IL COMMENTO

Correttivo Codice Appalti, ecco il vero dilemma del Governo

Tempo fino al 19 aprile per correggere il Codice Appalti. Il correttivo però al momento soddisfa esigenze pratiche, ma non riesce a intervenire per ottimizzarne il funzionamento

Pubblicato il 10 Apr 2017

Paola Conio

Avvocata, Senior Partner Studio Legale Leone

Sull’ipotesi formulata dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio relativa ad una nuova revisione del Codice Appalti a distanza di due anni dall’entrata in vigore del correttivo, bisogna considerare che il Codice prevede un numero estremamente elevato di provvedimenti attuativi, tanto che il decreto correttivo verrà pubblicato ancor prima che siano stati approvati tutti i provvedimenti, compresi quelli chiave nell’ottica della riforma. Penso al sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, o al rating d’impresa che verrà completamente riscritto dal correttivo. Diciamo quindi che, per come è strutturato il nuovo Codice, c’è il rischio (previsione cautelativa) che ci vogliano almeno due anni per avere effettivamente idea di come funziona la riforma. Oggi le modifiche che vengono suggerite con il correttivo sembrano rispondere essenzialmente all’esigenza di far ripartire il sistema (ad esempio, si pensi all’ipotesi di riaprire all’appalto integrato per consentire alle stazioni appaltanti che non hanno progetti esecutivi pronti di affidare comunque le opere), piuttosto che a scelte strategiche. Quindi, il correttivo al momento soddisfa esigenze pratiche, ma non riesce a intervenire per ottimizzare il funzionamento del nuovo Codice Appalti. Anche perché come funziona realmente non lo sa nessuno: il sistema allo stato non è completo.

Certamente bisognerebbe evitare che, come per il vecchio codice, le disposizioni vengano cambiate ripetutamente, con una continua instabilità normativa. La legge delega prevedeva l’adozione del correttivo entro 12 mesi dall’entrata in vigore del Codice, il che era già in partenza poco compatibile con la previsione di molti atti attuativi da adottarsi entro la stessa scadenza o con solo qualche mese di anticipo. In sostanza, considerando peraltro che la maggior parte di quegli atti non sono stati neppure adottati, viene messo a punto un correttivo prima ancora di vedere come funziona a regime il meccanismo. Evidentemente, è da qui che nasce l’idea di un ulteriore tagliando, chiamiamolo così: significa sottolineare l’esigenza di tenere sotto controllo il sistema per altri due anni, se poi ha dato buona prova di sé lo lasciamo così, se ci sono cose che non funzionano le modifichiamo.

Come approccio in linea astratta potrebbe avere senso, anche perchè la riforma è molto strutturale, almeno sulla carta (ancora non lo è, ma nell’idea avrebbe dovuto essere molto impattante).

Nel frattempo il Consiglio di Stato e le Commissioni parlamentari hanno fornito il proprio parere, e proprio su alcuni punti chiave hanno bocciato il correttivo. Per esempio, sull’appalto integrato:  la modifica non è motivata da una scelta di fondo, ma da un problema pratico: le stazioni appaltanti non hanno pronti i progetti esecutivi, e quindi non riescono a portare a compimento i lavori in tempi brevi. Però sconfessa l’approccio originario, sotto il profilo delle indicazioni della legge delega. C’è in effetti un possibile vizio del correttivo per eccesso di delega, visto che la legge delega prevedeva di limitare radicalmente il ricorso all’appalto integrato, mentre il correttivo torna ad aprire non solo per la fase transitoria, ma anche ad esempio nei casi di urgenza. A parte ogni considerazione sul fatto che possa essere una scelta logica ed efficiente o meno, c’è un problema giuridico di superamento dei limiti della delega. Fra l’altro, anche il consiglio di stato nel parere del 30 marzo sul correttivo ha espresso sul punto la stessa posizione delle Commissioni parlamentari.

Ora l’iter del correttivo è al termine: sono stati acquisiti i pareri del Consiglio di Stato, della Conferenza Unificata Stato Regioni e delle Commissioni Parlamentari. Il testo torna al Governo, che deve decidere quali modifiche apportare. Sottolineo che ci sono anche altre criticità: pensiamo ai subappalti. La Commissione UE ha scritto una nota all’Italia sostenendo che le norme italiane – sia quelle in vigore che quelle, più morbide, ipotizzate dal correttivo – sono contrarie al diritto comunitario. Il Consiglio di stato, invece, ritiene che le norme debbano essere confermate nella versione originaria, più rigida, in considerazione della specificità della situazione italiana, resistendo eventualmente davanti alla Corte di Giustizia Europea nel caso fosse aperta la procedura di infrazione. Il governo potrebbe essere perciò un po’ spiazzato: la commissione dice una cosa, consiglio di stato un’altra, il parlamento un’altra ancora. Comunque, il Governo deve licenziare il correttivo entro il 19 aprile: tempi molto stretti, ma i pareri ci sono tutti, quindi penso che ci siano le condizioni per approvare in tempo utile.

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