Formazione degli insegnanti, la didattica delle competenze e la governance della scuola.
Sono i temi su cui è urgente formulare proposte, per rilanciare la scuola digitale e il relativo piano del Governo, come emerso anche durante i tavoli di lavoro del Cantiere Scuola di Fpa*.
Per la formazione degli insegnanti, la proposta di breve termine è quasi ovvia: modernizzare le modalità di erogazione della formazione. L’attuale erogazione è effettuata con didattica rigorosamente in presenza (e con firme del registro); l’arruolamento dei formatori è macchinoso, pieno di lacci e lacciuoli che rendono problematico organizzare una formazione di qualità. La prima proposta di lungo termine riguarda la liberalizzazione della formazione di insegnanti, dirigenti e personale tecnico-amministrativo. Eliminando le attuali rigidità, si possono coinvolgere soggetti esterni (università, associazioni, aziende culturali, aziende, …), evitare le gare dei bandi (distorcenti per vari aspetti) con meccanismi di finanziamento più agile, flessibili ed efficaci. La seconda proposta di lungo termine è la più pervasiva: rendere la formazione un obbligo contrattuale e offrire una formazione permanente e continua. La continua evoluzione della società, delle tecnologie e dei compiti della scuola, rende ogni contenuto di formazione obsoleto nel giro di pochi anni. È quindi necessario che tutte le componenti della scuola si aggiornino continuamente; quindi meglio abolire i piani (che vanno e vengono), e lavorare su meccanismi che diano continuità alla formazione di insegnanti, dirigenti e personale.
Le competenze sono quelle capacità e abilità non legate ad uno specifico contenuto, ma di carattere generale. Note con vari nomi (es. “soft skills”, “21st century skills”, …) sono da tutti riconosciute come uno degli obbiettivi didattici fondamentali di una scuola moderna, ma sono difficili da realizzare, e di fatto in genere fraintese e trascurate dalla scuola italiana.
La prima proposta è di organizzare subito una attività di formazione, sul tema di “didattica delle competenze”, per dirigenti ed insegnanti. La seconda proposta è di eliminare le molte rigidità organizzative e normative che rendono quasi impossibile realizzare una vera didattica delle competenze. Oggi, soprattutto per le superiori, le varie discipline sono separate sia per contenuti che per orari: quasi impossibile realizzare, se non in modo episodico (e più dimostrativo che sostanziale) una didattica trasversale (necessaria per le competenze). La terza proposta riguarda l’accreditamento delle competenze, cioè come riconoscere e valutare le competenze acquisite dagli allievi. Oggi il riconoscimento di fatto non c’è, per cui la proposizione della didattica delle competenze, nella attuale scuola italiana, resta velleitaria o volontaristica.
La governance della scuola è un tema poco dibattuto (rispetto alla sua importanza), sia dagli addetti che dai media. In realtà la governance si può considerare la madre di tutti i problemi (per i pessimisti) o di tutte le soluzioni (per gli ottimisti) della scuola.
La prima proposta a breve è di rivedere le regole per la contrattualistica tra scuole e fornitori di soluzioni. Le attuali procedure sono lente, farraginose, non consentono lo sviluppo di vere partnership tra scuole e soggetti esterni, e non garantiscono nemmeno quella correttezza che dovrebbero favorire. Il cosiddetto “rispetto delle procedure” è spesso la etichetta dietro alla quale si nascondono inefficienza e scelte opache. La seconda proposta a breve richiede una profonda revisione dei meccanismi di finanziamento per la innovazione a scuola. I meccanismi dei bandi hanno avuto l’indubbio merito di muovere le acque, però hanno anche prodotto effetti distorcenti L’obiettivo della proposta è di favorire le scuole che non hanno le capacità o le competenze progettuali necessarie per partecipare con successo ai bandi. I destinatari dei finanziamenti potrebbero essere singole scuole, gruppi di scuole, partnership tra scuole e soggetti esterni (es. università, associazioni, enti di ricerca, aziende, …), o anche soggetti esterni che coordinino gruppi di scuole.
Le proposte di lungo termine sono naturalmente le più difficili da realizzare, ma anche quelle che produrrebbero gli effetti più pervasivi. La prima proposta è di ridurre il centralismo del mondo della scuola, dando vera autonomia agli istituti scolastici (o a gruppi di essi). L’autonomia coinvolgerebbe tutti gli aspetti: didattica, organizzazione, finanziamenti, arruolamento del personale, gestione …. Il “centro” naturalmente dovrebbe fornire il quadro generale e sorvegliare la qualità del risultato didattico. La seconda proposta, in qualche modo una variante di quella sulla autonomia, è di favorire la possibilità di una vera territorializzazione della scuola. L’obbiettivo è di consentire al territorio di avere una più forte relazione con le sue scuole e, dall’altro, alle scuole di avere un migliore rapporto con il proprio territorio, in un proficuo scambio reciproco. Per territorio si intendono realtà come la regione, la provincia, il distretto, la città, … Due vantaggi sono auspicati: sviluppare attività didattiche più consone alle necessità di ciascun territorio; consentire alle scuole di utilizzare il know-how e la cultura presenti nel territorio (musei, enti culturali, aziende, associazioni, …).
Concludendo auspichiamo che ogni lettore sia invogliato a leggere in dettaglio le proposte (con i loro commenti) e di partecipare allo sviluppo del dibattito che consenta alla innovazione scolastica di svilupparsi più rapidamente e più efficacemente.
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*Il tavolo del cantiere scuola di FPA è un “forum” di discussione sui temi della innovazione della scuola, favorita (ma non causata) dall’uso delle nuove tecnologie. Per l’anno 2017, il tavolo ha deciso due azioni: formulare proposte specifiche per rinnovare la scuola italiana, e chiedere ai protagonisti “sul campo” (dirigenti, insegnanti, e personale) cosa ne pensano.