Scorrendo sui social network i commenti di dolore e di indignazione per la cronaca nerissima che ha visto negli ultimi giorni Sara Campanella e Ilaria Sula uccise, si nota qua e là qualche stortura. Perché non è espressione di libertà di parola ma concretizzazione di un’ideologia estremista violenta scrivere “lei manco era una santa, visto che le piaceva provocare”, “colpa di quest’altra demente”, “sicuramente avrà avuto i suoi motivi, forse lo manipolava poverino”, “lei è molto arrogante, c’è modo e modo di dire le cose”.
Espressioni che rimandano a un sistema di interpretare la realtà riconducibile alle comunità Incel: “Quella Incel è un’ideologia dirompente. Alla base c’è qualcosa di molto profondo, che connette subito gli individui perché fa leva sulle emozioni personali del singolo e giustifica tutto immediatamente”, commenta Arije Antinori, Professore di Criminologia presso il Dipartimento di Psicologia della Sapienza Università di Roma, Senior Expert dell’EU Knowledge HUB on Prevention of Radicalisation. Il ruolo delle piattaforme digitali e dei social network è fondamentale per l’esistenza di questa ideologia, che presenta importanti sfide sociali, culturali e di sicurezza, anche sul piano della cybersecurity e data protection.
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Dalle community alla rete transnazionale: come nascono online gli Incel
Infatti, è online che il malessere personale per un rifiuto vissuto come fallimento trova terreno fertile per essere deresponsabilizzato e ricondotto a un’interpretazione deviata della realtà, dove le donne sono il male assoluto, distruttrici della specie: “Le comunità online sono viste come sfogatoi, gruppi nei quali gli utenti maschi condividono le proprie esperienze personali negative di natura sentimentale e sessuale – spiega Antinori -. Subentra una fase di confidenza, dove si fortifica il legame e inizia a crearsi una relazione un po’ più radicalizzata” con un certo modo di vedere il mondo. Poi, il salto di qualità: “Dalle esperienze vissute in prima persona, questa visione viene estesa anche a quelle potenzialmente vivibili e all’esistente, quindi a tutto il mondo”.
Dalle community online si è creata una vera e propria rete transnazionale, con spinoff comunitari locali accomunati dalla lingua utilizzata per scriversi, sotto l’egida di un manifesto Incel: “Da subcultura deviante quella Incel è diventata un’ideologia estremistica violenta, che veicola un linguaggio divisivo, incita ad azioni violente verso le donne, che avrebbero un ruolo nocivo per la società”, spiega Antinori. L’ideologia viene rafforzata da pregiudizi e stereotipi, per cui le donne sarebbero attratte solo da una certa tipologia di uomini considerati, dagli Incel stessi, “alpha”. Da un rapido giro sui forum di Incel, facilmente accessibili a tutti senza particolari ricerche e soprattutto con contenuti pubblici, emerge l’identikit di questo stereotipo di uomo perfetto: alto oltre un metro e ottanta, con la mandibola definita, ricco e con una posizione sociale rilevante: “Pretendono quelli alti e belli”, scrive un utente in uno di questi spazi virtuali. La connotazione fisica infatti è ritenuta molto importante e gli stereotipi vengono veicolati anche tramite social network.
Vittimismo e predestinazione degli Incel
Particolarmente rilevanti le caratteristiche di vittimismo e senso di predestinazione. Nel primo caso, gli Incel si sentono vittime per i loro fallimenti sentimentali e sessuali, spesso a tal punto “da ritenere che la loro situazione mai cambierà e che siano destinati per sempre a vivere quella condizione: “Questo è molto pericoloso, preclude la possibilità di qualsiasi processo di tipo trasformativo, sanno già che saranno sempre rifiutati e se non hanno mai avuto esperienze sostengono il convincimento che sarà sempre così – sottolinea Antinori -. Un inganno profondo, che si lega al cospirazionismo perché sostengono queste convinzioni confidando nella narrazione veicolata dai forum e dalle piattaforme, appoggiando la logica del doomerismo, non c’è possibilità di redenzione”. Convincimenti che si rafforzano attraverso la ridondanza, in modo autoreferenziale, escludendo anche fisicamente dagli spazi web chi suggerisce punti di vista differenti, attraverso il ban o il blocco.
