Il Paese fa sistema intorno ai competence center che dovranno diventare i poli di eccellenza intorno ai quali si svilupperà l’Industria 4.0 italiana: sette università e un ente di ricerca, il CNR, hanno presentato progetti (che coinvolgono anche molti altri atenei e istituti) e sono entrati nella graduatoria del ministero dello Sviluppo economico. Ha vinto il progetto del Politecnico di Torino, seguito da Milano e dall’Università di Bologna. Fanalino di coda, La Sapienza di Roma, in graduatoria anche il polo del Sud formato da Federico II di Napoli e Politecnico di Bari, Sant’Anna di Pisa, Padova con le Università del Triveneto.
Le università si sono presentate aggregandosi in poli, affiancate da partner industriali di primaria importanza, prevedono di fare ricerca applicata, formazione alle imprese, orientamento, di unire tecnologia e Made in Italy, di valorizzare le competenze nella robotica, nella meccanica, ma soprattutto di abbattere quella tradizionale barriera fra mondo accademico e imprenditoriale che ostacola la competitività del sistema paese. Vediamo i diversi progetti, presentati nell’ordine di classifica ottenuto in base alla graduatoria.
INDUSTRY 4.0, COME SARANNO I COMPETENCE CENTER: DECRETO E BANDO
Competence center Torino: Manufacturing 4.0
Il piano Industria 4.0 è il «primo esempio di politica industriale del paese», sottolinea Marco Gilli, rettore del Politecnico di Torino, ateneo che si presenta come capofila di un progetto che coinvolge anche l’Università di Torino e partner industriali di livello internazionale (FCA, General Motor, GE Avio, Thales Alenia). Focus su automotive, aerospazio, energia, mentre le tecnologie al centro del progetto sono additive manufacturing, data science e big data. Sul piano, prosegue Gilli, «ci giochiamo la nostra competitività. Siamo ancora il secondo produttore europeo di manifattura, ma siamo in un momento di grande discontinuità. Le nuove tecnologie, con tempi difficili da prevedere, stanno già rivoluzionando e rivoluzioneranno completamente il mondo dell’industria». E qui, «o siamo in grado di stare dietro all’evoluzione e restiamo competitivi, oppure perdiamo il treno. Il piano ha recepito questa urgenza. Ora bisogna fare in fretta».
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Competence center Politecnico di Milano: Made in Italy 4.0
Il progetto del PoliMi si focalizza in particolare su partnership con imprese e fornitori di tecnologia, in termini di hardware, software, competenze. «L’idea è di focalizzarci sul fatto che oggi le tecnologie digitali sono alla base dell’integrazione dei sistemi di progettazione e di prodotto dei sistemi produttivi. – spiega Marco Taisch, docente del PoliMi -. Intendiamo lavorare sul concetto di industria 4.0 e di fabbrica 4.0, quindi di una fabbrica integrata, flessibile e a cui il competence center deve dimostrare cosa vuole dir utilizzare nella maniera corretta le tecnologie digitali, dalla progettazione alla produzione e distribuzione del prodotto».
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Competence center Bologna: BI-REX (Big Data Innovation & Research EXcellence),
Bologna ha messo a punto un progetto che coinvolge anche l’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore), l’Università degli studi di Ferrara e l’Università degli studi di Parma. Punta su una stretta collaborazione con i Tecnopoli, centri di innovazione in cui la Regione investe da tempo, nei quali collaborano università e imprese, con il Cineca, fiore all’occhiello del mondo dell’innovazione italiano che, sottolinea Fabio Fava, «rappresenta il 70% della capacità di calcolo dell’intero paese», e con l’Istituto Italiano di Fisica Nucleare. Anche qui si preparano forti partnership industriali, facendo leva sulle eccellenza presenti sul territorio della Regione. Settori al centro del progetto capitanato da UniBo sono la meccatronica, l’automotive, il biomedicale, l’agrifood, mentre a livello tecnologico forte accento sui big data. «Industria 4.0 per molte aziende è un processo già in atto» sottolinea Fava, secondo il quale «è particolarmente importante fare un salto ulteriore, che deve essere facilitato da attori di primo livello». E’ quindi corretta l’impostazione del bando ministeriale sui requisiti richiesti agli enti di ricerca, perché «è fondamentale che il livello sia alto».
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Competence Center Sant’Anna di Pisa: ARTES 4.0
Concentrato sulla robotica e sugli ambienti virtuali, il competence center della Scuola Superiore San’Anna di Pisa punta al concetto di Industria 5.0 che quindi guarda al futuro. Lo immagina così paolo dacio, direttore dell’istituo di Biorobotica dell’ateneo: «un’industria più evoluta, in larga misura da immaginare. Una nuova generazione di impresa, molto attenta agli aspetti etici, al design, all’ambiente, alla social innovation, al crowdfunding, al 3D manufacturing, al mondo artigianato che cresce, alla personalizzazione spinta. Che abbia collegamenti con agricoltura, artigianato, sanità, servizi».
