Come si rileva anche dal report costantemente aggiornato di ItaliaStartUp nel nostro Paese solo Milano potrebbe essere vicina ad avere gli elementi chiave per essere considerata un ecosistema di innovazione, ma è determinante la mancanza di un contesto favorevole ampio, in un Paese ancora senza strategie di medio-lungo termine.
Mancando una strategia di sistema, le eccellenze si sviluppano dentro piccole isole che al loro interno cercano di supplire alle carenze di contesto e a schermarle: spesso sono alcune università connesse con acceleratori e mondo delle imprese, ma sono parti di città, segmenti di territorio, anche in competizione tra loro.
Come fare? Bisogna costruire in modo organico le condizioni di base per lo sviluppo di un ecosistema di innovazione, sapendo che tutti le componenti chiave sono indispensabili:
· la cultura (degli imprenditori, dei lavoratori, degli amministratori, ..) dell’openness, quindi non solo della condivisione e della collaborazione, ma anche della co-realizzazione, supportata e facilitata dalla presenza di servizi, spazi, infrastrutture;
· la forte integrazione di tutti gli agenti “potenziali” di innovazione nel territorio, come università, centri di ricerca, imprese, incubatori e acceleratori, oltre che le pubbliche amministrazioni;
· la presenza di finanziatori, venture capitalist nel territorio, che conoscono il territorio e hanno anche l’obiettivo di valorizzarlo, attraverso uno scouting, quindi con atteggiamento attivo;
· politiche attive a livello governativo, anche sul campo fiscale, dagli incentivi ai crediti di imposta, secondo una logica di indirizzo;
· la centralità del sistema educativo e nel sistema educativo la cultura dell’innovazione, non solo tecnologica;
· la bassa burocrazia.
In Italia abbiamo alcuni ingredienti basilari per un ecosistema di innovazione: la creatività, l’identità forte e differenziante, ottime eccellenze. Dobbiamo acquisire la capacità di connetterci, condividere e di pensare in grande. Insieme.