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Cloud della PA fondamenta di una nuova cittadinanza digitale: come fare

Il 2017 sarà un anno cruciale sia sul lato dell’offerta che della domanda di servizi digitali. Cruciale – in un’ottica di stimolo all’uso del cloud – sarà, da un lato il ruolo delle Regioni e, dall’altro il lavoro di comunicazione presso le PA dei fornitori di tecnologia

Pubblicato il 09 Mar 2017

Enrico Martini

ministero dello Sviluppo Economico

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Il mercato dell’ICT della pubblica amministrazione italiana vale secondo alcune stime circa 5,5 miliardi, questo significa che la spesa per la PA digitale è pari a 85 euro per cittadino, un valore che risulta molto basso se confrontato con quello degli altri Paesi. D’altronde l’utilizzo delle piattaforme digitali della Pubblica Amministrazione in Italia è ancora molto scarso. La prima sfida da compiere affinché si realizzi una effettiva cittadinanza digitale è semplificare e migliorare l’offerta di servizi on line che le pubbliche amministrazioni mettono a disposizione di cittadini e imprese. Occorre però operare anche sullo stimolo della domanda, attraverso azioni che permettano il raggiungimento di una richiesta elevata di servizi digitali.

Nell’anno in corso deve aumentare lo sforzo congiunto a favore del cloud, del consolidamento dei data center e delle applicazioni. I fornitori di tecnologia devono svolgere un lavoro di comunicazione presso le PA, soprattutto locali, dei vantaggi del cloud, evidenziando i benefici in termini di efficienza, velocità e sicurezza.

L’Agid, con circolare del 24 giugno scorso, ha elencato i parametri utili alla riduzione della spesa per la PA, tutti orientati alla creazione di una strategia che includa infrastrutture (materiali e non) ed ecosistemi, proponendo ancora una volta con forza la soluzione del cloud.

La congiuntura appare favorevole: Consip sta per concludere l’iter di attivazione del terzo e quarto lotto della gara per la fornitura di servizi di cloud computing alla PA, indetta nell’ambito del Sistema Pubblico di Connettività (SPC). Sarà quindi terminata la procedura ristretta per l’affidamento dei servizi di Cloud Computing, di sicurezza, di realizzazione di portali e servizi online e di cooperazione applicativa per la PA, iniziativa che prevede servizi innovativi, inclusi quelli per la realizzazione di Open Data e Big Data e lo sviluppo di applicazioni “mobili” con l’obiettivo di rendere interoperabili tra loro le Amministrazioni.

Nella fase di esecuzione dei contratti è ora indispensabile un’attenta attività di monitoraggio della fornitura per controllare che le esigenze delle Amministrazioni vengano effettivamente coperte.

Il Cloud della PA dovrà essere caratterizzato da prestazioni di primo livello e da un servizio di supporto e assistenza volti garantire il massimo grado di continuità operativa, requisito indispensabile vista la delicatezza dei servizi erogati via web dagli Enti pubblici e le relative implicazioni che ne conseguono.

Occorre intervenire affinché ci sia un’apertura della PA italiana verso il cloud pubblico: è vero che anche le Agenzie del Governo Usa investono ancora in gran parte nel cloud privato, ma, secondo tutte le previsioni, nel 2017 vedremo l’inizio di un loro progressivo passaggio al cloud pubblico, almeno per quanto riguarda le informazioni non mission-critical.

Dal lato dei servizi della PA, il primo passo da compiere è la creazione di un unico catalogo, al fine di consentire lo sviluppo di software certificati secondo standard definiti e integrati tra loro. Questo porterà automaticamente ad avere delle razionalizzazioni e dei risparmi oltre ad un accrescimento qualitativo dei servizi che si accreditano e diventano più affidabili.

La cosa importante è che questo cammino segua cronoprogrammi che prevedano ogni sei mesi di mettere nuovi servizi a disposizione del cittadino.

I servizi per la PA dovranno essere integrati anche con tutte le piattaforme sulle quali si sta concentrando l’attività di Agid e delle Regioni, quali il sistema di autenticazione SPID, il nodo nazionale pagamenti, la fatturazione elettronica, la conservazione a norma, ecc.

Nella prospettiva di un Cloud nazionale di servizi, sarà più semplice muoversi verso una razionalizzazione dei data center e della loro convergenza ad un numero molto limitato.

Questo lavoro deve essere svolto in stretta collaborazione con i fornitori software, che devono far evolvere i prodotti che andranno a popolare il Cloud, con un’erogazione dei servizi dal CED nazionale o da quelli territoriali vincolata all’accreditamento e alla certificazione.

Per mettere in pratica tutto ciò è indispensabile non soltanto operare con il coinvolgimento delle Regioni, ma si dovranno rafforzare anche le collaborazioni interregionali in una logica di co-progettazione e co-implementazione, in maniera da mettere a disposizione di tutti i territori metodologie e strumenti standardizzati. Nel contesto attuale, è quindi prioritario un maggiore confronto permanente tra i vari livelli amministrativi su questi ambiti e un’azione di coordinamento degli interventi.

Speriamo che i segnali di un migliore rapporto tra ICT e pubblica amministrazione si moltiplichino, e che nell’anno in corso si concretizzi l’inizio della svolta in termini di miglioramento dei processi interni e dei servizi ai cittadini.

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