L'analisi

Così è fallita l’idea di una governance mondiale di internet

Il treno del Wcit di Dubai è deragliato per lo scontro di due opposte visioni di internet. D’ora in avanti si cercheranno compromessi. L’Italia ha sospeso la sottoscrizione del trattato subordinandola a consultazioni con il proprio governo

Pubblicato il 31 Dic 2012

Stefano Trumpy

Pioniere di Internet, Presidente onorario di Internet Society Italia 

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Come Presidente del capitolo italiano della Internet Society ho seguito da remoto la World Conference on International Telecommunication (WCIT) organizzata dallo ITU (International Telecommunication Union delle Nazioni Unite) che si e’ tenuta a Dubai dal 2 al 14 dicembre scorso.

Il Segretario Generale dell ITU Hamdoun Toure’ nella sessione inaugurale del WCIT ha ripetuto piu’ volte che la Internet Governance non sarebbe stata oggetto di negoziazione per la prevista nuova edizione degli ITR (International Telecommunication Regulations) la cui precedente versione risale al 1988, in un periodo in cui l’Internet non meritava l’interesse dei governi.

La comunita’ Internet si era preparata in largo anticipo a sostenere la non opportunita’ di affidare le politiche dell’Internet ad una struttura multigovernativa come lo ITU interagendo con i rispettivi governi, con il settore privato e con la comunita’ degli utenti; le assicurazioni del SG di ITU non davano sufficiente tranquillita’, considerando che in ITU le decisioni sono votate dai soli governi.

Come e’ maturato il deragliamento

All’inizio della seconda settimana del WCIT dopo faticose negoziazioni che sembravano portare ad un testo condivisibile, la Russia ha presentato un documento tendente ad inserire la Internet Governance nella nuova edizione degli ITR. La proposta russa includeva definizioni per l’Internet, per la Internet Governance ed il nuovo concetto di “national Internet segment”. Essendo divenuto palese che la proposta russa sarebbe stata rigettata, il chair della conferenza rappresentante del paese ospitante (Emirati Arabi Uniti) ha presentato una bozza per la successiva discussione supportata dai governi di Arabia Saudita, Cina, Iraq, Barhain, Sudan e Algeria che includeva praticamente tutti gli elementi controversi della proposta russa. Il Segretario dello ITU si e’ adoperato per trovare un compromesso togliendo i riferimenti all’Internet ma la discussione continuava ad essere controversa. E’ quindi apparso chiaro che non ci sarebbe stato un possibile compromesso ed a questo punto vi e’ stata una pseudo votazione per alzata di mano nella quale e’ prevalso un parere favorevole al documento.

La delegazione degli Stati Uniti ha annunciato che gli Stati Uniti non avrebbero sottoscritto l’accordo. La motivazione e’ stata che il testo proposto per la sottoscrizione agli stati membri dello ITU e’ incompatibile con il modello esistente multi-stakeholder per la Internet Governance; le politiche dell’Internet non devono essere determinate dagli stati membri, ma dall’insieme dei cittadini, dalle comunità e dalla societa’ nel senso piu’ ampio; per questo il coinvolgimento del settore privato e della societa’ civile e’ una condizione irrinunciabile e questo non e’ quanto e’ successo a Dubai. Oltre gli stati Uniti, hanno dichiarato che non intendono sottoscrivere l’accordo Canada, Regno Unito, Australia, Danimarca, Kenia, Nuova Zelanda, Costa Rica.

Diversi altri stati, tra le quali l’Italia e gli altri paesi europei hanno sospeso la sottoscrizione subordinandola a consultazioni con i rispettivi governi.

Il Segretario generale dello ITU aveva promesso che il processo WCIT sarebbe stato condotto per raggiungere il consenso ma questa promessa non e’ stata rispettata; la ragione e’ stata che un certo numero di stati, sopratutto del medio oriente ed africani, si sono adoperati ostinatamente per includere nel trattato argomenti che riguardano la Internet Governance, ben sapendo che questo varebbe trovato il diniego da parte di molti altri stati.

La promessa di lavorare per il consenso e’ stata tradita e quindi ci si e’ trovati in un tentativo di forzatura che ha sostanzialmente diviso il mondo in due gruppi contrapposti: 89 stati hanno sottoscritto l’accordo e 55 non lo hanno sottoscritto e tra questi anche l’Italia. La maggior parte di quelli che non lo hanno sottoscritto hanno usato la epressione che si consulteranno localmente e che considereranno la possibile sottoscrizione a certe condizioni; il tempo disponibile per questa trattativa e’ comunque fino alla fine del 2014.

Considerazioni sul deragliamento

Nonostante le dichiarazioni del SG che ITU rispetta il modello multi-stakeholder, questo non e’ vero nella sostanza. Lo ITU e’ una organizzazione multi-governativa nell’ambito della quale contano nella sostanza solo i governi; entro lo ITU e’ presente una parte del settore privato, tipicamente le telco tradizionali ex monopoliste; una presenza molto marginale della societa’ civile e’ tollerata con diverse difficolta’, anche di parola. E’ chiaro che i governi, prima di prendere posizioni impegnative ufficiali, dovrebbero avere consultato sia il settore privato che la societa’ civile ma questo viene fatto in modo molto disparato da nazione a nazione e pertanto il modello ITU e’ di fatto distante dal modello multi-stakeholder che la maggioranza degli stati concorda di voler applicare per la governance di Internet.

