Federsanità partecipa a due progetti europei che adottano la modalità del Public Procurement for Innovative Solutions, PPI.
Questo approccio si distingue sia dagli appalti pre-commerciali (Pre-Commercial Procurement, PCP) finalizzati all’acquisto di attività di ricerca, sia dal Partenariato Pubblico-Privato (PPP), che include diverse forme di cooperazione tra attori pubblici e privati, utilizzate soprattutto per finanziare e gestire infrastrutture. La modalità del PPI non riguarda ricerche o sperimentazioni: vuole invece portare a sistema in modo permanente nella routine quotidiana soluzioni innovative mature, ma ancora poco diffuse.
Le peculiarità di un progetto europeo di PPI
All’interno di un progetto europeo, secondo il PPI, i processi di procurement devono attenersi alle regole vigenti nei paesi membri, utilizzando le normali forme di appalto. Invece la formulazione del bisogno e delle specifiche tecniche richiede un’impostazione originale, improntata a stimolare la capacità creativa ed innovativa dei potenziali fornitori (come illustrato in un precedente articolo: Federsanità: “Ecco le tre innovazioni necessarie al sistema sanitario nazionale”). Perciò i bandi adotteranno specifiche relativamente generiche, per lasciare ai fornitori la massima libertà nel proporre le proprie soluzioni innovative; inoltre i criteri di valutazione saranno sbilanciati verso la qualità piuttosto che sul prezzo e le forme di pagamento tenderanno ad essere “performance based” o addirittura “outcome based”.
I partner individuano un “Common Challenge” e lo sottopongono ad una Consultazione Aperta di Mercato (Open Market Consultation, OMC) per verificare la realizzabilità dei modelli di cura previsti, per aggiornarsi sulle potenzialità del mercato ed al contempo per informare le imprese con largo anticipo sull’intenzione di acquisto, per dare loro il tempo per predisporre un’offerta innovativa; successivamente predispongono un insieme coerente di bandi di gara o addirittura un bando congiunto (joint procurement), utilizzando fondi propri. La UE rimborserà una quota parziale (attualmente attestata sul 35%) delle spese sostenute per i contratti durante il progetto, anche se questi proseguono oltre il termine del progetto stesso.
La scala complessiva del progetto deve permettere di valutare l’impatto sul campo e di avviare un ciclo virtuoso: le organizzazioni che partecipano al progetto hanno un ruolo di “apripista” per favorire negli anni successivi la diffusione d’iniziative simili in altre regioni europee. Applicata in ambito sanitario, l’ipotesi dell’Unione Europea alla base del PPI è che il progetto dimostri l’efficacia dei modelli di cura adottati, affinché possano essere adattati e replicati da molte località: una volta avviato il percorso, le località successive dovrebbero riuscire più facilmente ad applicare una logica di innovazione emulando gli apripista, possibilmente nell’ottica di portarla gradualmente a sistema in un ambito regionale e nazionale.
Il progetto adotta una visione d’insieme sui servizi sanitari e sociali rivolti agli anziani: ogni partner gestisce un processo di procurement su un aspetto specifico nel vasto settore dell’Integrated Care, utilizzando una metodologia di progettazione condivisa, basata su alcune classificazioni (riunite nell’European Specification Template, EST) per aiutare i diversi stakeholder a collaborare nel processo di preparazione dei bandi:
- quali funzionalità “smart” costituiscono l’innovazione nel modello di cura?
[identificate nelle classi di Smart Functionalities] - quali sono le precondizioni strutturali richiedono attività comuni tra più località?
[identificate nelle classi di Structural Preconditions] - quali requisiti portano i bandi a specifiche di livello adeguatamente elevato, con criteri di selezione misurabili basati sulla qualità e suscettibili di remunerazione value-based?
In Italia sono state coinvolte in vario modo cinque aziende sanitarie in due regioni ed un ente appaltante regionale, su diverse modalità di supporto all’assistenza domiciliare per gli anziani. Sono state affrontate, anche attraverso quattro Consultazioni Aperte del Mercato, le problematiche per ottimizzare la qualità delle cure, l’impatto degli interventi, l’utilizzo delle risorse, l’attivazione dei pazienti sulla propria salute su alcune sottoclassi di soggetti, differenziate in ogni località secondo il grado di complessità. Il principio comune era di identificare, in funzione del contesto locale, opportuni servizi a valore aggiunto abilitati dalle tecnologie digitali e di introdurre forme limitate di innovazione dei processi al momento del rinnovo di contratti in scadenza (che peraltro venivano già esternalizzati senza porre l’attenzione sulla tecnologia).
I partner inglesi e olandesi hanno invece focalizzato i loro interventi sulla progettazione in partnership con i fornitori su due tematiche: il miglioramento dei servizi sociali e la gestione integrata del diabete. Il partner spagnolo ha attivato un contratto sulla collaborazione tra ospedale e pazienti cardiopatici a domicilio.
Tutti i “procurer” hanno trovato enormi difficoltà a seguire il lunghissimo processo per predisporre l’appalto e avviare il contratto, dalla proposta alla UE concepita a fine 2012 fino al bando nell’estate 2017, anche dove i fondi erano già disponibili; nel corso del progetto c’è stato un notevole avvicendamento dei partner e solo 3 (in Olanda, Spagna e UK) sono riusciti a mettere in funzione effettivamente i servizi alla scadenza prevista.
Il progetto RITMOCORE
Il secondo progetto, iniziato a fine 2016, riguarda invece l’applicazione della metodologia sviluppata in STOPandGO per predisporre un bando (suddiviso in più lotti per tenere conto dei contesti locali) con lo scopo di portare a sistema alcuni servizi a valore aggiunto per prendersi cura dei soggetti cardiopatici con dispositivi impiantabili, migliorando la presa in carico e il follow-up di lunga durata dopo l’impianto. Si tratta di pazienti con un’età media di circa 80 anni, in cui circa il 50% ha almeno 3 condizioni croniche.
Tutti gli interventi locali sono progettati mirando all’innovazione dei servizi sanitari e sociali supportata dalla tecnologia esistente, sia per migliorare la consapevolezza del paziente sulle proprie condizioni di salute e la sua aderenza alla terapia, sia sfruttando i segnali e le misure effettuate dai modelli di pacemaker più recenti per generare segnalazioni di situazioni a rischio, anche su problematiche non specificamente cardiologiche, e quindi per permettere di intervenire tempestivamente.
Il valore dei servizi a valore aggiunto nei modelli di cura innovativi
Questo tipo di progetti europei implica condizioni di realizzazione molto impegnative: alcune organizzazioni sanitarie pubbliche, in almeno tre Paesi, dovrebbero attuare contemporaneamente un forte coinvolgimento, attivo e prolungato per anni, dei dirigenti apicali e intermedi, dei clinici, degli economi e dei tecnologi; inoltre dovrebbero disporre dei fondi iniziali e realizzare alcuni prerequisiti strutturali (che sarebbe opportuno affrontare congiuntamente in più località). Tuttavia un approccio semplificato sull’acquisto di servizi innovativi a valore aggiunto, basato su soluzioni avanzate offerte dai fornitori e remunerazione value-based, può essere adottato anche da singole località, su scala ridotta, ottenendo benefici iniziali che possono nel medio-lungo periodo dar luogo a una serie d’iniziative con impatti rapidamente crescenti.