Il ministro dell’Educazione, Jean-Michel Blanquer, ha annunciato che l’impegno preso, in campagna elettorale dal Emanuel Macron sarà mantenuto: gli smartphone saranno definitivamente banditi dalle scuole francesi.
Intervistato durante la trasmissione Le Grand Jury del Canale RTL Blanquer ha affermato: “Fra nove mesi i telefoni dovranno essere spenti appena superato il portone di scuola e non più soltanto durante le lezioni. E’ una questione di salute pubblica”.
Il “bando” riguarderà tutti i bambini fino ai 14-15 anni. Già dal 2010 nelle scuole francesi è in vigore un divieto che impedisce di consultare gli smartphone durante le ore di lezione ma ne consente l’uso nelle pause tra una materia e l’altra, a pranzo e durante l’intervallo. La nuova regola estenderà il divieto anche ai momenti di pausa, vietando quindi l’uso del cellulare per tutto il tempo di permanenza degli studenti negli istituti scolastici.
Si tratta davvero di una brutta notizia per chi sta combattendo da anni una battaglia di minoranza per rendere la scuola un ambiente “digitalmente aumentato” e a misura di “nativi digitali”.
Quello che ci auguriamo è il fatto che la posizione passatista dei “cugini” francesi non faccia cambiare idea al nostro Ministro Valeria Fedeli.
In Italia la proibizione degli smartphone è già in vigore e, con molte buone ragioni, Fedeli la vuole abolire.
Il nostro Ministro dell’istruzione ha sostenuto in pubblico a più riprese questa posizione innovativa e saggia a un tempo. Ad esempio, in avvio dell’anno scolastico in un intervista a Repubblica, ha dichiarato: “Lo smartphone è uno strumento che facilita l’apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata. Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s’imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Questo vale anche a casa. Se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet. Quello che autorizzeremo non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico”.
Uno strumento didattico, appunto, che non deve essere demonizzato, perché è ormai, per tutti, noi è una “protesi digitale” insostituibile. Basti pensare a quante volte abbiamo risalito le scale per tornare a prendere lo smartphone che avevamo dimenticato a casa prima di una giornata di lavoro. Tanto più si tratta di una protesi insostituibile, per i nostri figli “nativi digitali”, vediamo perché.
Il senso dello smartphone per i bambini
Togliere lo smartphone, a scuola ai bambini e ai pre-adolescenti è come privarli di una parte di sé, di un nuovo “senso” – come e il tatto e il gusto – che posseggono dalla nascita perché sono stati i loro genitori a farglielo scoprire fin dalla nascita.
Secondo i dati presentati nel 2016 dal Centro per la salute del bambino – associazione di pediatri e di Trieste – (Balbinot, V., Toffol, G., Tamburlini, G., 2016).
Questi dati non rappresentano in sé una situazione preoccupante, ma sono un dato di fatto con cui confrontarsi. Solleva, però, non poche perplessità, e rende tanto più necessario l’intervento della scuola, la motivazione che i genitori adducono per giustificare l’uso precoce dei tablet e dei cellulari che loro stessi consentono: “per fare stare buoni i bambini” (fig. 2).
Per questo la scuola non può e non deve bandire gli smartphone perché ha il compito di educare “criticamente” questo nuovo “senso esterno” che i bambini esercitano fin dai primi mesi di vita. Non dobbiamo, ovviamente lasciare da soli i piccoli, con gli schemi interattivi, ma dobbiamo esplorare le loro funzionalità insieme a loro e questo vale sia per i genitori sia per gli insegnanti. La “diversità antropologica” del nostri figli deve essere “accompagnata” e non repressa, o peggio negata dalla scuola e dalla famiglia. Allo stesso modo deve essere promosso un uso “significativo” dei media digitali fin dalle prime età con percorsi di consapevolezza che sappiano mostrare, al di là di dogmi e pregiudizio, le reali opportunità e gli effettivi rischi.
Il senso dello smartphone a scuola il parere dell’Accademia delle Scienze di Francia
Non è togliendo lo smartphone dalla scuola che lo toglieremo dalla vita dei nostri figli. Ironia della sorte a sostenere questa posizione è stata per prima l’Académie des Sciences di Francia (la stessa Francia che vuole ora togliere i cellulare dalle scuola) attraverso un Report del 2013, pubblicato in Italia dall’editore Guerini a cura mia e di Stefano Moriggi: Il bambino e gli schermi (2016). Questo report, integrando i dati scientifici recenti della neurobiologia, della psicologia, delle scienze cognitive, della psichiatria e della medicina, insiste su come un uso sensato e proattivo degli schermi touch e degli smartphone da parte dei bambini possa rivelarsi essere molto positivo da più punti di vista anche per i più piccoli:
- smartphone e i tablet costituiscono, afferma il report, lo strumento migliore attualmente disponibile per introdurre alla logica del digitale i bambini più piccoli (0-2 anni). Ovviamente, sempre con l’aiuto degli insegnanti e dei genitori. (p. 83-86)
- Un uso equilibrato (nei tempi e nei modi) dei videogiochi, in particolare quelli d’azione e scoperta, migliora la capacità di attenzione visuale selettiva e quelle di eseguire compiti complessi sullo schermo. Anche in questo caso la presenza di genitori informati e consapevoli e raccomandata.
- Utilizzare con gli schermi interattivi, per gioco e a scuola, contribuisce a esercitare sia il pensiero intuitivo sia il ragionamento ipotetico deduttivo: un aspetto non trascurabile nell’ottica di sviluppare un atteggiamento “scientifico” (critico e analitico) verso il mondo.
Ora è davvero paradossale che il Governo della la Francia “illuminista” censurare nelle sue scuole la nuova protesi tecno-umana che ha il poter di mettere nelle nostre mani e in quelle dei nostri figli tutto il sapere del mondo.