È pochi mesi che il Decreto Crescita 2.0 è stato convertito in legge, eppure un primo bilancio su alcuni punti è già possibile. Se le nuove start-up iscritte al registro speciale non hanno colpito in termini numerici (solo 307 le nuove registrazioni), la macchina burocratica è partita.
Le Camere di Commercio italiane, dopo qualche iniziale intoppo, ora si sono attrezzate per adempiere alle direttive rilasciate dalla nuova normativa. Se si chiama nelle principali città italiane – da Milano a Torino, a Genova, Venezia, Bologna, Firenze, fino a Roma, Bari, Palermo e Cagliari – si riscontrano procedure simili. Ogni sito on line di ciascuna città dispone di un numero verde dedicato (attivo per circa 10 ore al giorno) cui rivolgersi per chiedere come occorra formalizzare l’iscrizione della start-up. Non solo. Ogni Camera di Commercio è fornita di una sezione dedicata alla consulenza (è possibile prendere appuntamenti anche telefonici) e di un’area specifica sul Registro Imprese che chiarisce le novità introdotte dalla Legge. Il sito nazionale è http://www.registroimprese.it.
Il servizio informatico nazionale delle Camere di Commercio ha elaborato un sito on line molto utile (http://startup.registroimprese.it) che riepiloga i requisiti stabiliti dal Decreto per poter accedere al Registro speciale. Attraverso un’infografica è possibile scoprire se si rientra nelle caratteristiche per poter effettuare l’iscrizione e, una volta appurato questo, il sistema guida alla procedura di registrazione.
Ma come ci s’iscrive alla sezione speciale? E di quali documenti si ha bisogno?
La società deve inoltrare un’apposita domanda in forma telematica (i moduli sono scaricabili dal sito nazionale o da quelli di ciascuna Camera di Commercio) tramite una “comunicazione unica” al registro delle Imprese. La domanda deve essere accompagnata da una dichiarazione (modulo pdf da inserire nel testo) sottoscritta a firma digitale dal rappresentatnte legale dell’azienda. Una sorta di autocertificazione che attesti il possesso dei requisiti richiesti dalla legge per accedere alle agevolazioni previste per le start-up innovative.
Per la firma digitale è semplice: si può richiedere di persona alla Camera di Commercio (senza deleghe) o passare la pratica al proprio commercialista. Occorre dotarsi anche di una Pec, una casella di posta certificata, per avviare la procedura on line. La dichiarazione deve essere rinnovata periodicamente: si deposita all’ufficio del registro delle imprese entro 30 giorni dall’approvazione del bilancio ed entro 6 mesi dalla chiusura di ciascun esercizio per confermare la conservazione dei requisiti richiesti dalla legge. In tal senso, i decreti attuativi stabiliranno anche le forme di controllo da avviare sulle autocertificazioni espresse dalle aziende.
Non è previsto alcun pagamento di diritti di segreteria e di imposta di bollo per l’iscrizione nel registro. La deroga è attiva fino al 20 dicembre 2016 per le società costituite entro il 19 dicembre 2012; per quelle iscritte dopo questa data l’esenzione dal pagamento ha durata di quattro anni.
Nella domanda di iscrizione occorre descrivere l’attività svolta dalla società e precisare le spese in ricerca e sviluppo; elencare eventuali società partecipate; indicare i titoli di studio e le esperienze maturate dai soci e dal personale che lavora in azienda; segnalare le relazioni con incubatori certificati, università e centri di ricerca. Infine bisogna precisare i diritti di privativa su proprietà industriale e intellettuale.
Per compilare la comunicazione è necessario registrarsi gratuitamente on line a una delle piattaforme web predisposte da Camere di Commercio, Inail, Inps e Agenzia delle Entrate. Per esempio, Comunicastarweb (http://starweb.infocamere.it/starweb/index.jsp).
È possibile scaricare anche una guida sintetica, ma che entra più nel dettaglio, al seguente indirizzo: http://startup.registroimprese.it/document/Guida_Sintetica_Startup_Innovativa.pdf
A un primo bilancio, nell’effettuare le procedure di iscrizione, non si sono riscontrate grosse criticità, come spiegano dalla Camera di Commercio di Milano, Bologna e Palermo. Alcune problematiche si sono sollevate nella definizione di “azienda innovativa”. In alcuni casi il parere delle neosocietà non ha trovato convergenza con quello delle Camera di Commercio che hanno bloccato la registrazione. Problemi, fanno sapere al registro delle Imprese, poi sciolti dopo un ricorso delle start-up.