Era il 2009, l’introduzione della lavagna interattiva multimediale (LIM) in classe utilizzata per amplificare l’azione didattica, per condividere i contenuti e lavorare con una metodologia interattiva avrebbe cambiato e innovato la scuola italiana, avrebbe anche portato all’incremento delle competenze digitali di noi insegnanti.
L’uso della lavagna interattiva multimediale doveva diventare fondamentale per la condivisione delle lezioni tra gli insegnanti, ma anche, soprattutto, per la realizzazione cooperativa dei contenuti didattici, consentendo agli alunni di accostarsi alla cooperazione in modo specifico e legato alle proprie possibilità, e partecipando al risultato finale. Con una strategia didattica tesa al coinvolgimento di tutti gli alunni e alla realizzazione di contenuti didattici digitali da parte degli allievi delle diverse età, l’utilizzo di un approccio metodologico basato sul modello delle intelligenze multiple e sulle metodologie di apprendimento cooperativo avrebbe permesso di ampliare la diffusione della didattica digitale e fornire le classi di supporti multimediali che favorissero lo sviluppo delle competenze digitali e non solo. Avrebbero favorito lo sviluppo di attività volte a rendere quotidiano e non eccezionale l’utilizzo delle nuove tecnologie, praticando una didattica laboratoriale e interattiva.
A tutto questo si aggiungeva, negli anni successivi, la consapevolezza che la scuola sarebbe stata in grado di utilizzare appieno le novità introdotte dal Ministero, con la disponibilità dei libri di testo in formato digitale.
Questa la prima tappa verso il cambiamento, ottenuta anche per l’effetto “Waoo”: il passo successivo sarebbe stato quello legato allo sviluppo dell’editoria digitale, supportata anche dalla presenza della LIM in tutte le classi.
L’editoria digitale, in particolare, ci si aspettava che avrebbe:
- alleggerito gli zaini;
- favorito l’apprendimento degli studenti;
- arricchito di contenuti digitali e interattivi le lezioni;
- diminuito il consumo di carta;
- fatto risparmiare le famiglie.
Ma qualcosa non è andato come doveva.
Niente, o poco, di tutto questo si è verificato. Nella maggioranza dei casi il libro di testo digitale è costituito da un file in formato pdf. Non un testo navigabile “nativo digitale” ma l’esposizione digitale del vecchio testo cartaceo.
Cosa implica oggi l’utilizzo di un testo “digitale” o “misto” come vengono definiti? Nella gran parte dei casi, nella possibilità di scaricare uno più file testuali e, nel caso in cui invece il testo è corredato da file audio e ipertestuali, spesso è necessario contattare il rappresentante dell’editore, che installa in un solo dispositivo il volume adottato. Volume che non può essere riusato e rielaborato, e non basta avere una password, inserire i dati della scuola e della classe che lo adotta: il problema è la presenza del Copyright. E ci sono casi in cui l’utilizzo è legato ad uno specifico sistema operativo.
Tutti gli anni nel mese di aprile inizia la sfilata dei rappresentanti delle diverse case editrici che cercano di far adottare dei propri testi digitali. Le aule vengono invase da montagne di testi cartacei e/o pseudo digitali di cui i docenti dovranno entro poche settimane valutarne i contenuti e apprezzare quello che solo sulla carta viene dichiarato e cioè che il testo è corredato da contenuti ipertestuali file audio e video, che favoriscono i diversi stili di apprendimento dei nostri alunni, ma che non si ha modo di testare, perché solo a settembre, dopo averlo adottato, si potranno apprezzare tutti gli “effetti speciali” annunciati.
I libri di testo digitali dovrebbero, attraverso linguaggi multimediali grafico-testuali-audio, dare la possibilità di lavorare anche a distanza e quindi generare quel cambiamento atteso da anni: una scuola senza confini, in continuum e vicina alla realtà quotidiana degli studenti.
In questo senso la possibilità di rielaborazione del testo (da parte degli studenti e degli insegnanti) dovrebbe essere prevista tra i requisiti essenziali dei libri digitali.
Come fare?
Tra le soluzioni percorribili c’è certamente la proposta da Avanguardie Educative sull’integrazione tra contenuti didattici digitali e libri di testo. Una proposta che punta a rendere la costruzione del libro un momento di apprendimento collettivo. Con un obiettivo ambizioso: “La scuola si trasforma in un grande laboratorio dove si apprende il processo di costruzione della conoscenza attraverso una metodologia che è quella della progettazione. I libri di testi e i materiali didattici realizzati sono insieme strumento e prodotto dei percorsi di formazione.”