PagoPA

Polimi: “La PA si prepari al futuro dei pagamenti mobili”

Per avvicinare i cittadini alla PA è necessario permettere loro di usare gli strumenti a cui sono abituati, garantendo che anche il sistema PagoPA integri la maggiore pluralità di soluzioni possibili: dall’home banking alla carta, da Paypal a Apple Pay

Pubblicato il 08 Giu 2017

Valeria Portale

Direttore dell’Osservatorio Innovative Payments e dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano

new digital payment

Da qualche settimana è disponibile anche in Italia il sistema di pagamento mobile Apple Pay, utilizzabile nei negozi dotati di Pos “contactless”, sul web e all’interno delle app mobili. L’arrivo di Apple Pay sul mercato italiano, seppur ancora supportato da pochi istituti di  credito – Unicredit e Carrefour Mobile – e limitato ai soli utenti Apple dotati di iPhone 6 o superiore (da dati ComScore a fine 2016 in Italia sono circa 6 milioni su un totale di 45 milioni di utenti italiani smartphone), avrà un ruolo rilevante per la diffusione dei pagamenti mobili nel nostro Paese.

Si può infatti affermare che sebbene il numero di utenti Apple rappresenti solo una piccola quota del totale degli utenti smartphone, si tratta di una nicchia piccola ma “preziosa”: si tratta infatti di utenti cosiddetti “altospendenti” e molto avvezzi all’utilizzo delle tecnologie mobili e degli strumenti tecnologici. Una nicchia, dunque, che però potrebbe fare da traino a un utilizzo sempre più consistente dei sistemi di pagamento mobile. Apple Pay potrebbe fornire il giusto incentivo sia al cambiamento delle abitudini di pagamento degli italiani sia alla diffusione del Mobile Payment.

Probabilmente, certo, il cambiamento non sarà istantaneo: bisognerà aspettare ancora qualche anno prima di vedere gli effetti concreti dell’arrivo di Apple Pay in termini di diffusione dei sistemi di pagamento via cellulare: all’inizio sarà un fenomeno limitato, ma come avviene per tutte le innovazioni, nel giro di qualche anno, si assisterà a un aumento consistente e vasto dell’utilizzo di queste forme di pagamento. E ciò avverrà quando a supportare Apple Pay e gli altri sistemi simili si uniranno altri istituti di credito oltre ad Unicredit – certo, uno dei principali istituti italiani – e Carrefour Banca.

Nell’ambito dei pagamenti mobili, possiamo quindi dire che il 2017 sarà un anno di grande fermento, ma se guardiamo invece ai pagamenti alla Pubblica amministrazione appare fuor di dubbio che i tempi del cambiamento saranno un po’ più lunghi: non crediamo che si vedranno effetti diretti da ingresso di Apple Pay sulla PA già nel 2017. E’ giusto tuttavia che le PA tengano conto anche di queste soluzioni perché tra qualche anno, quando la gran parte degli italiani sarà abituata all’utilizzo di questi sistemi, anche la piattaforma PagoPa dovrà necessariamente integrarli al suo interno. La riflessione su come questi sistemi potrebbero essere adattati alla piattaforma per i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione dovrebbe partire già oggi, così che quando la loro diffusione sarà capillare, i cittadini potranno avere la stessa user experience sperimentata sui canali di ecommerce o mobile anche per i pagamenti alla PA.

Se è vero che la PA dovrebbe mettere sempre il cittadino al centro dei propri servizi, sarebbe infatti anacronistico seguire, nel settore dei pagamenti, un binario completamente diverso da quello che i cittadini utilizzano quando fanno, ad esempio, i loro acquisti sulle principali piattaforme di ecommerce.

PagoPA dovrà quindi necessariamente comunicare anche con sistemi di pagamento più evoluti e, anche se questo non avverrà nel breve periodo, l’evoluzione deve essere improntata fin da ora nell’ottica della realizzazione di un sistema che non dovrà mai star fermo.

Alla piattaforma bisognerà pian piano integrare delle novità, dovrà seguire costantemente l’evoluzione dei pagamenti mobili. E’ questo il punto chiave: è necessario porsi fin da subito  le giuste domande affinché nel medio-lungo termine non si finisca per offrire ai cittadini soluzioni obsolete e avulse dalle loro abitudini di pagamento.

E’ dunque corretto l’approccio volto allo sviluppo di una piattaforma che sia pian piano integrabile, una logica quasi open API, in base alla quale si possa andare via via a modificare alcuni aspetti per integrare le ultime innovazioni.  Occorre però fare attenzione, allo stesso tempo, a non far sì che l’innovazione sia in ritardo di tre anni e predisporre la piattaforma per fare in modo che i cittadini possano pagare la PA con le stesse modalità che hanno a disposizione sui principali siti di ecommerce.

L’importante, per semplificare e avvicinare i cittadini alla PA, è infatti permettere loro di usare gli strumenti a cui sono abituati, garantendo la maggiore pluralità di soluzioni possibili: dall’home banking alla carta, da Paypal a Apple Pay.

La direzione dovrebbe essere questa e crediamo che in Agid e nel Team per la Digitalizzazione si stiano già facendo le giuste riflessioni su questi temi. Sarà poi il cittadino a privilegiare la soluzione che preferisce.

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