Quando oggi parliamo di “Buona Scuola” non possiamo che fare riferimento a due vere innovazioni apportate dalla legge di riforma del settore (L. 107/2015) e cioè l’alternanza scuola -lavoro e il Piano nazionale scuola digitale.
Non che in passato non si parlasse di digitale a scuola o di collegamento con il mondo delle imprese., ma il merito della 107 è quello di aver sicuramente strutturato e organizzato (con tutti i limiti fisiologico-temporali che ancora vanno colmati) questi due percorsi formativi inserendoli dal 2015 stabilmente nelle attività didattiche dei nostri istituti.
I numeri del PNSD
“Digitale e lavoro” sono le due parole chiave su cui accentuare gli sforzi dell’intera comunità scolastica. Al terzo anno di programmazione del PNSD, sono più di 8.000 i docenti animatori digitali formati con il compito di portare innovazione nelle scuole di competenza e molti di loro hanno già svolto percorsi di formazione di eccellenza anche all’estero attraverso 166 progetti di mobilità europea “Erasmus Plus” approvati solo nell’ultimo anno.
Gli investimenti per il settore
Per quanto riguarda gli investimenti a favore dell’alternanza scuola-lavoro – a valere sulle risorse della “Buona Scuola”– il Miur ha pianificato un investimento di 100 milioni di euro all’anno, per permettere ad ogni studente della scuola secondaria italiana di svolgere un percorso di questo tipo.
Una missione a cui possono partecipare tutt’oggi anche le imprese digitali con l’obiettivo di raggiungere il 100% di partecipazione studentesca. In questa direzione si inserisce il protocollo d’intesa con Confindustria Digitale o l’accordo con i numerosi attori dell’ecosistema dell’innovazione per sviluppare schemi di alternanza scuola-lavoro rivolti al coinvolgimento degli studenti in aziende che operano nel settore digitale.
Le cifre dell’alternanza
Gli ultimi dati, aggiornati a settembre 2017, parlano di 5.200 soggetti imprenditoriali ed enti iscritti nel registro nazionale dell’alternanza scuola-lavoro. Le province italiane con il numero maggiore di imprese registrate sono situate soprattutto al nord (nella top ten nazionale, 8 province sono al nord e 2 al sud: Verona, 271 imprese ed enti; Vicenza, 258; Avellino, 224; Reggio Emilia, 214; Venezia, 190; Treviso, 176; Milano, 174; Ravenna, 171; Trapani, 148; Bergamo, 147).
Ma i progetti di alternanza possono riguardare anche collaborazioni con altri soggetti presenti sui singoli territori con i quali sono già stati avviati in passato iniziative produttive in questo settore. Dice bene il Miur quando specifica che non è vero che l’alternanza non si possa fare per mancanza di un tessuto produttivo adeguato, perché i progetti di alternanza non si realizzano solo nelle industrie e nelle aziende, ma anche negli enti locali, nella sanità, nel terzo settore, nelle realtà diffuse in ogni area del nostro Paese. Bisogna poi ricordare come i progetti di alternanza siano stati inseriti nel portfolio delle attività degli studenti per l’accesso all’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione.
I prossimi step dell’alternanza
Ma quali sono gli step da percorrere nei prossimi mesi? A dicembre sono in programma gli stati generali dell’alternanza scuola-lavoro. L’appuntamento, organizzato dal Miur, servirà a tracciare un bilancio dei primi due anni di attività (a partire da settembre 2015), a fare il punto dei progetti già avviati e a tracciare le linee guida per il futuro. Vedremo anche di capire quale ruolo sta assumendo e (quale ruolo assumerà in futuro) la figura individuata dei tutor territoriali dell’alternanza, che affiancheranno sempre di più le scuole e le imprese in questo percorso didattico/formativo.