Meme, emoticon e linguaggio Incel
Spiega Antinori che “di solito nelle ideologie c’è l’interesse collettivo, qui c’è il coinvolgimento a livello emotivo: dalla condivisione della frustrazione si passa al ripiegamento nella comunità e avviene anche una mutazione del linguaggio”. Infatti, per concretizzarsi, l’ideologia Incel utilizza un proprio linguaggio specifico fortemente legato al mezzo in cui si sviluppa, cioè le piattaforme digitali. I meme nel contesto dei social network sono particolarmente efficaci: “Il ruolo della memetica è molto importante per veicolare certi messaggi anche tra i pre-adolescenti, che possiamo definire screenagers per il proprio rapporto identitario con il device – precisa Antinori -. La memetica ha un ruolo centrale nella definizione del linguaggio degli Incel e nel rinforzo dello stereotipo”. La divulgazione estremista avviene così attraverso “l’ironia nera, meme a contenuto ambiguo che pare umoristico ma in realtà cela aspetti devianti. Questa forma di comunicazione per i preadolescenti è pericolosissima, perché li raggiunge quando sono nella loro fase di costruzione identitaria, in cui il ruolo del gruppo è molto importante. Il fatto di entrare in contatto con queste comunità è dirompente in termini identitari, soprattutto se condividono le proprie conflittualità in queste comunità”, aggiunge Antinori.
Glossario Incel
Dal punto di vista linguistico, il gergo comunemente riconducibile alla subcultura Incel è perlopiù noto, anche in seguito al recente successo della serie Adolescence che ha portato a un ampio pubblico queste tematiche:
- Redpill – La pillola rossa, riconducibile alla pillola rossa che nel film Matrix rivelava la verità alle persone, permettendo loro di vedere la realtà per quello che era davvero. Si trova il termine nell’aggettivo redpillato e nel verbo redpillare;
- Blackpill – La pillola nera rimanda direttamente alla convinzione che il proprio destino non possa essere cambiato in virtù della predestinazione citata in precedenza, perché si ritiene il proprio aspetto o la propria genetica non corrispondano agli ideali ricercati dalle donne negli uomini;
- Alpha, Beta, Sigma – Termini per identificare gli uomini a seconda del loro status sociale;
- Chad – lo stereotipo dell’uomo che, secondo gli Incel, ha più successo con le donne;
- Stacy – lo stereotipo della donna attratta dai Chad che rifiuta gli Incel;
- Cope – attività utilizzata per distogliere la mente dalla mancanza di una relazione affettiva e sessuale, ma anche in senso di illusione o consolazione;
- Ipergamia – atteggiamento attribuito alle donne viste come arrampicatrici sociali;
- Pergamare – prosciugarsi di ogni energia, una situazione che va male e potrebbe solo peggiorare, ma anche invecchiare;
- Looksmaxxing – Tentativi di migliorarsi esteticamente.
E i termini studiati dai sociologi della devianza e dai criminologi sono molti di più, tra cui alcuni espressamente criminali come “ERcel”, che indicano i fan del serial killer Elliot Rodger.
Radicalizzazione online degli Incel
Questa sorta di santificazione del criminale mosso da moventi Incel non deve stupire. Come spiega il professor Antinori “la radicalizzazione è un aspetto del fenomeno: può manifestarsi in modo verbale o anche con il compimento di azioni violente verso le donne. Su più livelli: ci sono atti come bombardare di messaggi una ragazza, manipolare e diffondere immagini per ridicolizzare il target, compiere nel mondo reale azioni punitive e violente”, fino al femminicidio.
Incel online e femminicidio
Del resto, prosegue Antinori, “le ideologie spesso si interconnettono a soggetti considerati idoli o martiri per aver compiuto gesti violenti. Nell’ambito degli Incel purtroppo online si stanno elevando a idoli personaggi che si sono resi colpevoli di femminicidio”. Un caso particolare è quello di Filippo Turetta, femminicida di Giulia Cecchettin, citato spesso sui social in commenti senza una reale correlazione con il contenuto dei post: “Turetta mio fratello”, “Free Turetta”, “vi serve un Turetta”, si legge in diversi interventi. Il suo caso “non ha nulla a che fare con un’esperienza Incel ma la sua vicenda viene ricodificata online dagli Incel come un evento proprio della comunità, per la risposta al rifiuto in modo violento. Dunque il personaggio viene acquisito nella subcultura e trasformato in martire perché diventa un traino ideologico”, la dimostrazione che siamo in grado di fare”, spiega Antinori.
Propaganda ed engagement degli Incel
La radicalizzazione avviene anche in seguito a fenomeni di propaganda e conseguente engagement, più preciso in questo caso del termine reclutamento in quanto l’ideologia Incel non ha una strutturazione online tale come si riscontra per altre tipologie di estremismo violento: “L’engagement prevede un coinvolgimento forte partecipativo che non richiede una conoscenza profonda ideologica, quella arriverà dopo con l’esperienza nella comunità Incel”, aggiunge Antinori.
E precisa: “Tutte le dinamiche online sono effetto di un processo di mediamorfosi dell’estremismo violento che ha origine nel transito dal mondo analogico a quello digitale”. L’educazione, scolastica e familiare, è fondamentale, per offrire in particolare ai ragazzi la consapevolezza e gli strumenti critici necessari per far fronte ai rischi della rete.
___ Continua Parte 2