La strategia

Fattura elettronica, che fare per curare i mali fiscali dell’Italia

Obbligo di fatturazione elettronica nei settori a più alto gap IVA, armonizzazione con le scadenze IVA, riduzione tetto contante, potenziamento di regime premiale e utilizzo del Sistema di Interscambio: proposte per rendere la fattura elettronica uno strumento di politica fiscale efficace

Pubblicato il 04 Mar 2017

Umberto Zanini

Responsabile Area tecnico-normativa dell’Osservatorio Digital B2b

split payment

Per comprendere a pieno quale dovrebbe essere l’evoluzione della fattura elettronica nel nostro paese, è necessario partire da alcuni dati, che riguardano questioni tecniche (tempi pagamento), fiscalità, trasparenza ed efficienza del sistema Italia. Vediamoli:

  • il gap IVA, inteso come divario tra l’IVA teoricamente incassabile in base a dati macroeconomici e quella realmente incassata, è il più alto tra gli Stati membri, ed è stimato in 37 miliardi di euro (1/4 in ambito B2B e 3/4 B2C), il che significa che circa 1/3 dell’Iva non viene incassata a seguito di evasione, truffe, frodi, etc;
  • i tempi medi di pagamento della PA sono di 131 giorni quando la media europea è di 36 giorni (Intrum Justitia);
  • in termini di attrattività nell’avviare iniziative di business e di ore necessarie per essere conformi alle disposizioni fiscali, la Banca Mondiale ci relega agli ultimi posti in Europa;
  • secondo Transparency International, i livelli di corruzione sono tali da essere collocati al terzultimo posto nell’Eurozona, mentre continua a crescere la diseguaglianza sociale.

Fatta questa non certo entusiasmante fotografia, va rilevato che i sopra esposti problemi sono tra loro tutti collegati, dato che l’evasione fiscale genera corruzione (i proventi non tassati sovente vanno a finanziare la  corruzione), diseguaglianza sociale (non vi sono sufficienti risorse da distribuire alle fasce più deboli), e lunghi tempi di pagamento della PA (mancano i soldi per pagare nei termini i fornitori). Dall’altro lato un controllo in real-time da parte dell’Agenzia delle Entrate sui dati delle fatture trasmesse dalle imprese previo confronto con i versamenti IVA, congiuntamente ad un abbassamento della soglia nella circolazione del contante, è la strada maestra per contrastare efficacemente l’evasione IVA  oltre che abbattere il costo della burocrazia fiscale che soffoca le imprese e non rende di certo attrattivo il nostro paese. Del resto è ciò che la Troika (BCE, FMI e Commissione Europea) aveva imposto al Portogallo nel 2013, e dove a soli due anni dall’introduzione vi fu un aumento del gettito IVA del 6,9%.

Nell’attuale situazione quindi, se vi è la volontà politica di iniziare a risolvere concretamente i suddetti problemi, è necessario mettere la fattura elettronica al centro delle priorità del nostro paese, ed introdurre sin da subito disposizioni normative che già dal prossimo anno vadano nelle seguenti tre direzioni:

  • Incentivare la fatturazione elettronica tramite l’impiego del sistema di interscambio (SDI) e prevedere una trasmissione dei dati delle fatture con la medesima scadenza dei versamenti IVA (mensile o trimestrali), dato che è necessario avere un controllo sui dati acquisiti da parte dell’Agenzia delle Entrate a ridosso dei versamenti IVA, diversamente sarà molto difficile intervenire prontamente a bloccare le frodi, come per esempio quelle perpetrate dalle “cartiere” (società appositamente costituite per emettere false fatture). E’ necessario in sostanza seguire l’esperienza Portoghese che prevedeva una trasmissione dei dati delle fatture entro la metà del mese successivo, e non come è stato previsto dal decreto legislativo 127/2015 e dal DL 193/2016 entro il 2° mese successivo a ciascun trimestre, oppure addirittura annuale come si sta ipotizzando;
  • Introdurre un obbligo di fatturazione elettronica B2B tramite il SDI nei principali settori aventi il più alto tasso di gap IVA, come per esempio è stato fatto in Turchia nel 2013 con l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica nel settore petrolifero, del tabacco e dei prodotti alcolici. Da valutare invece con estrema attenzione l’introduzione di un obbligo generalizzato della fatturazione elettronica in ambito B2B, in quanto diversi studi hanno evidenziato la difficoltà nel prevedere il comportamento che adotteranno gli operatori (e.g. gestione dell’omessa fatturazione in funzione del  markup di settore), e quindi i risultati potrebbero essere ben diversi rispetto alle attese, ed in aggiunta da sola non sarebbe in grado di risolvere il problema del gap IVA in ambito B2B, che ricordo è solo 1/4 del totale. Da aggiungere poi che potrebbe non essere fattibile in quanto contrasterebbe con il principio di parità di trattamento tra fatture cartacee ed elettroniche contenuto nella Direttiva 2010/45/UE, e comunque vi è il rischio che una tale imposizione venga interpretata dalle imprese come un ulteriore aggravio amministrativo;
  • Riduzione del limite nell’uso di denaro contante, ristabilendo per esempio il precedente limite di  1.000 euro ed evidenziando che incentivare l’impiego della fatturazione elettronica tramite il SDI (oppure introducendone un obbligo) senza abbassare la soglia nell’uso del contante, di certo non sarà in grado di produrre gli effetti sperati nel contrastare l’evasione fiscale.

