Si è appena concluso il Salone dei Pagamenti, la seconda edizione della più importante fiera italiana sui pagamenti organizzata dall’ABI. I principali attori presenti sono state le banche italiane, i grandi assenti i nuovi attori che stanno entrando in questo mercato che preferiscono non presenziare queste occasioni.
Eppure a livello globale i nuovi competitors delle banche sono molteplici e gli attacchi al mondo bancario arrivano su differenti fronti.
Se nel passato infatti le banche potevano dormire sonni tranquilli protette da una regolamentazione che innalzava barriere all’ingresso di questo mercato, con la nuova normativa europea (PSD e PSD2) è caduta questa difesa. La PSD2 legittima nuovi concorrenti, comunque con una licenza e quindi vigilati, e spinge verso l’Open API.
LEGGI TUTTO SULLA PSD2: NUOVI SERVIZI, TUTELE, INTERCHANGE FEE
La nuova vita delle banche con la Psd2
La nuova normativa e l’evoluzione del mercato spalancano le porte ad un nuova pletora di attori. Le banche si trovano ad amare e allo stesso tempo odiare i numerosi nuovi entranti: alleati necessari per poter offrire un servizio innovativo e completo ai propri utenti, contemporaneamente concorrenti scomodi e pericolosi che pretendono una buona fetta di marginalità (o di informazioni e presidio sul cliente) in cambio. Apple Pay è il caso che attualmente sta facendo più discutere il mondo bancario: proporre il servizio significa accettare di lavorare a bassissima (a volte nulla, se non negativa) marginalità sul singolo pagamento, oltre a mettere in conto un’importante dose di investimenti in comunicazione. Non offrire Apple Pay, al contrario, potrebbe voler dire deludere una fetta dei propri clienti (spesso tra i più alto-spendenti) ed essere etichettati come “banca poco innovativa”, con tutti gli effetti che ciò comporterebbe.
Le banche stanno affrontando questa sfida con differenti strategie. Da un lato abbiamo banche più all’avanguardia che stanno raccogliendo con coraggio questa nuova sfida superando l’obiettivo della “proprietà del cliente” e proponendosi come veri e propri hub di servizi finanziari e di pagamento a cui le nuove fintech possono agganciarsi per offrire servizi alla clientela. Tuttavia anche questa strategia lascia qualche perplessità. Che sia questo il futuro della banca di domani? Sono le banche pronte ad essere disintermediate nella relazione con il cliente finale? Quali rischi corrono?
Dall’altro lato abbiamo le banche più tradizionaliste che rimangono arroccate sopra il proprio tesoretto guardinghe ad osservare le mosse dei big player e preoccupate di difendere la marginalità del singolo servizio, non rendendosi conto che il rischio è ben più grosso della puntuale marginalità. Nella maggior parte dei casi le banche si stanno posizionando nel mezzo, senza perseguire con decisione una delle due strategie, ma adattando servizio per servizio al mutevole contesto.
Proviamo ora ad analizzare quali sono questi potenziali nuovi competitors.
Gli attori dell’ecosistema Mobile
I produttori di telefoni (in primis Apple e Samsung, ma anche Xiaomi e Huawei), fornitori di sistemi operativi (Android e Microsoft) e operatori telefonici (Vodafone) stanno entrando nel mercato dei pagamenti sia di prossimità sia a distanza. Hanno un approccio globale e lanciano un’offerta di Mobile Wallet in quei paesi dove sono già presenti con le loro soluzioni, differenziandola localmente per gli accordi con le banche o con gli esercenti. Gli attori più attivi sono Apple, Samsung e Android. Molti di questi Mobile Wallet non consentono solo di pagare in negozio, ma abilitano i pagamenti da remoto (Mobile App, Mobile site e pagamenti online da PC). E in Italia? Vodafone Pay è attivo dal 2016. Apple Pay è attiva dal 2017 con Carrefour Banca, Mediolanum, Unicredit, Widiba e a breve ne partiranno altre. Per vedere Samsung Pay in Italia dovremo attendere i primi mesi del 2018: partirà in primis con Intesa Sanpaolo, ma le parole di BNL alla sessione plenaria di apertura del Salone (“Samsung Pay lo avremo presumibilmente tutti”), fanno presumere che a ruota verranno attivate diverse altre banche.
I grandi attori dell’eCommerce
Amazon e Alibaba, i due giganti marketplace del mondo eCommerce, offrono servizi ad esercenti e consumatori, tra cui quello di utilizzare le credenziali di pagamento dei propri utenti attraverso un fast check out. Alibaba, con la sua Alipay, governata tramite AntFinancial, non si è fermata ai pagamenti online e sta diventando uno strumento di pagamento in qualsiasi occasione d’uso. Tra i giganti del web che si muovono nel mondo dei pagamenti non possiamo dimenticare eBay che – primo tra tutti – nel 2002 aveva lanciato PayPal, diventata poi una fintech a tutti gli effetti autonoma e indipendente. E in Italia? Amazon Pay è attivo anche in Italia sia per gli esercenti (tramite un accordo con la piattaforma GestPay di Banca Sella) sia per i consumatori. Alipay ha convenzionato moltissimi POS italiani per accettare i pagamenti in negozio dei turisti cinesi in Italia.
I player dell’instant messaging e dei social network
WhatsApp, WeChat, Skype e Messenger di certo non vogliono stare a guardare. Gli utenti possono trasferirsi del denaro mentre chattano. Facebook è partita con il proprio servizio di p2p payment tramite Messenger in Regno Unito e Francia; WhatsApp ha iniziato dall’India e WeChat in Cina ha aggiunto molte funzionalità trasformandosi da piattaforma per chattare in un vero e proprio wallet con la possibilità di trasferire denaro, effettuare pagamenti online e in store, oltre che prenotare (e pagare) i taxi e molto altro ancora. Quanto ci metteranno questi servizi a sbarcare anche in Italia?
Le startup
In questo mercato di certo non possono mancare le startup, che si moltiplicano ogni anno (ne abbiamo contate oltre 300 che hanno ricevuto almeno un finanziamento in tutto il mondo). In Italia la stella nascente è Satispay, startup di Cuneo che ha ottenuto oltre 26 milioni di euro di finanziamento negli ultimi 3 anni anche grazie all’aiuto di due grandi banche (Iccrea e Banca Sella).Il coinvolgimento di due banche in un finanziamento così importante apre la discussione su uno dei temi più controversi per il mondo bancario in questo momento: quando conviene sostenere e fare partnership con queste nuove realtà – startup, ma anche i grandi attori –, piuttosto che provare a difendere il proprio ruolo nel mercato ponendosi come antagonisti?
Gli attori in gioco sono quindi tanti, eterogenei e provenienti da tutto il mondo. Quale potrà essere il futuro ruolo delle banche in questo contesto? Per gli istituti finanziari non è semplice dare una risposta e scegliere una strategia da perseguire. Probabilmente non esiste nemmeno una risposta buona per tutte le banche, ma ogni istituto dovrà trovare quella più adatta a sé. Lo “stare nel mezzo” – in questa fase – può anche essere il modo migliore per adattarsi dinamicamente a ciò che succede, ma probabilmente chi riuscirà ad emergere e ad avere un ruolo di primo piano in questa competizione sarà chi riuscirà davvero a scegliere una via chiara e a perseguirla con forza.