Lo sviluppo delle tecnologie ha profondamente cambiato la nostra società e lo stile di vita delle persone, i poteri pubblici non possono più sottrarsi dall’impegno di trasformare profondamente la Pubblica amministrazione, la PA digitale e la realizzazione dei servizi innovativi fissati nell’agenda digitale non sono rinviabili.
Affinché si possa realmente parlare di innovazione e Amministrazione digitale cosa occorre?
Sicuramente non è un problema di tecnologie.
Indubbiamente non c’è bisogno di nuove regole, anzi bisogna concentrarsi sulla semplificazione delle esistenti, a partire dal Codice degli appalti che così come è ha di fatto reso inapplicabile il modello di partnership pubblico-privata.
Il vero problema è riuscire a passare dai Piani, dalle Strategie alla effettiva realizzazione.
Come diffondere il digitale nei Comuni
Abbiamo un serio problema di execution, per questo Anci ritiene che sia necessario prevedere per ogni intervento pubblico delle misure di accompagnamento a tutti i livelli, ma in particolare per gli enti locali, che hanno maggiori difficoltà nell’adeguarsi ai grandi Piani nazionali.
E bisogna investire sulla formazione e sulle competenze digitali, sia per accrescere le competenze del comparto pubblico, sia per educare i cittadini e le imprese al dialogo digitale con la PA. Altrimenti si rischia di investire molto su una bella macchina che pochi sono in grado di guidare, creando nuovi divari.
L’ANCI rappresenta l’universo dei Comuni, eterogenei sotto vari punti di vista: abbiamo scelto quindi di dar voce a un Comune piccolo, uno di media dimensione e una grande città, per mettere in luce le diverse esigenze e aspettative.
I Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti costituiscono circa il 70% dei Comuni italiani e sono la parte più “debole” e meno supportata nel percorso di digitalizzazione e attuazione dell’agenda digitale.
Hanno scarse risorse di personale, non adeguate dal punto di vista professionale, ed esigue risorse finanziarie. Bisogna pensare subito ad azioni concrete da mettere in campo per accelerare l’inclusione anche del più piccolo e disagiato ente locale al modello italiano di Agenda Digitale, perché il modello è ambizioso e deve fare i conti con una realtà locale eterogenea sotto diversi aspetti: infrastrutturali, culturali, territoriali, demografici, ecc.
Le nostre esperienze dirette con piccoli Comuni dimostrano le difficoltà che si incontrano già solo nel conoscere tutti gli adempimenti da attuare, figuriamoci nel metterli in pratica o peggio nell’immaginare modalità innovative di servizio al cittadino.
Per questo è necessario definire dei modelli scalabili, che promuovano un modello aggregativo di servizio tra enti limitrofi o omogenei, in collaborazione con tutte le Istituzioni, e che tengano conto delle diverse esigenze locali. Sul territorio ci sono già Comuni medio-grandi che si sono attivati per fornire servizi ai Comuni della cintura: partiamo da queste esperienze per replicare il modello.
Crediamo siano tre i principali punti da porre in priorità per chi governerà, a cui è richiesta una forte consapevolezza della strategicità del tema del digitale:
- competenze digitali – nell’ottica di colmare il più possibile il divario digitale tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso, in modo parziale o totale, è necessario investire in un programma nazionale di formazione sulle competenze digitali sia per i cittadini, sia per il Personale della PA. È importante allestire nei territori presìdi permanenti di supporto in cui i cittadini possano essere formati e assistiti almeno sull’utilizzo di Internet e l’uso dei servizi on line.
- trasparenza e accountability – è necessario consentire ai cittadini di essere informati con facilità sui risultati delle azioni politiche intraprese e poter consultare on line lo stato di avanzamento dei più importanti punti del programma elettorale.
- software libero – per favorire l’indipendenza dai fornitori, la sicurezza e l’accessibilità al patrimonio informativo pubblico, è importante per le Pubbliche Amministrazioni adottare il più possibile soluzioni a codice sorgente aperto.
Banda ultra larga nei Comuni
Grandi passi sono stati fatti dal nostro Paese per connettere tutti i territori.
Il Piano Banda Ultra Larga costituisce una delle principali politiche industriali attualmente in essere nel Paese, con un investimento di risorse pubbliche pari a circa 7 miliardi di euro che consentirà a tutti i Comuni, nessuno escluso, di essere raggiunto dalla rete: oltre alle grandi e medie città oggetto dei piani a investimento privato degli operatori, gli interventi per la costruzione della rete pubblica nelle aree a fallimento di mercato riguarderanno oltre 7.300 Comuni.
Tuttavia ad oggi gli amministratori locali, e in special modo quelli provenienti dalle aree con maggiori livelli di digital divide, fanno fatica a pianificare uno sviluppo territoriale basato sulle potenzialità del digitale, anche alla luce della scarsezza di mezzi finanziari e di personale di cui dispongono.
È, quindi, essenziale una forte azione di sensibilizzazione e informazione verso le amministrazioni locali sulle modalità di attuazione della Strategia BUL e in generale sull’evoluzione digitale, perché una maggiore conoscenza consentirà ai Comuni, attori fondamentali nella realizzazione del Piano BUL, di comprenderne appieno le potenzialità, migliorando la relazione ente-operatori TLC in un’ottica di semplificazione e maggiore collaborazione.
Ormai la prospettiva delle future città è quella del 5G. E questa tecnologia delinea scenari potenzialmente rivoluzionari per le dinamiche di sviluppo dei servizi offerti sul territorio. Bisogna quindi cominciare a pensare già da ora in ottica 5G, per non ritrovarsi a rincorrere un treno già passato.