PIANO TRIENNALE AGID

Marzano (Roma): “Cosa ci convince e che cosa no, nel Piano Triennale Ict”

L’approvazione del Piano Triennale per l’ICT della PA è certamente un evento importante, anche perché atteso da tempo, ma sul tema della governance e su alcuni progetti strategici c’è ancora da fare

Pubblicato il 01 Giu 2017

Flavia Marzano

Digital Transformation Consultant

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L’approvazione del Piano Triennale per l’ICT della PA è certamente un evento importante, anche perché atteso da tempo, soprattutto da quando la legge di stabilità per il 2016 aveva legato le possibilità di spesa delle PA ai criteri che sarebbero stati definiti nel Piano, con il vincolo di ridurre la spesa corrente del 50% nel triennio.

Non solo, le Amministrazioni locali, come la nostra, aspettavano il Piano Triennale per capire come gli interventi previsti si ponevano rispetto alle linee nazionali di spesa e quindi se le linee di azione potevano essere confermate.

Tra gli aspetti positivi sono la conferma di alcune linee di tendenza (l’enfasi sul software libero, ad esempio anche sollecitata dalla Call per la selezione di progetti sviluppati presso le PA), la spinta su alcuni progetti strategici nazionali (SPID, PagoPA), oltre che un focus specifico e concreto sul tema dati, grazie ad una buona vision pragmatica che ha prodotto il DAF (Data Analytics Framework) e un gruppo di lavoro molto efficace guidato dal Team per la Trasformazione Digitale e AgID e a cui Roma Capitale sta partecipando con molto interesse.

Da includere tra gli aspetti positivi ci sembrano anche la conferma del “modello delle API” per l’interoperabilità dei servizi e la scelta di sviluppare piattaforme abilitanti lì dove si registra un’esigenza comune (è il caso del sistema “ComproPA” che viene incluso nel Piano anche con tempi di rilascio molto stretti).

Ci lasciano un poco perplessi, invece, alcune scelte, su differenti fronti:

  • sui data center, a dispetto di una tabella di marcia molto serrata, di fatto non appaiono sufficiente le informazioni che possono permettere già adesso di prefigurare la prospettiva di sviluppo per un ente come Roma Capitale che può candidarsi ad essere Polo Nazionale (da solo o in associazione con altri enti territoriali). Solo nel 2018, se le scadenze (per la definizione dei requisiti e poi la valutazione e l’accreditamento) verranno rispettate, sapremo se viene confermata l’evoluzione possibile come Polo, ma intanto sarà per noi necessario aver definito e costruito l’indirizzo di sviluppo in questo senso;
  • sull’ANPR, che continua ad essere il progetto strategico propedeutico per il successo di molte iniziative nazionali (ad esempio la Carta d’Identità Elettronica, SPID stesso), c’è un pregevole tentativo di fissare una nuova scadenza a tempi stretti (dicembre 2018), peccato che molte delle funzionalità saranno sviluppate il prossimo anno mantenendo la difficoltà attuale dei comuni sul subentro;
  • sulla governance rimane la mancanza di chiarezza sul ruolo che possono e devono svolgere gli enti territoriali: Regioni, Città Metropolitane e amministrazioni locali della dimensione di Roma, che possono essere enti di riferimento per lo sviluppo digitale, ma che continueranno a doverlo essere progetto per progetto (come per Roma Capitale sul Nodo dei Pagamenti), senza un indirizzo e un supporto organico;
  • sul riuso e in generale sulla collaborazione tra le Amministrazioni, che non sale a modello di funzionamento, nonostante il successo del PON Governance sul riuso, ma rimane opportunità specifica, da sviluppare caso per caso.

La sfida è certamente proiettata sulle tante scadenze poste per il 2017, con molte linee guida e indirizzi che le amministrazioni dovranno essere in grado di recepire rapidamente, e il 2017 (o quel che rimane) è un anno decisivo per le ambizioni del Piano Triennale. Per questo il tema delle risorse e delle competenze diventa centrale, con la sempre più pressante esigenza di prevedere un’apertura specifica di assunzioni per il personale con competenze ICT, oggi in gran parte assente dal settore pubblico. Per un’amministrazione come quella di Roma Capitale, che ha oggi meno della metà del dimensionamento di personale tecnico ICT definito dal Commissario Tronca nel 2015, la carenza di interventi su questo fronte rende oltremodo difficile il percorso di cambiamento.

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