Gli interventi normativi e di supporto che potrebbero invece essere emanati sin da ora sono sotanzialmente due. Innanzitutto, incentivare l’opzione per il regime premiale di cui all’art.1 terzo comma del decreto legislativo 127/2015 (che ha introdotto la fatturazione elettronica in attuazione della Riforma Fiscale), e in particolare:

  1. consentire a chiunque di consultare i nominativi delle imprese e dei professionisti che hanno aderito al regime premiale, e che nei fatti hanno sottoscritto con il fisco Italiano un contratto quinquennale di trasparenza e di collaborazione. Questo consentirebbe di innescare effetti positivi sia nei rapporti di finanziamento con le banche, sia nei rapporti commerciali con i clienti, dato che l’opzione ridurrebbe i rischi dell’impresa connessi alla tax compliance. In caso poi di clienti Pubbliche Amministrazioni, occorrerebbe un chiaro intervento di sensibilizzazione, anche se sarebbe auspicabile un vero e proprio obbligo, nel preferire fornitori aderenti al regime premiale, prevedendo per esempio la sussistenza di un tale requisito nelle gare d’appalto. La procedura per divulgare i nominativi, potrebbe semplicemente essere quella di prevedere nell’area “fatture e corrispettivi” del sito dell’Agenzia delle Entrate (dove in sostanza si esegue l’opzione), un flag in cui il contribuente autorizza a divulgare il proprio nominativo, dopodichè consentire a chiunque di esportare le informazioni in open data;
  2. prevedere l’esonero della tenuta dei registri iva acquisti e vendite per le imprese in regime di contabilità ordinaria che provvedono a conservare in digitale le fatture emesse e ricevute, purchè inseriscano nei metadati contenuti nell’indice del pacchetto di archiviazione (SiNCRO) l’imponibile, l’imposta e l’aliquota, cioè quelle informazioni ad oggi mancanti ma richiesti dagli articoli 23 e 25 del DPR 633/72;
  3. prevedere che con riguardo ai pagamenti effettuati e ricevuti in contanti al fine di accedere alla riduzione di 2 anni nei termini di decadenza, l’attuale importo di 30 euro venga innalzato al limite nell’uso di denaro contante, attualmente pari a 3.000 euro.

In secondo luogo, nell’ambito dell’opzione per il regime premiale, favorire la fatturazione elettronica tramite il SDI anziché la mera trasmissione dei dati delle fatture emesse e ricevute con le seguenti azioni:

  1. prevedere un sistema semplice ed efficace in grado di agevolare la fase di “on boarding”, cioè quella onerosa attività necessaria a raccogliere il consenso dai clienti/fornitori per scambiarsi fatture elettroniche. Basterebbe prevedere nell’area “fatture e corrispettivi” del sito dell’Agenzia delle Entrate (dove in sostanza si esegue l’opzione per il regime premiale), la possibilità di esprimere la volontà di accettare le fatture elettroniche tramite il SDI previo inserimento dell’indirizzo PEC oppure del codice destinatario che l’impresa intende utilizzare, dopodichè le suddette informazioni in formato open data potranno essere esportate per aggiornare le anagrafiche delle imprese (o dei provider), e poter sin da subito trasmettere ai clienti le fatture elettroniche tramite il SDI;
  2. prevedere l’esonero dall’obbligo di associare alle fatture elettroniche pervenute dal SDI il numero progressivo di ricezione (meglio conosciuto come “protocollo IVA”) previsto dall’art.25 del DPR 633/72, dato che aveva una sua funzione in un processo cartaceo, ma in un processo digitale ove le fatture elettroniche sono transitate dal SDI, è un inutile adempimento.

E’ necessario quindi mettere la fattura elettronica al centro delle priorità del nostro paese e accelerare con il programma avviato dall’Agenzia delle Entrate nell’incentivare l’adozione della fatturazione elettronica al fine di ridurre i costi della tax compliance e al contempo contrastare l’evasione fiscale, ma è chiaro che in un’ottica di digitalizzazione a più ampio raggio del sistema produttivo, potrebbe essere interessante valutare di estendere ad altre Regioni la digitalizzazione degli ordini e dei DDT introdotta con coraggio dalla Regione Emilia Romagna, oppure qualora si decidesse di investire risorse finanziarie, anziché introdurre ridotti crediti d’imposta distribuiti a pioggia, preferire pochi interventi ma ben calibrati.

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