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Competence center Padova e Triveneto: SMACT
«Le agevolazioni come l’iperammortamento e i finanziamenti hanno poco significato se non sono supportati da un progetto di innovazione insieme a università e centri di trasferimento tecnologico» spiega Fabrizio Dughiero, prorettore al Trasferimento tecnologico e rapporti con le imprese dell’Università di Padova. I competence center, prosegue, sono «il tassello che mancava, perché se si vuole portare la trasformazione digitale alle imprese, non bastano i finanziamenti. Le macchine che si acquistano se non concepite in un contesto più ampio, perdono di significato. I competence center devono dare supporto alle aziende per investire e dar luogo a una trasformazione digitale che abbia un senso. E che le possa aiutare a fare profitto e a posizionarsi sul mercato».
L’università di Padova è capofila di un progetto che coinvolge praticamente tutte le università del Triveneto: Università degli Studi di Verona, Ca Foscari di Venezia, Iuav (Istituto universitario di architettura di Venezia), Università degli studi di Trento, Libera Università di Bolzano, Università degli studi di Udine, Università degli studi di Trieste, Sissa (Scuola superiore di studi avanzati) di Trieste. Focus su quattro settori fondamentali del Made in Italy, ovvero automazione, abbigliamento, arredamento e agroalimentare, e per quanto riguarda le tecnologie sulle cosiddette Smact (social media, mobile, analytics e big data, cloud, Internet of things).
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Competence center Napoli – Bari: Industry 4.0
E’ il progetto delle università del Sud, che ruota intorno ai due assi fondamentali rappresentati dalla Federico II di Napoli (capofila) e dal Politecnico di Bari, e coinvolge altre quattro atenei campani e altri due pugliesi, per un totale do otto università: oltre alle due già citate, Università di Salerno, Università della Campania L. Vanvitelli, Università del Sannio, Università di Napoli Parthenope, Università di Bari A. Moro, Università del Salento. Ci sono altri due partner pubblici, ovvero La Regione Campania e la Regione Puglia, e il bando per la selezione dei partner privati ha visto la partecipazione di 148 aziende, un «risultato notevole» sottolinea il rettore del PoliBari Eugenio Di Sciascio. I settori di competenza individuati sono soprattutto automotive, aerospazio, agricoltura, un po’ di farmaceutico. Il progetto riguarda tutte le tecnologie abilitanti di Industria 4.0, da trasferire alle PMI e al territorio.
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Competence center Cnr: Start 4.0
Dedicato alla sicurezza delle infrastrutture strategiche 4.0, si concentra sui settori energia, trasporti, idrico, produttivo, porto. Fra le tecnologie abilitanti: IoT (Internet of Things), realtà aumentata, big data, block chain, robotica, connettività 4.0. I domini di riferimento saranno: cyber security, safety.
Competence center Sapienza di Roma: Cyber 4.0
Il progetto della Sapienza di Roma si concentra sulla cybersecurity. Si svilupperà insieme ad altri atenei romani, prevede interventi coordinati con altre università guardando anche, dove possibile, alla zona del Centro Italia. Dunque, si profila un nuovo polo del centro, non l’unico visto che sono già note la partecipazione del Sant’Anna di Pisa, insieme alla Normale, e dell’Università di Bologna.
Ricordiamo, molto brevemente, che i criteri di valutazione previsti dal bando hanno assegnato un punteggio sulla base di caratteristiche tecniche e solidità economico finanziaria del soggetto proponente in ragione dei partner che concorrono a formarlo, e della solidità economico-finanziaria e qualità del programma di attività. Previsti specifici elementi di valutazione sia per gli enti di ricerca sia per le imprese partner. Criteri preferenziali il possesso del rating di legalità, la presenza nel partneriato di Regioni che svolgono attività coerenti con gli obiettivi del bando, la coerenza del programma con le attività strategiche del Piano Industria 4.0. L’istruttoria delle domande è stata affidata a un comitato tecnico, composto da un dirigente del ministero dello Sviluppo economico, in qualità di presidente, e da quattro rappresentanti di comprovata esperienza e professionalità, designati due dal MiSE e due dal Miur, (Istruzione, università e ricerca). Sulla base dell’istruttoria, sono stati attributi i punteggi ed è effettuata la graduatoria. Segue una fase negoziale, fra ministero e competence center in graduatoria, con l’obiettivo di massimizzare i risultati conseguibili. Questa fase si conclude con una proposta definitiva firmata dal legale rappresentante del competence center, e con il decreto ministeriale di concessione del beneficio economico. Le risorse sono pari a 73mila euro, il 65% di questa cifra è da destinare alle spese iniziali dei centri di ricerca che verranno selezionati (fino a un massimo di 7 milioni e 500mila euro ciascuno), mentre il restante 35% andrà a finanziare i singoli progetti di ricerca.