Credo che una delle azioni che ha maggiore rilevanza nello sviluppo della centralità della scuola come fulcro per lo sviluppo della cultura digitale nel nostro Paese sia l’azione 29, che viene così presentata nel testo del PNSD “Gli investimenti e le azioni per la scuola digitale non si esauriscono con questo Piano. I territori giocano una parte fondamentale, sia attraverso i propri investimenti, che attraverso l’accompagnamento, il Governo e l’innovazione a livello locale. Insieme ai territori, infatti, si può concretamente completare la visione di educazione nell’era digitale che questo Piano propone. Il Piano Nazionale Scuola Digitale rappresenta il punto di partenza, la piattaforma concettuale, progettuale e amministrativa attraverso cui sostenere ulteriori azioni territoriali. Gli accordi che saranno sviluppati, a partire da Regioni e Città Metropolitane, avranno uno schema comune, e si impegneranno anche a valorizzare le specificità e qualità di ogni territorio.”
Solo poche Regioni e ancor meno Città Metropolitane (con tutta l’ambiguità della definizione) hanno finora sottoscritto accordi territoriali, anche se il processo è diventato finalmente tra i filoni prioritari di attività per lo sviluppo del PNSD (e l’evento organizzato dal Miur per il 26 luglio dovrebbe darne forte testimonianza).
Il tema è centrale per due ragioni fondamentali:
- per la piena realizzazione di alcuni dei progetti lanciati dal Miur (penso agli atelier creativi e alle biblioteche scolastiche digitali) è fondamentale la costruzione di una rete territoriale che permetta alle scuole di beneficiare di competenze ed esperienze già presenti (nelle associazioni, nelle università, nelle amministrazioni);
- per la concreta realizzazione dei programmi per lo sviluppo della cultura digitale e delle competenze digitali (che nel Codice dell’Amministrazione Digitale è tra i compiti assegnati alle amministrazioni) bisogna agire a livello territoriale, capillarmente, a partire da quei presìdi culturali che già sono attivi e valorizzando la connessione tra le molteplici iniziative, per renderle più efficaci e incisive sulla popolazione dei diversi quartieri, curandone così le diverse specificità.
Su questo secondo fronte, la creazione di una struttura connettiva, ad esempio, tra scuole, biblioteche, centri culturali diventa la chiave per far passare i progetti da uno stadio di transitorietà a uno in cui i risultati si consolidano in un impianto di sistema, duraturo e strutturale.
Questo permette di rendere le iniziative della scuola parte di un progetto territoriale di sviluppo e quindi di darne beneficio a più fasce d’età, con un più ampio impatto e una maggiore efficacia. Una connessione che dà come primo beneficio la migliore conoscenza e comunicazione delle iniziative, e quindi la maggiore possibilità di creare iniziative di partecipazione, per un’ossatura sempre più salda delle comunità locali.
Inserire le biblioteche scolastiche nel circuito delle biblioteche comunali, integrare le iniziative degli atelier creativi nelle sempre più dense reti di fablab, palestre dell’innovazione, significa valorizzare competenze e, anche, consolidare prospettive di creazione di nuove attività sociali ed economiche. Significa pensare ad interventi di supporto alla crescita culturale dei quartieri, base essenziale per una crescita sociale ed economica.
Se la carenza di competenze digitali nel nostro Paese è ormai in modo più che evidente una delle principali zavorre per la crescita, e uno dei fattori di maggior peso è lo scarso livello di alfabetismo funzionale e di istruzione, pensare alla centralità della scuola nello sviluppo dei territori diventa uno dei “must” delle programmazioni delle amministrazioni locali.
L’auspicio è che la maggiore spinta del Miur favorisca una maggiore attenzione delle amministrazioni su questo aspetto. Non tanto per appoggiare le iniziative scolastiche, quanto per un nuovo progetto di territorio.