Con il decreto Sviluppo di fine 2012 è stata definita nel nostro Paese una delle più moderne e avanzate legislazioni per favorire la nascita e lo sviluppo di startup ad elevato contenuto innovativo. Alcune misure sono entrate immediatamente in vigore, altre necessitavano di provvedimenti attuativi. L’attuazione dell’articolata impalcatura normativa introdotta è stata portata avanti nel corso del 2013 e l’ultimo provvedimento attuativo è stato firmato dal Ministro dello sviluppo economico negli ultimi giorni dell’anno. Possiamo dire che tutto ciò che ci eravamo promessi di fare per rendere il nostro paese più ospitale per le startup è stato fatto.
Le startup possono ora usufruire di importanti benefici diretti per poter nascere, crescere e svilupparsi puntando sull’innovazione.
Si parte dai ridottissimi costi di costituzione, con l’esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo e dei diritti di segreteria dovuti per le iscrizioni nel Registro delle imprese e del diritto annuale dovuto in favore delle Camere di commercio.
C’è poi un regime agevolato sulle perdite. Durante i primi esercizi di operatività delle imprese altamente innovative, e quindi altamente rischiose, è possibile che si presentino risultati economici in perdita, i quali, in presenza di una ridotta capitalizzazione, possono incidere direttamente sul capitale sociale. Nel caso di perdite in base alle quali il capitale sociale risulti diminuito di oltre 1/3, l’assemblea dei soci deve ridurre il capitale in proporzione alle perdite accertate entro l’esercizio successivo. Per le startup innovative è prevista l’estensione di dodici mesi del periodo per ridurre il capitale in proporzione alle perdite, fissato entro il secondo esercizio successivo al verificarsi della perdita e non entro l’esercizio successivo, come avviene per le società ordinarie. Inoltre, è prevista la disapplicazione della disciplina in materia di società di comodo non operative e in perdita sistematica, disciplina che dispone l’imputazione a tali società di un reddito minimo determinato su base forfettaria. Tali deroghe alla normativa ordinaria possono consentire alla startup di completare l’avvio e di rientrare fisiologicamente dalle perdite maturate nelle primissime fasi di vita.
E’ stata introdotta una disciplina in materia di lavoro a tempo determinato più flessibile rispetto alle altre imprese. Per le nuove assunzioni nelle startup è prevista la possibilità di stipulare contratti con una durata variabile tra un minimo di 6 mesi e un massimo di 36 mesi rinnovabili senza soluzione di continuità. È possibile stipulare, anche in deroga al termine massimo di 36 mesi, un nuovo contratto a tempo determinato che duri fino alla scadenza del quarto anno dalla costituzione della startup. Decorso il termine massimo di 4 anni si passa automaticamente al rapporto a tempo indeterminato.
Nell’ottica di favorire la fidelizzazione e l’incentivazione del management, dei dipendenti e dei fornitori, come ad esempio gli avvocati e i commercialisti, le startup hanno la possibilità di assegnare quote di capitale azionario come ulteriore forma di remunerazione. Il reddito derivante dall’attribuzione di tali strumenti finanziari non concorre alla formazione della base imponibile, sia a fini fiscali che contributivi. In altri termini le startup possono ricorrere a strumenti come stock option e work for equity a condizioni ancora più favorevoli delle grandi società quotate in Borsa.
Allo scopo di incoraggiare la crescita dimensionale delle imprese e, in particolare, l’assunzione a tempo indeterminato di personale altamente qualificato è previsto un credito d’imposta del 35% del costo aziendale sostenuto per le assunzioni, fino a un massimo di 200 mila euro all’anno per impresa. Le startup beneficiano del credito anche per il personale assunto con contratto di apprendistato, godono di modalità semplificate per la presentazione della domanda, e di una riserva di 2 milioni sulla dotazione complessiva della misura.
