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Sanità digitale, Polimi: “Che fare dopo il piano triennale Agid”

Preoccupa l’enfasi, quasi esclusiva, che viene data al Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) all’interno del Piano triennale Agid. Si rischia di non fornire impulso adeguato ad ambiti altrettanto importanti come la Cartella Clinica Elettronica, la dematerializzazione dei referti o le prenotazione online

Pubblicato il 26 Giu 2017

Mariano Corso

Presidente P4I e membro del Board Scientifico Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

fascicolo sanitario elettronico

Lo scorso 31 maggio è stato pubblicato il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica amministrazione 2017–2019. Un passo importante che Pubbliche Amministrazioni e mercato attendevano da parecchi mesi.

In accordo con il documento Crescita Digitale 2014-2020, di cui il piano triennale vuole rappresentare la declinazione operativa, viene riportata una ampia sezione dedicata alla Sanità, che rappresenta uno degli Ecosistemi della PA. Si tratta di un fatto significativo, l’ulteriore riconoscimento di come la Sanità debba costituire un pilastro essenziale nella trasformazione digitale del nostro Paese.

Una lettura attenta del piano, tuttavia, suscita alcune preoccupazioni. In particolare occorre porre attenzione all’enfasi, quasi esclusiva, che viene data al Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), presentato come obiettivo realizzativo a prescindere da un suo organico inserimento all’interno di un piano evolutivo della Sanità digitale di ciascuna Regione.

Il Fascicolo Sanitario Elettronico, in realtà, può rappresentare un importante fattore di innovazione, una piattaforma per rendere il sistema di cura più sostenibile e vicino al cittadino, solo se viene concepito e inserito nel quadro di un percorso di digitalizzazione dei processi e dei servizi sanitari. Quando avulso da quest’ultimo, viceversa, il Fascicolo Sanitario Elettronico rischia di diventare un mero contenitore di scarsa utilità per il cittadino e gli operatori.

Concentrandosi su obblighi e scadenze di tipo puramente tecnico e formale, si rischia che il piano non fornisca un adeguato impulso alla organica realizzazione di investimenti, come la Cartella Clinica Elettronica, la dematerializzazione dei referti o le prenotazioni online. Si tratta di ambiti altrettanto importanti e peraltro presenti e raccomandati nel documento per la Strategia Digitale 2014-2020, che rappresentano, in molte realtà, una precondizione di utilità dei FSE.

Le ricerche dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, hanno evidenziato come, anche nelle Regioni in cui i Fascicoli sono già da tempo attivi, il livello di utilizzo da parte di cittadini e medici resta spesso molto limitato. Soltanto un medico di Medicina Generale su tre, ad esempio, utilizza ad oggi il FSE. Le ancora poche, ma comunque significative esperienze di successo, ci dicono viceversa che un’attenzione, fin dalla fase di concezione del Fascicolo, alla digitalizzazione dei processi e allo sviluppo e alla comunicazione di servizi utili, porta allo sviluppo di FSE che non sono semplici “contenitori di documenti”, ma piattaforme di servizi utili e apprezzati perché “nativamente” pensati sui bisogni di cittadini e medici. La tecnologia rappresenta soltanto una delle sfide nella realizzazione di progetti complessi come quelli dei FSE, e certamente non la più importante. Occorre partire da una visione coerente e condivisa di Sanità digitale e accompagnare il percorso di innovazione con una riorganizzazione del sistema di cura e la diffusione di cultura digitale tra gli operatori socio-sanitari e i cittadini stessi. Il vero successo di questi progetti, dunque, non andrà misurato sulla base del semplice rispetto di requisiti e scadenze tecniche e formali, ma su risultati reali come l’utilizzo e il gradimento da parte di cittadini e medici, l’effettiva e completa disponibilità per il cittadino di informazioni e servizi, il miglioramento della qualità e continuità di cura.

Bene dunque che il piano triennale sia stato finalmente pubblicato e che contenga una sezione sulla Sanità digitale, ma nel recepirlo e controllarne l’attuazione, si faccia attenzione a non limitarsi a spingere a una realizzazione tecnica dei FSE, ma a inquadrare quest’ultima all’interno di roadmap coerenti di sviluppo della Sanità digitale a livello regionale. Occorre evitare di operare in una logica di puro adempimento e realizzare costosi quanto inutili contenitori, che finirebbero per essere come “autostrade nel deserto”, inutilizzate dai cittadini perché non adeguatamente integrate e alimentate da medici e aziende sanitarie.

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