S@lute

Sanità, evitare il disastro sociale: le quattro sfide da vincere (col digitale)

Il sistema sanitario del Paese deve trovare nuovi equilibri, per evitare un crac socio-economico importante nei prossimi anni. Ecco le strade da percorrere, secondo i massimi esperti del settore. In attesa dell’evento S@lute 2017 il 20-21 settembre a Roma

Pubblicato il 11 Set 2017

Mariano Corso

Presidente P4I e membro del Board Scientifico Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

duplicato tessera sanitaria

Far evolvere il sistema sanitario: una partita a cui è legato il futuro dell’Italia. E che possiamo vincere solo grazie al digitale. Possiamo riassumere i fattori in gioco come quattro nuovi equilibri che il sistema italiano deve trovare. Li approfondiremo durante il prossimo evento S@lute2017, il 20-21 settembre a Roma.

La premessa è che il settore della Salute sarà sempre più strategico per l’Italia.

Lo è da più punti di vista:

  1. per l’equilibrio dei conti pubblici;
  2. per l’economia e l’occupazione;
  3. per l’equità e la tenuta sociale;
  4. per l’attrattività del nostro Paese e dei nostri territori.

Quest’ultimo punto è una novità emblematica del fenomeno in corso. Sempre più la qualità del sistema socio-sanitario determina l’attrattività di un Paese. Si pensi al Portogallo che, con politiche fiscali e socio-sanitarie mirate, sta riuscendo ad attrarre sempre più pensionati da altri Paesi Europei che, trasferendosi, spostano ricchezza e crescita.

Far fronte alla progressiva divaricazione tra crescita della domanda di cura e risorse disponibili sarà allora la grande sfida che richiederà uno sforzo di sistema. Il digitale in questa sfida è una delle poche leve a nostra disposizione, una leva da cui è impossibile prescindere perché consente di trovare nuovi, importanti equilibri nel sistema sanitario e di cura.

Innanzitutto, occorre trovare un nuovo equilibrio nell’erogazione dei servizi tra pubblico, privato e terzo settore. Senza mobilitare tutte queste energie sarà impossibile fronteggiare l’esplosione della domanda di cura che fenomeni come l’invecchiamento demografico e i progressi nella ricerca clinica e farmacologica immancabilmente porteranno. A fronte di questi trend le sole risorse pubbliche sono destinate a rivelarsi sempre più inadeguate. Di qui l’importanza di fare leva sul contributo di servizi di assistenza privati – acquistati direttamente dal cittadino o forniti dalle aziende come benefit – o di volontariato. Anche su questo nuovo equilibrio il digitale può avere un ruolo fondamentale nel consentire di integrare servizi, informazioni e canali provenienti dai diversi setting di cura assicurando coerenza e appropriatezza.

Un secondo livello di equilibrio da ricercare sta nel rapporto tra ospedale, luogo in cui si dovrebbero trattare solo le acuzie, e territorio, luogo di prevenzione e cura delle cronicità. Attraverso il digitale è possibile spostare questo equilibrio creando sistemi di cura sempre più connessi, che evitino o riducano al massimo il ricorso alla ospedalizzazione, risparmiando risorse e migliorando continuità e qualità della cura. Non solo la telemedicina, ma anche l’informatizzazione dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA), risulta essenziale per abilitare questi nuovi e più efficaci equilibri. I dati tratti dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Sanità dicono che purtroppo ad oggi le soluzioni che abilitano l’interscambio informatizzato di dati e documenti sui pazienti attraverso PDTA informatizzati sono ancora poco diffuse: il 28% delle aziende lo fa all’interno di una rete di patologia, il 22% con altre aziende ospedaliere e il 16% con i MMG, mentre solo una minoranza con strutture che erogano cure intermedie (14%) o servizi socio-sanitari e/o socio/assistenziali (8%).

Questi dati, seppure indicano un trend in miglioramento rispetto a quanto rilevato nel 2016, testimoniano quanta strada ci sia ancora da fare per avere sistemi che rendano possibile la continuità assistenziale e spostino la cura verso il territorio.

Un terzo elemento su cui si richiede un ripensamento degli equilibri attraverso il digitale è il rapporto tra Stato e Regioni e tra Stato e livello comunitario. La trasformazione digitale permette di centralizzare dati e razionalizzare risorse, ma impone al tempo stesso la definizione di standard e infrastrutture a livello nazionale e in prospettiva europeo. Lo sviluppo di Fascicoli Sanitari Regionali interoperabili rappresenta un buon esempio di come, attraverso il digitale, sia possibile sviluppare progetti di innovazione che, pur nel rispetto dell’autonomia e delle specificità locali, rispondano al diritto dei cittadini a ricevere una qualità crescente e omogena di servizi sanitari indipendentemente dalla struttura e dalla Regione nella quale si trovano.

Un quarto e ultimo elemento di ricerca di equilibrio riguarda il rapporto tra cittadini/pazienti e operatori sanitari. Grazie all’empowerment creato dall’utilizzo degli strumenti digitali, i cittadini possono diventare soggetti sempre più attivi e autonomi nel Sistema Sanitario. Distribuendo conoscenza, servizi e informazioni in rete sarà possibile creare modelli di cura sempre più intelligenti, interconnessi e vicini al cittadino.

Perché la trasformazione digitale porti il nostro Sistema Sanitario verso questi nuovi e più efficaci equilibri occorre uno sforzo eccezionale in termini di risorse umane ed economiche, ma prima ancora di organizzazione e governance, con regole, standard e infrastrutture che abilitino il cambiamento. Particolare attenzione andrà prestata alla gestione dei dati sanitari: costruire le condizioni per una loro gestione efficace e sicura a livello di sistema costituirà banco di prova e al tempo stesso condizione abilitante di una governance efficace del sistema salute nell’era digitale.

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