Intelligenza Artificiale

Etica della robotica, perché urge una norma in Europa

Nei prossimi anni vivremo fianco a fianco con i robot, ma ancora non esiste un quadro organico a livello europeo. Bisogna definire le relazioni tra operatori di rete, fornitori di software, hardware e cliente. Servirebbe anche una “robolaw” per robotica avanzata e IA, una roboetica e disposizioni su concorrenza e privacy

Pubblicato il 05 Dic 2017

Antongiulio Lombardi

Direttore Regulatory Affairs di Wind Tre

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“Possono pensare le macchine?”. È questa la domanda che si pose Alan Turing nel suo articolo sulla rivista Mind “Computing machinery and intelligence” del 1950. È questo lo spunto che seguì Turing per concepire un esperimento, il famoso “Test di Turing”, e stabilire se una macchina sia o meno intelligente. In questo modo muoveva i primi passi l’intelligenza artificiale, che da futuristica materia di indagine sta in questi anni diventando una realtà in rapida espansione.

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Nei prossimi anni vivremo fianco a fianco con i robot. Nella casa del futuro ci sarà almeno un robot domestico a darci una mano. Negli aeroporti, nelle stazioni, nei negozi, nelle banche troveremo i social robot a darci consigli e informazioni. Ma i robot non saranno infallibili.

Personaggi autorevoli si sono espressi in maniera opposta sulle implicazioni di questa espressione del progresso tecnologico. Solo per fare un esempio, da un lato Stephen Hawking, in diverse occasioni si è detto pessimista sulle sue applicazioni, dichiarando pochi giorni fa che “Non possiamo sapere se l’Intelligenza Artificiale ci aiuterà o ci distruggerà”, dall’altro Jerry Kaplan, pioniere della scienza dei computer, che ha definito l’intelligenza artificiale come il “rovescio positivo della tecnologia”.

Più che dare un giudizio, è necessario oggi mettere a punto gli strumenti per gestire efficacemente questa interessante novità. Un primo elemento da considerare è che attualmente non esiste un quadro organico a livello europeo in materia; evidentemente esistono i principi generali del diritto che sono sempre applicabili, ma purtroppo non è detto che siano sufficienti a gestire le situazioni che noi andiamo ad affrontare; inoltre non è detto che i soggetti chiamati a dare l’enforcement delle norme abbiamo volontà di applicarle.

È, quindi, necessario stabilire oggi dei principi per evitare errori che ci ritroveremo per sempre nel futuro. Oggi possiamo fare valutazioni e prendere decisioni che non siano guidate dalla necessità di risolvere situazioni contingenti ma che aiutino ad operare negli anni.

Se si considerano le comunicazioni elettroniche, campo in cui opera Wind Tre (che recentemente, in sede, ha organizzato un interessante dibattito alla presenza di esperti istituzionali e di studiosi), il primo aspetto da definire è quello delle relazioni tra gli operatori di rete, i fornitori del software, il fornitore dell’hardware ed il cliente.

Tutti hanno un ruolo centrale, ma diverso, e tutti hanno una loro diversa responsabilità. In tema di net neutrality pensiamo, ad esempio, al conflitto possibile in rete tra servizi speciali ed altrettanto degni di tutela come quello reso ad un apparecchio elettromedicale o una macchina che possa gestire il sistema frenante di un veicolo. A quale delle due applicazioni è più opportuno dare priorità in caso di problemi? Come viene presa questa decisione? Ad oggi una risposta non c’è e forse l’unico principio che può essere dato è che è opportuno che venga stabilito adesso, in modo che le regole siano applicate quando avremo milioni di soggetti che utilizzano questi servizi. Nello specifico basterebbe forse sempre assicurare la presenza, in locale, di una capacità sufficiente a gestire eventi critici anche in assenza di connessione.

Da qualche anno fervono le riflessioni in materia di “robolaw”: termine che si riferisce ad una nuova disciplina ancora da definire e avente ad oggetto principi e regole per le tecniche di robotica avanzata e di “intelligenza artificiale”.

Le questioni di “robolaw” sono globali, travalicando i confini nazionali e la diversità di culture giuridiche, ma la unitarietà del fenomeno esige unità di disciplina. Occorre, quindi, evitare la frammentazione normativa, sovente causa di ulteriori problemi e di una più lenta diffusione del progresso.

Il Parlamento UE, nel mese di febbraio 2017, ha approvato una risoluzione recante raccomandazioni alla Commissione europea concernente regole giuridiche sulla robotica, la cui avanzata rende necessaria l’individuazione di responsabilità civili e penali precise in caso di danni causati dagli automi.

La risoluzione approvata dal Parlamento UE è una profezia che si avvera: quella dello scrittore russo naturalizzato americano Isaac Asimov, che nel secolo scorso nei suoi racconti anticipò quello che oggi si sta verificando. I suoi robot sono umanoidi che nei prossimi anni vivranno fianco a fianco con noi. Asimov, negli anni Quaranta, per primo ha sentito l’esigenza di parlare di regole scritte: quelle che chiamò le tre leggi della robotica. Allora era solo fantascienza. Oggi è realtà. Al punto che accanto a norme giuridiche si discute anche di roboetica, ossia della necessità di un’etica della robotica. E, a tale scopo, è stata consigliata dallo stesso Parlamento UE l’adozione di un codice che regoli i rapporti tra uomo e androide.

Sono quindi necessarie norme che disciplinino in particolare la responsabilità.

E nel caso delle comunicazioni elettroniche dovranno essere sempre assicurate, in locale, capacità tali da gestire i problemi sia a livello hardware che a livello software senza rendere necessaria e indispensabile la rete. Sicuramente è utile per aver un miglior servizio ma non deve essere l’unico strumento. Punto importante è evitare di far cadere su un unico soggetto tutta la responsabilità lasciando a ciascuno il proprio ruolo.

La rete è infatti importante ma è solo un veicolo. La responsabilità del fornitore di comunicazioni elettroniche deve essere limitata al ruolo di “mere conduit” proprio del fornitore d’accesso, che si limita a veicolare informazioni senza intervenire in alcun modo, essendo esonerato da responsabilità.

Occorre, altresì, rileggere le norme per la tutela della concorrenza e del mercato così da superare i rischi dell’applicazione di algoritmi nella competizione, evitando in ogni caso eventuali abusi di posizione dominante o tacite collusioni, riguardanti specialmente i prezzi.

Infine, occorre esaminare in modo approfondito la conformità alle regole privacy e gli impatti di privacy e sicurezza che avrà sicuramente questo nuovo fenomeno.

Per concludere, è importante sottolineare che Wind Tre è già dentro il mondo dell’intelligenza artificiale e ciò è dimostrato dal fatto che in marzo ha ricevuto il premio di CMMC per il miglior chatbot per il servizio clienti. Wind Tre ha, inoltre, scelto un fornitore tecnologico, ZTE, all’avanguardia in questo campo.

In sintesi essere pronti con regole che disciplinino le implicazioni dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale è essenziale, un esempio per tutti: dei sistemi che suggeriscono le strategie di prezzo future, alimentati in modo autonomo da operatori di uno specifico mercato, ma con dati sicuramente simili non possono che fornire dei risultati simili. Ebbene pur in assenza di ogni contatto tra gli operatori ed operando i sistemi nel modo migliore e più efficiente ove a tale esito corrisponda una effettiva attuazione, gli operatori interessati porranno in essere un coordinamento vietato o al contrario si indirizzeranno verso un mercato perfetto?

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