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Digital B2B, l’Italia comincia a svegliarsi: ecco come

La digitalizzazione è uno dei principali strumenti per riacquistare competitività e iniziare a scalare le troppe classifiche economiche in cui l’Italia resta fanalino di coda in Europa

Pubblicato il 11 Lug 2017

Irene Facchinetti

direttore Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione del Politecnico di Milano

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In un contesto in cui il digitale è parte integrante del nostro presente (di consumatori, cittadini e, più in generale, utenti) ma anche condizione necessaria per la competitività delle imprese, parlare – ancora – di Digital B2b potrebbe sembrare quasi un “ritorno al passato”.

Eppure, è proprio l’ancora ridotto livello di diffusione del digitale tra le imprese – e, più in generale, all’interno del sistema economico italiano – a sottolineare l’urgenza di affrontare, con ancora più forza e decisione, questi temi. Le dinamiche di trasformazione digitale delle nostre imprese, seppur interessanti, sono ancora lente e, tendenzialmente, prerogativa delle realtà più grandi e strutturate (e non di tutte).

Sono circa 120.000 – in crescita del 20% rispetto al 2015 e più che raddoppiate nell’ultimo quinquennio – le imprese in Italia che hanno iniziato a utilizzare strumenti digitali a supporto delle relazioni con i propri clienti e fornitori, grazie a strumenti di digitalizzazione dei processi B2b. Si tratta del 50% delle grandi imprese (in Italia circa 4.500), cui si aggiunge il 26% delle PMI (circa 250.000), mentre le microimprese coinvolte restano ancora meno dell’1% (dei circa 4,8 milioni, oltre il 95% di tutte le partite IVA in Italia).

Guardando al valore dell’eCommerce B2b in Italia, inteso come l’utilizzo di strumenti digitali nelle transazioni tra le imprese, nel 2016 raggiunge quota 310 miliardi di euro. È un valore certamente significativo in valore assoluto e, oltretutto, in sensibile crescita – del 20% circa – rispetto all’anno precedente, ma se confrontato con gli scambi B2b complessivi tra le imprese italiane, pari a 2.200 miliardi di euro, pesa ancora solo il 14%.

Con riferimento alle diverse soluzioni tecnologiche, continua a crescere lo scambio elettronico di dati (EDI), con oltre 150 milioni di documenti (+36% rispetto al 2015) scambiati da 12.000 imprese. Sono diffusi anche i Portali B2b e le Extranet – nel 2016 circa 430 in Italia – che connettono circa 120.000 organizzazioni per lo scambio di documenti del Ciclo dell’Ordine. I portali di eProcurement, attivati per lo più da grandi imprese per supportare soprattutto i processi di selezione e qualifica dei fornitori, sono invece 250 in Italia.

Rispetto allo scorso anno abbiamo registrato – anche attraverso i 120 casi di studio effettuati dall’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b – una maggiore sensibilità da parte delle imprese alle opportunità offerte dall’eCommerce B2b. Oltre il 60% delle grandi imprese intervistate indica tra le priorità di investimento, per i prossimi tre anni, progetti digitali a supporto delle transazioni B2b. Le grandi imprese, riconoscendone l’importanza, sono pronte ad adottare soluzioni di digitalizzazione del Ciclo Ordine-Consegna-Fattura-Pagamento. Anche la Digitalizzazione dei processi interni, soprattutto per i progetti di Gestione Elettronica Documentale e Conservazione Digitale, è tra le priorità per il 60% delle grandi imprese.

Tre imprese su quattro dichiarano tra le proprie priorità almeno un progetto di carattere collaborativo con i propri clienti e/o fornitori, principalmente a supporto dei processi di Marketing e di Monitoraggio della Supply Chain.

L’urgenza di mettere in atto una strategia decisa verso una trasformazione digitale è ormai sotto gli occhi di tutti. Guardando non solo alle singole organizzazioni, ma direttamente al nostro sistema Paese, la produttività del lavoro è la più bassa registrata in Europa (cresciuta, nel periodo 1995-2015, con una media annua dello 0,3% contro l’incremento medio europeo dell’1,6%). La percentuale di economia sommersa rispetto al PIL – pari al 27%, con un tax gap che vale circa 109 miliardi di euro l’anno – fa posizionare l’Italia al ventitreesimo posto mondiale, seguita soltanto dalla Grecia e dal Messico. Troviamo l’Italia all’ultimo posto anche in relazione al carico fiscale complessivo per le imprese, che, superando il 64%, è il più alto in Europa. Il debito pubblico italiano è il secondo più alto in Europa – pari al 132,6% – dopo quello della Grecia.

La nostra convinzione è che la digitalizzazione sia uno dei principali strumenti che abbiamo a disposizione per riacquistare competitività e per iniziare a scalare queste classifiche che da troppo tempo vedono l’Italia come il fanalino di coda del sistema economico europeo.

Come sostenuto – e dimostrato – in anni di ricerche dell’Osservatorio, la Digitalizzazione può migliorare significativamente la gestione dei processi, semplificare e ottimizzare le procedure interne alle organizzazioni nonché le relazioni con i partner di business (clienti e fornitori), recuperare efficienza e aumentare la produttività. Si tratta di benefici alla portata di tutte le imprese e le Pubbliche Amministrazioni.

Nell’ultimo periodo, la digitalizzazione – e, in particolare, la fatturazione elettronica anche nelle relazioni tra privati – è all’attenzione del Legislatore anche per il ruolo che può giocare nella lotta all’evasione fiscale. Certamente può essere uno strumento abilitante, in termini di prevenzione (costituendo un deterrente per potenziali evasori), semplificazione (abbattendo la complessità e i costi di gestione legati al pagamento delle tasse), trasparenza (evidenziando le situazioni di maggiore rischio) e controllo (facilitando la comprensione delle dinamiche da parte di chi deve controllare).

Più in generale, il nuovo Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione, il Piano Industria 4.0 del Ministero dello Sviluppo Economico, tutte le iniziative – comunitarie, nazionali e regionali – che vanno nella direzione di una Digitalizzazione pervasiva tra le organizzazioni fanno credere che la dimensione di urgenza sia stata avvertita. Serve ora una governance, capace di guidare e coordinare tutte le iniziative e di coinvolgere, in modo corretto e attento, tutti gli stakeholder. Serve costruire, insieme, l’Italia Digitale.

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