Nel 2014 distribuiremo le prime nuove carte d’identità (“documento unico”), in parallelo con l’anagrafe della popolazione, che parte pure l’anno prossimo e sarà a regime nel 2015.
Sono due aspetti che devono andare di pari passo, non si possono avere le nuove carte senza una nuova anagrafe. Il terzo tassello di questa rivoluzione è il domicilio digitale, basato su un indirizzo di posta elettronica certificata, per il quale va definito uno standard europeo. E’ il diritto di qualunque cittadino a interagire con la Pa tramite il domicilio digitale.
Un aspetto spesso ignorato, per la nuova anagrafe, è che i Comuni potranno continuare- se vogliono- a tenere i dati in loco, magari per motivi prestazionali, per migliorare l’erogazione dei servizi agli utenti. Ma dati presenti nelle Pa locali avranno validità solo se sono sincronizzati con quelli presenti nell’anagrafe centrale. Adesso invece avviene l’opposto.
In più, la nuova anagrafe permette di aggiungere altri campi nel profilo del cittadino e così stiamo pensando ad altre innovazioni. Per esempio a creare l’anagrafe nazionale degli assistiti della Sanità pubblica. Sarebbero le Asl ad aggiornare i campi relativi, a costi trascurabili. I vantaggi: si faciliterebbe la circolazione dei dati del cittadino tra Pa diverse, si evitano inefficienze ed errori (casi paradossali attuali: ci sono assistiti con doppi medici assegnati o medici che continuano a essere associati ad assistiti ormai deceduti).
Stiamo pensando inoltre a una norma che centralizzi il fascicolo sanitario elettronico, in modo analogo a quanto stiamo facendo con l’anagrafe. Ma ci sembra impossibile far dialogare tutte le aziende sanitarie, per unificare il fascicolo a livello nazionale. Allora la norma potrebbe imporre alle Regioni un’alternativa: si accorpino nella gestione sanitaria entro un certo numero di mesi; se non lo fanno nei tempi previsti siano obbligate a usare il fascicolo sanitario centralizzato.