Altri profili sono stati presi in considerazione al fine di sviluppare un ecosistema più adatto a far nascere e crescere le imprese innovative. In particolare, ci si è concentrati sulla creazione di una finanza a dimensione di startup, sia sul fronte dell’accesso alle risorse creditizie sia su quello del reperimento di capitale di rischio.
Sotto il primo profilo, le startup possono accedere gratuitamente al Fondo Centrale di Garanzia per ottenere la garanzia dello Stato sul credito bancario senza garanzie aggiuntive (e quindi senza costi di fidejussioni o polizze assicurative). La garanzia copre fino allo 80% del credito erogato dalla banca alla startup, fino a un massimo di 2,5 milioni di euro, ed è concessa sulla base di criteri di accesso estremamente semplificati, con un’istruttoria che beneficia di un canale prioritario rispetto alle altre PMI.
Per rafforzare la propensione all’attività d’investimento dei comparti seed capital, è prioritario aumentare la capacità delle startup di attrarre capitali privati, anche grazie alla leva fiscale. Per le persone fisiche che investono in startup innovative è prevista una detrazione dall’imposta lorda sui redditi pari al 19% della somma investita, fino a un importo massimo di 500 mila euro. Per le società, una deduzione dal reddito imponibile pari al 20% della somma investita nel capitale sociale, nei limiti di un importo massimo pari a 1,8 milioni di euro. Gli incentivi valgono sia in caso di investimenti diretti in startup, sia in caso di investimenti indiretti per il tramite di altre società che investono prevalentemente in questa tipologia di imprese. Con il DL lavoro, convertito in legge ad agosto, i benefici fiscali, previsti originariamente per il triennio 2013-2015, sono stati estesi al 2016. Dopo aver ottenuto a dicembre l’autorizzazione della Commissione europea, il decreto che individua le modalità di attuazione dell’agevolazione è stato firmato dal Ministro dello sviluppo economico.
Una considerevole spinta per il consolidamento finanziario delle nuove imprese innovative può giungere dalla raccolta di capitale di rischio attraverso portali online (equity crowdfunding). Al termine di un virtuoso processo di consultazione pubblica, la Consob ha emanato a fine luglio il regolamento attuativo: l’Italia è il primo Paese al mondo a regolamentare l’equity crowdfunding, dimostrandosi per una volta un Paese pioniere e non, come spesso accade, follower. La prima piattaforma web è stata registrata dalla Consob ad ottobre. Il Registro dei gestori di equity crowdfunding conta attualmente due società iscritte (una presso la sezione ordinaria e una presso quella speciale), e sono in corso di valutazione diverse candidature provenienti da altri soggetti.
Per favorire i processi di internazionalizzazione dell’attività, le startup possono accedere a costo ridotto (sconto del 30%) ai servizi di supporto forniti dall’Agenzia ICE. In particolare l’Agenzia fornisce assistenza in materia normativa, societaria, fiscale, immobiliare, contrattualistica e creditizia. Inoltre, nel corso del 2013 alcune startup innovative hanno potuto partecipare a fiere ed eventi internazionali qualificati attinenti il mondo dell’innovazione, usufruendo di spazi messi a disposizione gratuitamente: è il caso di Pioneers e Bio Europe (Vienna), Game connection (Parigi) e Webit (Istanbul).
Tenendo conto dell’elevato rischio economico assunto da chi decide di fare impresa investendo in attività ad alto livello di innovazione, quale è una startup innovativa, sono previste procedure semplificate di liquidazione e chiusura. L’obiettivo perseguito è quello di contrarre i tempi della liquidazione giudiziale della startup in crisi, approntando un procedimento semplificato rispetto a quelli previsti dalla legge fallimentare. Si vuole permettere all’imprenditore di ripartire con un nuovo progetto imprenditoriale alternativo in modo più semplice e veloce, non solo riducendo lo stigma sociale legata al “fallimento” ma incoraggiando le “ripartenze”.
