanziamenti destinati ai paesi occidentali rappresenta un cambiamento strategico che va nella direzione della nuova visione degli americani, più selettiva, pragmatica e centrata sugli interessi nazionali.

L’insediamento di Trump alla Casa Bianca, al contrario di quanto si possa pensare, rappresenta un autentico passaggio epocale per gli Stati Uniti, in cui si sta consumando una fase storica di grande importanza: l’abbandono della visione del mondo da parte degli americani come un sistema in cui i paesi occidentali rappresentano una sorta di “spirito guida” per i destini dei paesi della terra, sostituita con quella che prevede l’assunzione degli USA quale protagonista assoluta in campo geopolitico ed economico, e concentrata al solo perseguimento dei propri interessi.

Motivazioni dietro al blocco dei fondi USAID ai paesi occidentali

Gli elementi su cui si basa tale metamorfosi culturale e politica sono i seguenti:

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I Paesi occidentali non sono più destinatari prioritari

Molti paesi occidentali, come membri dell’Unione Europea o del G7, dispongono già di economie avanzate, infrastrutture sviluppate e sistemi di welfare consolidati. In questo contesto, continuare a destinare fondi a questi stati riduce l’efficacia dell’aiuto estero, distogliendolo da aree dove l’impatto potrebbe essere molto più significativo. Destinare risorse a contesti critici — come le regioni africane, il Sud-est asiatico o i paesi colpiti da crisi umanitarie — è una scelta che risulta più coerente con la missione originale dell’agenzia.

Sprechi e duplicazione di fondi

Negli ultimi anni, molte agenzie dei paesi occidentali hanno sviluppato strumenti propri di cooperazione e aiuto internazionale.

L’intervento parallelo di USAID in questi stessi contesti ha spesso portato a una duplicazione degli sforzi e a inefficienze burocratiche. Tagliare questi fondi, per l’amministrazione Trump, significa razionalizzare le spese, evitare sovrapposizioni e aumentare la trasparenza nell’uso del denaro pubblico.

Un riequilibrio strategico in un mondo multipolare

In un contesto geopolitico sempre più multipolare, con la crescente influenza di attori come Cina, India e Russia, gli Stati Uniti hanno il dovere di concentrare i propri strumenti di soft power in regioni dove possono davvero fare la differenza. I paesi occidentali, alleati storici, non necessitano più di sostegno finanziario diretto quanto di relazioni bilaterali paritarie, fondate sulla cooperazione tecnologica, commerciale e militare.

Rispondere alle esigenze del contribuente americano

La politica estera non può essere scollegata dall’opinione pubblica interna. Il contribuente americano chiede da anni maggiore trasparenza e ritorno degli investimenti fatti all’estero. In questo contesto, limitare i fondi a paesi che non generano benefici diretti o visibili per l’economia e la sicurezza degli USA è una scelta che rafforza il consenso democratico e la legittimità delle istituzioni.

Le conseguenze del blocco ai finanziamenti USAID in Europa

​L’interruzione dei finanziamenti da parte di USAID produrrà ripercussioni significative sui paesi europei, sia direttamente che indirettamente. Sebbene molti dei programmi dell’Agenzia siano tradizionalmente focalizzati su regioni al di fuori dell’Europa occidentale, alcune nazioni europee, in particolare nei Balcani e nell’Europa orientale, dipendono in modo sostanziale da questi aiuti per sostenere iniziative di sviluppo economico, rafforzamento delle istituzioni democratiche e supporto alle comunità vulnerabili.​

Ad esempio, in Kosovo, USAID ha investito oltre 1,1 miliardi di dollari dal 2001, finanziando 17 progetti attivi per un valore complessivo di oltre 156 milioni di dollari. La sospensione di questi fondi mette a rischio programmi essenziali per la crescita economica e l’integrazione del paese nelle istituzioni europee ed euro-atlantiche. In Serbia, la sospensione dei finanziamenti ha portato a perquisizioni da parte della polizia in diverse organizzazioni della società civile, sospettate di uso improprio dei fondi di USAID. Queste azioni sollevano preoccupazioni sulla stabilità e sull’indipendenza delle organizzazioni non governative nel paese. ​

Inoltre, la cessazione dei finanziamenti colpisce duramente i media indipendenti in Ucraina, che dipendevano in larga misura dai fondi di USAID per sostenere la loro operatività. Si stima che circa l’80% dei finanziamenti per decine di testate provenga da USAID; la loro interruzione potrebbe compromettere seriamente la libertà di stampa nel paese.

L’impatto del blocco ai finanziamenti USAID sulla cooperazione internazionale

Anche le organizzazioni europee che collaboravano con USAID per progetti in paesi terzi risentono della sospensione dei fondi. Ad esempio, Terre des Hommes Italia ha visto sospesi progetti in Libano, Iraq e Colombia, mettendo a rischio interventi umanitari cruciali in queste aree. La chiusura di USAID rappresenta una sfida significativa per la cooperazione internazionale e richiede una risposta coordinata da parte dell’Unione Europea e degli stati membri per colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti e garantire la continuità dei programmi di sviluppo e assistenza umanitaria.

Il benessere degli americani prima di tutto

In conclusione, il blocco dei finanziamenti USAID ai paesi occidentali non rappresenta un ritiro dal mondo, ma un riorientamento delle risorse finalizzato alla crescita del benessere degli americani e al conseguimento di nuovi obiettivi sul piano geopolitico ed economico. Il messaggio di Trump è diretto ed efficace: concentrarsi su ciò che conta davvero: aiutare chi ne ha più bisogno, rafforzare l’efficacia dell’aiuto e difendere gli interessi strategici degli Stati Uniti in un mondo in evoluzione.

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