“Gli analfabeti del futuro sono quelli che non sapranno dimenticare quello che hanno imparato per imparare cose nuove”. Così Marco Zamperini, il grande Funky Professor, descriveva i veri ostacoli sulla via di un vero cambiamento. Tecnologico, economico, ma soprattutto culturale, da compiere nella testa delle persone.
E’ nel suo ricordo che abbiamo chiuso l’edizione Working Capital, lo scorso 13 novembre, al Salone della Triennale di Milano, chiamando a raccolta ancora una volta il meglio dell’innovazione italiana: chi la fa, chi la ispira, chi la permette. E premiando con i nostri Grant d’Impresa le migliori 15 startup della seconda call di Working Capital 2013.
Il 2014 si annuncia come “l’anno del delivery”. Si avverte nettamente, nelle discussioni in rete come di persona, l’esigenza di superare definitivamente non solo l’hype dell’ecosistema delle startup, ma anche la fase di fisiologica disillusione che ne è seguita. Per arrivare finalmente a portare questi nuovi strumenti, queste nuove pratiche nei gangli vitali dell’economia italiana.
Molte aziende italiane, soprattutto piccole e medie imprese, avrebbero bisogno di un “nerd” per fare rapidamente cose che altrimenti richiederebbero troppo tempo e troppe risorse. Il progetto “Code4Italy”, che abbiamo lanciato a Milano con Roberto Sambuco, Direttore del Dipartimento Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico insieme a Simone Cicero e Alessio Biancalana è un primo strutturato passo in questa direzione, in cui la pubblica amministrazione assume finalmente un ruolo da protagonista.
Per avere fiducia nel futuro è fondamentale costruire a partire dalle storie di successo che sono emerse come scogli, negli ultimi anni, nell’oceano della crisi. Come quella di Luca Panzarella, il profeta del capitale creativo che in pochi anni ha lanciato progetti educativi di respiro internazionale. O di Alberto Broggi, il fondatore del VisLab che ha introdotto BRAiVE, la prima Driverless Car che tra pochi anni potrebbe giungere sul mercato. O di Alessandro Fusacchia, l’ideatore di “DestinationItaly”, il temerario progetto che vuole invertire la tendenza della fuga dei nostri migliori cervelli all’estero.
Working Capital, a sua volta, è un progetto che può rivendicare di aver fatto scuola, come dimostrano iniziative analoghe nate recentemente ad opera di altre grandi imprese italiane. Dal 2009, Telecom Italia è stata la prima a raccogliere le idee di migliaia di giovani innovatori per fare cultura d’impresa e poi costruire un vero e proprio ecosistema dell’innovazione dal basso. Non solo un network di startuppers, finanziatori, decisori pubblici e privati ma una vera e propria fabbrica di prodotti e servizi, alcuni dei quali sono entrati e stanno entrando nell’offerta di Telecom Italia: una bella lezione anche per la nostra azienda, nel senso della semplificazione dei processi, dell’accorciamento del time-to market, dell’eliminazione di tanta burocrazia interna.
L’Italia è un Paese che negli ultimi 20 anni è cresciuto meno del Botswana, ha bisogno come il pane di concretezza. Per questo abbiamo impostato i nostri ultimi eventi affrontando senza paura, con gli investitori, il tema dei soldi: di quanti sono a disposizione nel 2014 per le nuove imprese, di dove sono e delle migliori strade per finanziare la idee più promettenti.
Ne abbiamo parlato anche con le persone che sono in grado, col loro impegno pubblico e le loro decisioni, di permettere agli innovatori italiani di compiere il salto decisivo, allineandosi e competendo alla pari coi paesi più competitivi dello scenario mondiale. Ma anche con chi – come Ali Jafari – può portare la testimonianza di aziende come Twitter, che al loro sbarco in borsa hanno visto il titolo quasi raddoppiare il proprio valore in un solo giorno.
Il 2014 sarà per noi l’anno della allargamento dell’orizzonte. Dopo esserci radicati nel territorio italiano con l’apertura degli acceleratori di Roma, Milano, Catania e Bologna (che aprirà a Gennaio), nel 2014 daremo a Working Capital un carattere internazionale. In collaborazione con l’iniziativa Startup Visa, infatti, apriremo l’accesso alle nostre call anche a idee provenienti dal resto del mondo.
Ma questa è solo una piccola parte di quello che dobbiamo fare per togliere i freni a questo paese. Si tratta, ancora una volta, come molto spesso ci è capitato in passato, di porre un argine alle chiacchere e tirarci su le maniche. L’Italia è il posto delle persone che sanno cos’è un mestiere: è ora di imparare quello dell’innovatore.