L'esperienza

Robot in classe, ecco come usarli al meglio

In molte scuole sono stati avviati progetti di apprendimento multidisciplinare che coinvolgono i robot. Un’esperienza nuova, per docenti e studenti, che potrebbe portare presto a interessanti esperienze di alfabetizzazione digitale o di terapia per i bambini

Pubblicato il 03 Nov 2017

Alfonso D’Ambrosio

docente IIS Cattaneo Mattei Monselice

robotica

Mi piace iniziare con una serie di domande che ho raccolto nei miei corsi di formazione per docenti e studenti. In particolare sono i bambini piccoli che pongono le domande più strane ed affascinanti: un robot pensa? Un robot si può sposare? Un robot sa piangere? Un robot può guarire le malattie?

In queste foto vedete il robot umanoide Nao che, opportunamente programmato, ha raccontato ai bambini dell’importanza dell’acqua, attraverso una semplice fiaba, di una gocciolina d’acqua, che dalle nuvole diventa neve e stabilisce un patto di amicizia con un bambino che la raccoglie. Il robot ha mostrato l’importanza del gioco, di muoversi, ha raccontato loro che i robot non sono solo un concentrato di tecnologia, ma possono diventare degli ausili per persone in difficoltà.

Ossa, servo motori, computer e cervello, corrente elettrica e cuore. La robotica educativa è un coacervo di competenze. È un concentrato di Fisica, informatica, matematica, ma apre soprattutto una finestra sull’Uomo.

La robotica educativa, oggi più che mai, non deve tendere al tecnicismo, alla mera programmazione, ma prima di tutto a capire se e come l’interazione uomo/robot, possa migliorare l’interazione uomo/uomo.

La robotica con umanoidi o animali robotici può essere declinata negli ospedali per sperimentare la Robot Pet Therapy, come l’utilizzo di robot in terapie antidolore.

Nella mia scuola utilizzo diversi tipi di robot, sia per attività scientifiche (un robot ha tanti sensori ambientali) sia per sperimentare percorsi di alternanza scuola lavoro con bambini molto piccoli o anziani. In molti casi realizzo robot, da zero, con i miei studenti.

L’utilizzo di un robot mette in continua discussione il mio essere docente, mi spinge ad aggiornarmi continuamente, apre le mie classi al territorio circostante, mi pone continue domande, anche morali.

Qualche settimana fa, con alcuni miei studenti, abbiamo avviato un percorso che ci ha portato in diverse scuole dell’infanzia e della primaria del Veneto.

In una di queste scuole abbiamo incontrato la maestra Laura Cesaro (anche lei si occupa di robotica educativa) che ci ha accolto con entusiasmo. Così racconta quanto vissuto.

“Negli ultimi anni la robotica ha suscitato un grande interesse tra i docenti come un valido strumento sia per sviluppare le abilità cognitive e sociali degli studenti dalla scuola materna alla scuola superiore sia come supporto all’apprendimento disciplinare. All’inizio è facile pensare ad un loro utilizzo in discipline scientifiche, Sono state coinvolte in particolare le materie tecnologiche e scientifiche, ma sono state sviluppate attività di sperimentazione anche in quelle umanistiche grazie ad esempio allo storytelling. I bambini della scuola primaria hanno spesso fra le mani giocattoli-robot, molte volte copie di personaggi dei cartoni animati, e si avvicinano con curiosità e interesse ad esperienze che prevedano la costruzione o l’utilizzo di robot.

Lo sfondo teorico che supporta l’introduzione della robotica a scuola è dato dalle teorie socio-costruttiviste e dell’apprendimento significativo, che sostengono l’importanza del diretto coinvolgimento degli alunni organizzati in piccoli gruppi per svolgere attività di investigazione, esplorazione, modellamento, progettazione, creazione e valutazione di artefatti.

I robot sono artefatti particolari perché spesso assumono sembianze umanoidi e simulano il comportamento di un essere vivente, e per questo vengono visti dai bambini come esseri dotati di vita ed intelligenza propria.

Nella scuola primaria di Ospedaletto Euganeo, grazie alla collaborazione dell’IIS Cattaneo di Monselice, Nao è stato il protagonista di un pomeriggio fatto dapprima di meraviglia, di stupore e di divertimento, grazie ad attività di interazione sapientemente gestite dai ragazzi più grandi, e poi di scoperta delle potenzialità offerte dalla programmazione e della robotica.

Aver sperimentato che l’intelligenza di Nao è un’intelligenza artificiale, programmata dall’uomo, è stata sicuramente occasione di alfabetizzazione digitale, ma anche di educazione alla cittadinanza: riconoscere che robot e software sono artefatti umani significa appropriarsi della capacità di governarli e di affrontare il futuro non da consumatori passivi ed ignari, ma da soggetti consapevoli di tutti gli aspetti in gioco e come attori attivamente partecipi.

Certo, per poter arrivare a possedere tutti gli strumenti necessari c’è sicuramente molta strada da fare, partendo dai concetti di base dell’informatica e da esperienze unplugged di Robotics Embodied, in cui gli alunni simulano un sistema robotico e si muovono nello spazio seguendo i comandi impartiti per eseguire un determinato compito, per arrivare ad attività più complesse di programmazione… ma l’incontro con Nao ha motivato i bambini e le bambine ad affrontare con entusiasmo il loro percorso, muovendo con gioia i primi passi che li porteranno a vivere come protagonisti il loro futuro.

Un’esperienza di questo tipo è stata resa possibile da più fattori: dalla collaborazione dei dirigenti scolastici delle due scuole, dalla collaborazione tra docenti, dalla competenza dimostrata dagli studenti liceali (Tommaso, Marco e Leonardo nelle foto) nella gestione e nella programmazione delle interazioni del robot e nell’accompagnamento dei bambini alla scoperta di Nao, e testimonia l’importanza di creare opportunità di incontro e scambio anche tra scuole di ordini diversi”.

Alfonso D’Ambrosio è stato eletto miglior docente innovatore italiano nel 2016

Laura Cesaro è una docente 2.0 e fa parte del gruppo “Animatori digitali”

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