L’impalcatura delle politiche sulle startup non è statica e immutabile, ma è aperta a revisioni e integrazioni. Indicazioni in tal senso proverranno dal sistema di valutazione e di monitoraggio delle politiche, che verrà approntato dall’ISTAT in collaborazione con il sistema camerale, l’Agenzia delle Entrate, la Consob, il Ministero dello Sviluppo economico e alcuni esperti indipendenti, attraverso la raccolta costante di dati e l’analisi d’impatto della nuova normativa. Ciò che si vuol comprendere è l’effettiva capacità di tale politica di incrementare la crescita e l’occupazione.
Da febbraio 2013 al 6 gennaio le Camere di Commercio hanno registrato 1.508 startup innovative, il 60% delle quali sono concentrate geograficamente al Nord, il 23% nel Centro, il 18% nel Mezzogiorno. A livello regionale in testa c’è la Lombardia con 310 imprese, seguono a distanza l’Emilia-Romagna (167) e il Lazio (151). Milano (209), Roma (134) e Torino (107) sono le province dove il fenomeno è più rilevante in termini assoluti. In rapporto al totale delle imprese registrate, le regioni con più elevata densità di startup innovative sono, invece, il Trentino Alto-Adige, il Friuli Venezia Giulia e le Marche; mentre Trieste, Trento e Ancona sono sul podio tra le province. A livello di macrosettore, quasi l’80% delle startup opera nei servizi, il 18% nell’industria/artigianato, il 4% nel commercio. Prevalgono nettamente le attività connesse con il mondo del digitale sia fra i servizi che nella trasformazione industriale. Infine, sono 16 gli incubatori certificati che si sono registrati, 3/4 dei quali localizzati al Nord.
Per il 2014 puntiamo a superare la soglia delle 3 mila startup registrate, a raddoppiare quindi il numero delle imprese che possono beneficiare di un ecosistema più favorevole.
Siamo altresì impegnati a promuovere un maggiore dialogo tra startup e le imprese (PMI e Medio Grandi imprese), favorendo così le operazioni di exit, il trasferimento tecnologico e altre forme di partenariato. Mai come in questo periodo di crisi il futuro competitivo delle imprese passa attraverso l’innovazione tecnologica. In questo processo di crescita dare spazio e il giusto risalto alla creatività e all’inventiva di nuovi imprenditori può essere un’importante leva di successo e di disseminazione di una cultura imprenditoriale più attenta all’innovazione. Le startup possono costituire uno strumento prezioso per quelle imprese alla ricerca di un riposizionamento competitivo fondato sull’innovazione, la tecnologia, il dialogo con la ricerca e lo sviluppo.
Grazie agli incentivi fiscali all’investimento in startup da parte di privati, Fondi e imprese e grazie alle piattaforme web per la raccolta di capitale di rischio ci attendiamo un importante stimolo allo sviluppo del mercato del seed e venture capital che in Italia rimane ancora fortemente sottodimensionato. Il ritardo Italiano in questo campo è enorme, considerando che per il settore del venture capital si investe per lo 0,004% del Pil nel nostro Paese contro lo 0,02% medio in Europa.
Siamo convinti che il successo delle nuove iniziative imprenditoriali passi anche attraverso l’accrescimento della loro presenza sui mercati internazionali e del fatturato realizzato all’estero. Negli ultimi anni c’è stato un allargamento significativo del numero di PMI impegnate in un percorso di internazionalizzazione e si valuta positivamente un ulteriore incremento di questa platea, anche attraverso politiche a sostegno della proiezione internazionale delle startup innovative, che possiedono una spiccata propensione ad affacciarsi verso nuovi mercati.
In conclusione, siamo assolutamente determinati a migliorare ulteriormente l’ecosistema delle startup, anche per farci trovare pronti per il 2015 quando, poche settimane prima dell’Expo, sarà ospitato a Milano il più importante movimento globale di startupper, il Global Entrepreneurship Congress. Una grande opportunità per coagulare ulteriormente la nostra comunità nazionale di innovatori e darle visibilità e reputazione all’estero.