Da notare che lo ITU non rende pubblici, al di fuori delle delegazioni governative registrate, i documenti che preparano i meeting per la votazione da parte dei governi; pertanto un gruppo di emuli di Assange ha creato per l’occasione un apposito sito chiamato WICIT-leaks che ha dato modo alla societa’ civile di visionare in anticipo i documenti relativi al WCIT. Certamente questa trasparenza non voluta ha avuto effetto sullo ITU che ha tentato dei compromessi “last minute” durante la conferenza che, come descritto, non hanno infine avuto successo.

Il gioco politico delle potenze

La situazione in “real politic” e’ questa: Internet e’ nata e si e’ sviluppata negli USA; con il tempo, dopo la esplosione dell’utilizzo di Internet in tutti i settori della societa’ ed in tutte le parti del mondo (dal 1995 in poi) e’ indubbio che gli USA hanno sviluppato una posizione molto rilevante nella economia di Internet; questo non piace sopratutto alle potenze economiche mondiali quali Cina e Russia e quindi si tenta di passare un messaggio anti USA per affermare che ci vogliono trattati internazionali intergovernativi gestiti dalle Nazioni Unite per abbattere/mitigare la rilevanza sul mercato degli USA; le posizioni di queste potenze economiche vengono appoggiate in buona misura da paesi in via di sviluppo. Un approccio di questo tipo bipolare e’ certamente dannoso per la comunita’ globale di Internet; la realta’ e’ che, mentre il governo USA promuove una gestione dell’Internet internazionalizzata per passi successivi e si tiene fuori da eccessive ingerenze governative, gli stati oppositori dell’equilibtio attuale vorrebbero assumere il controllo governativo sull’Internet attarverso le Nazioni Unite/ITU e questo, qualora riuscisse, sarebbe un danno enorme per la natura stessa dell’Internet, per la liberta’ di espressione, etc.

Presentazione di proposte non implementabili

Se si legge la proposta della Russia, si evince che, anche con la migliore volonta’, quanto proposto non sarebbe implementabile se non rivoluzionando i principi di funzionamento che hanno garantito fin qui il successo senza precedenti della rete. Proposte irragionevoli di questo tipo in altre istituzioni internazionali gestite col criterio multi-stakeholder non avrebbero cittadinanza poiche’ verrebbero ritenute non degne di considerazione, sin dalle fasi iniziali di proposta.

Ricerca del Consenso

La ricerca del consenso e’ un principio ottimale che molti stati dichiarano di voler perseguire per la Governance di Internet; in ambito Internet si parla di “broad consensus” come principio che permette di prendere decisioni operative su ogni aspetto, a partire dagli standard. E’ chiaro che le varie “constituency” della rete si trovano spesso di fronte a conflitti di interessi di vario tipo e che devono confrontarsi per trovare la quadra tra interessi contrastanti. Questa e’ la forza di organizzazioni quali la Internet Society, IETF, ICANN, W3C ed altre che perseguono equilibri ragionevoli che accontentino il settore privato, la utenza della rete ed i governi.

Quindi, poiche’ il SG di ITU aveva piu’ volte dichiarato di voler perseguire il consenso (tra i governi che votano), e’ abbastanza comprensibile che a Dubai non vi sia stato spazio per compromessi su proposte di governi che intendevano sovvertire l’ordine attuale o comunque spostare verso lo ITU le funzioni della Governance di Internet.

Dichiarazione del Presidente della Internet Society Lynn St. Amour a conclusione della conferenza WCIT (14 dicembre 2012)

La Internet Society, come altri partecipanti al WCIT, ha partecipato a questa conferenza con l’obiettivo di un risultato positivo. Avremmo desiderato che il risultato fosse un trattato che permettesse la crescita, ulteriore innovazione e migliore interoperabilita’ nelle telecomunicazioni internazionali. Era estremamente importante che questo trattato non si espandese ai contenuti e che esplicitamente o implicitamente mettesse a rischio i principi che hanno reso l’Internet cosi’ benefico per la comunita’ globale.

Mentre qualche progresso era stato fatto durante la conferenza su argomenti quali la trasparenza sulle tariffe di “roaming” internazionali, sono emerse delle differenze di opinione sostanziali che hanno indotto un significativo numero di nazioni a dichiarare che non avrebbero firmato il trattato.

Siamo rammaricati che la conferenza non abbia avuto successo nel raggiungere il consenso. La Internet Society e’ dedicata ad interagire con tutti gli stake-holders a livello globale al fine di creare un ambiente che permetta la continua evoluzione di Internet per il miglioramento delle condizioni di vita di tutte le persone nel mondo.

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