Il mondo della sanità, pubblica e privata, sta attraversando una vera rivoluzione tecnologica offerta dalle tecniche e dalle pratiche, oltre che dalle soluzioni, proprie dell’industria dell’Information & Communication Technology.
L’era dei Big Data e dell’Internet delle cose trovano terreno fertile in un ambito caratterizzato da tecnologie chiuse e di laboratorio in cui ogni ente, ospedale, azienda sanitaria o istituto di ricerca produce ed elabora, in proprio, una quantità enorme di informazioni.
Il punto è la raccolta, l’analisi e la distribuzione dei dati tra tutti gli attori garantendo il progresso dei servizi offerti, l’avanzamento della ricerca medico-scientifica e delle pratiche cliniche, e la valorizzazione di tutto questo.
Si intrecciano quindi vari temi: sanitari, clinici, scientifici ma anche di sicurezza personale ed informatica, privacy, etica e compliance a tutti i livelli non dimenticandosi che il fine ultimo è il miglioramento del sistema sanitario ed assistenziale e la riduzione, o meglio la miglior efficienza, della spesa pubblica.
La tecnologia, come sempre, è il fattore abilitante di questa rivoluzione. Vedremo nei prossimi anni il proliferarsi di sensori, soluzioni tecnologiche, wearable devices, sistemi di monitoraggio e controllo della nostra salute e dei nostri stili di vita, mandarci informazioni utili, e sempre più in tempo reale, per la nostra vita quotidiana.
L’interazione medico-paziente, la telemedicina e la teleassistenza saranno si favoriti dallo sviluppo della banda ultralarga e dai Big Data, ma avranno poco effetto se i processi e le organizzazioni medico-sanitarie non adegueranno il loro modo di interagire da remoto con il pubblico, anche per temi che fino a poco fa erano un tabù: la nostra salute. Infatti sono veramente pochi gli istituti pronti a ricevere l’utente online e in tempo reale.
Internet, la rete, ha prima collegato tra di loro tutti gli oggetti digitali nati per elaborare informazioni: i computer, i tablet, i telefoni e molti terminali e sensori fanno parte oggi di un unico organismo in grado di contenere, scambiare e processare una quantità di informazioni 450 volte maggiore di quella contenuta da tutti i testi, i video e gli audio prodotti dall’uomo nella storia. Oggi parliamo di 9.000 Exabyte destinati a crescere ancora in maniera esponenziale con le novità in arrivo.
La vera novità che ci aspettiamo nel settore nei prossimi anni non è l’era dell’Internet of Things, che come esperti di tecnologia diciamo essere già arrivata, ma quella che possiamo definire IoB – Internet of Beings – l’Internet dell’ Essere umano appunto, l’essere umano che si trasforma in generatore di dati, internet che ci entra nel corpo per prendere informazioni o per dare istruzioni a dispositivi vitali, ad esempio un pacemaker o una capsula, per adeguare il suo funzionamento al nostro istantaneo stato di salute. La possibilità di studiare l’effetto di un farmaco mentre lo ingeriamo, la possibilità del medico di parametrizzare la cura o completare lo studio clinico su un numero inimmaginabile di soggetti e, soprattutto, la possibilità che tutta la comunità tecnico scientifica abbia accesso a queste informazioni.
La frontiera è quindi spostare un pezzo di ospedale, di laboratorio, di ente di ricerca direttamente nel corpo del paziente. È la possibilità di adeguare il nostro sistema sanitario ed assistenziale alle vere necessità della popolazione.
Stiamo andando verso una convergenza tra telecomunicazioni, informatica, fisica e biologia, che apre prospettive rivoluzionarie che stanno già modificando profondamente gli equilibri in grandi settori industriali e le equazioni del welfare da cui dipende l’equilibrio precario delle società occidentali. Senza questa convergenza, e senza l’utilizzo di tutte le tecnologie offerte, i sistemi sanitari semplicemente sono portati alla bancarotta dall’aumento inesorabile del numero di persone anziane ed affette da patologie croniche.
Ecco dove entrano in gioco problemi come la sicurezza, della persona e la cybersecurity, problemi etici finora non affrontati, problemi di rispetto delle regole, di compliance, affinché il progresso tecnologico sia al vero servizio del nostro futuro.
Il sistema sanitario, o meglio tutto il sistema pubblico, non è ancora adeguato ad affrontare queste sfide. A partire dal codice degli appalti fino ai regolamenti sulla privacy e le direttive sulla cybersecurity.
Manca una vera cultura equamente diffusa dell’innovazione tecnologica nel settore, da sempre abituato a gestire apparecchi di laboratorio a forte caratterizzazione clinica e per nulla abituata a ragionare con i big dell’informatica e quindi, con le competenze tipiche dell’ICT.
Infatti troviamo su tutto il territorio nazionale esempi di eccellente innovazione con l’utilizzo di sistemi di machine learning, deep learning e intelligenza artificiale, vediamo nascere le prime reti di monitoraggio per malattie croniche o sperimentazioni per piccoli borghi friendly per malati di Alzheimer, soprattutto nelle aree ricche del Paese e a bassa densità abitativa.
L’autonomia regionale in tema sanitario è da rimodulare in questo caso poiché internet e le tecnologie, per definizione, non hanno confini (neanche nazionali), la regia dell’innovazione deve essere unica a livello nazionale, deve poter definire metodi e processi oltre che obiettivi strategici che coordini tutto lo sviluppo e l’innovazione per ribaltare la situazione.