La proposta

La formazione IT nella Pa, le regole per farla bene

L’eGovernment decollerà solo grazie a un nuovo modo di formare i dipendenti pubblici. Bisogna partire dal presupposto che è un grande progetto di cambiamento organizzativo e gestionale e agevolare le pratiche di natura manageriale interna alla PA

Pubblicato il 18 Gen 2013

Giuliano Noci

Politecnico di Milano

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La formazione all’IT nella Pubblica Amministrazione è stata finora una questione mal posta. Rimane così una lacuna che ha impedito di raggiungere risultati all’altezza degli obiettivi, in questi ultimi dieci anni trascorsi a tentare di digitalizzare la PA.

Sono state varate tre versioni del Codice dell’Amministrazione Digitale, lo stesso Governo Monti ci lascia in eredità la cosiddetta Agenda Digitale.

Taluni rileveranno che i dipendenti della PA non si sono di certo fatti mancare in questi anni nulla in materia di formazione. Vero, ma troppo spesso hanno partecipato a corsi inerenti temi/ambiti poco utili all’attuazione di progetti di eGovernment: nella maggior parte dei casi si è infatti trattato di approfondimenti normativi e/o di argomenti tecnici inerenti le operations caratteristiche dell’ente e/o dell’ufficio di appartenenza del singolo partecipante.

Che cosa serve invece? In primo luogo, una differente prospettiva/sistema di obiettivi: la formazione, a questo livello, deve muovere dal presupposto che l’eGovernment non va inteso come un fatto tecnico-informatico quanto piuttosto come un grande progetto di cambiamento organizzativo e gestionale che vede la tecnologia giocarvi il ruolo di fattore abilitante. Diviene di conseguenza necessario che i contenuti facciano riferimento alla gestione dei progetti di cambiamento, agli assetti organizzativi, alla gestione per processi. Laddove necessaria la formazione tecnica deve andare in profondità così da permettere, da un lato, la riqualificazione delle competenze interne – rendendo possibile l’allocazione delle persone ad attività a valore aggiunto e l’eventuale esternalizzazione di attività non “core” e a basso valore aggiunto – e, dall’altro, la riduzione della dipendenza strutturale dell’ente da fornitori esterni. Vista la pervasività della tematica è, infine, necessario che la formazione venga realizzata, almeno in parte (con riferimento agli aspetti maggiormente codificati), attraverso l’e-learning così da ridurre l’inevitabile duplicazione degli sforzi e dei costi conseguente alla necessità di replicare iniziative simili sul territorio nazionale. In conclusione, la formazione deve svolgere un duplice ruolo: ridurre in modo significativo le resistenze al cambiamento – anche associate al fatto che le persone temono di essere sostituite dal software – e agevolare l’affermazione di pratiche di natura manageriale anche a livello di PA.

Quanto ne sono consapevoli gli utenti e dirigenti della PA? Abbastanza; basti pensare che una recente indagine condotta nell’ambito dell’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano ha evidenziato che quasi il 60% delle Regioni ritiene che la formazione abbia un ruolo molto importante per l’attuazione di progetti di innovazione così come l’80% dei Comuni di grandi dimensioni attribuisce alla stessa una certa rilevanza (cfr. Figura 1).

Possiamo dunque sperare che nel prossimo futuro vengano intrapresi progetti efficaci di formazione sul tema della digitalizzazione degli enti pubblici? Sì ma a due condizioni. Occorre che i vertici della PA si rendano conto della portata strategica di iniziative di eGovernment – come leva chiave per il raggiungimento degli obiettivi della Spending Review – e, quindi, della necessità di adeguare le competenze del personale. È inoltre fondamentale che la formazione venga vista come attività integrante di un più ampio progetto di cambiamento – quello che va verso l’eGovernment – e venga pertanto accompagnata da iniziative complementari quali, ad esempio, il cambiamento del sistema di incentivi (ove la premialità è rivolta ad azioni orientate alla digitalizzazione): solo, in questo modo, è possibile massimizzare la probabilità che quanto veicolato a livello formativo entri nella gestione caratteristica di tutti i giorni.

Insomma, la formazione del personale rappresenta indubbiamente una leva importante per l’affermazione di progetti sostenibili a livello di eGovernment ma è davvero molto diversa da quanto realizzato in questi dieci anni. E non si speri che in nome della necessità di ottenere risparmi nei bilanci della PA sia possibile raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale senza formazione: tali iniziative sono troppo diverse dall’attività routinaria per poter sperare di centrare l’obiettivo senza un adeguamento del set di competenze dei funzionari della Pubblica Amministrazione italiana.

Quanto potrebbe essere utile l’attivazione di corsi di formazione per migliorare la capacità di introdurre e gestire progetti di innovazione dell’Ente?

Fonte: Osservatorio eGovernment 2012 (School of Management, Politecnico di Milano)

Figura 1 – Il ruolo percepito della formazione come leva di innovazione

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