Siamo indietro! Tanti, troppi articoli e convegni ripetono in continuazione questo ritornello quando si affronta il tema della trasformazione digitale del nostro Paese. Le vere domande da farsi sono tuttavia altre: “perché siamo indietro?” e “cosa possiamo fare per recuperare?”. Con questo spirito l’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano ha prodotto, sulla base di solide evidenze empiriche, indicazioni utili a PA e imprese per fare in modo che il “siamo indietro” si trasformi in un “stiamo andando nella giusta direzione”. Un’enfasi particolare nella Ricerca 2017 è stata posta sulle competenze digitali dei cittadini italiani, un pre-requisito fondamentale per la digitalizzazione del nostro Paese.
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Capitale umano, i valori del DESI
Il Capitale Umano è una delle 5 aree monitorate dalla Commissione europea tramite il Digital Economy and Society Index (DESI), un indice che misura i progressi dei Paesi europei in termini di digitalizzazione dell’economia e della società. Questa è l’area in cui l’Italia soffre particolarmente: eravamo 24esimi nell’edizione 2016 dell’indice e non abbiamo guadagnato posizioni nell’ultimo anno. Il numero di internauti è in lieve aumento e raggiunge i due terzi della popolazione. Sostanzialmente invariato invece il numero di cittadini con competenze digitali di base (44% della popolazione contro il 43% dello scorso anno), ancora nettamente al di sotto della media europea (56%). Poco significative invece le performance del nostro Paese relative a laureati in discipline tecnico-scientifiche e specialisti ICT, poiché fanno rifermento a dati aggiornati al 2014 e 2015, per cui l’Italia sconta un ritardo pregresso.
Per misurare in modo più preciso le competenze digitali e l’utilizzo di Internet da parte dei cittadini italiani, l’Osservatorio, in collaborazione con Doxa, ha condotto una rilevazione diretta su un campione statisticamente rappresentativo della popolazione italiana adulta tra i 18 e i 74 anni.
Cosa sono le competenze digitali base del cittadino
Per misurare le competenze digitali è stata utilizzata la metodologia adottata dalla Commissione europea, secondo la quale le competenze digitali dei cittadini devono coprire 4 ambiti:
- gestione di file e informazioni digitali: identificare, localizzare, recuperare, immagazzinare, organizzare e analizzare informazioni digitali, giudicandone adeguatamente rilevanza e scopo;
- gestione di comunicazioni digitali: comunicare in ambienti digitali, condividere risorse attraverso strumenti online, connettersi e collaborare digitalmente con altre persone;
- familiarità con i servizi online: identificare online risorse digitali con cui rispondere ad alcune necessità, decidendo in modo appropriato quali impiegare sulla base della specifica esigenza;
- produzione di contenuti digitali: creare o modificare contenuti digitali, integrando e rielaborando conoscenza e contenuti pregressi e/o dimostrando capacità di programmazione.
I dati sulle competenze digitali
Le competenze più diffuse sono quelle relative alla gestione delle comunicazioni digitali (presenti in media nel 72% della popolazione). Seguono la gestione di file e informazioni digitali (65%) e la familiarità con i servizi online (56%). Le competenze relative alla produzione di contenuti digitali risultano abbastanza variegate: si passa dal 66% degli italiani che sa produrre documenti scritti in digitale al 49% che sa usare fogli di calcolo, fino al 15% di chi sa programmare.
La gran parte degli italiani con competenze digitali ha un’età inferiore a 55 anni. Contribuiscono in maniera significativa i giovani tra i 18 e i 34 anni: la prima generazione nella storia nata e cresciuta con le tecnologie digitali e che ha forte dimestichezza nel loro utilizzo. Non ci sono invece sostanziali differenze a livello di competenze digitali tra le persone che hanno dai 35 ai 54 anni. Le competenze crollano invece dopo i 65 anni.
Le azioni urgenti: anziani e materie Stem
Sarebbe opportuno dare incentivi alle persone in questa fascia d’età, che comprende oltre 13 milioni di persone, per fare in modo che essi si avvicinino maggiormente al digitale, grazie a programmi formativi adeguati in termini di obiettivi e linguaggio.
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Solo il 15% della popolazione conosce un linguaggio di programmazione. Questa situazione è in parte spiegata dalla riduzione dei giovani che si laureano in materie STEM: essi rappresentano infatti il 47% dei laureati della loro età, contro il 58% dei laureati che oggi ha tra i 35 e i 44 anni, il 63% tra i 45 e i 54 anni e il 61% tra i 55 e i 64 anni. Complessivamente, oggi solo il 9% degli italiani è laureato in materie STEM. Risulta bassa anche la percentuale di popolazione (16%) con un titolo di studio più alto della scuola superiore, percentuale che diventa irrisoria se consideriamo la formazione post-universitaria (lo 0,6% ha un master e lo 0,2% un dottorato di ricerca).
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Oltre ad agire subito sugli over 65, è opportuno lavorare sulle componenti strutturali che possano in futuro ridurre i gap di competenze. È necessario incentivare le nuove generazioni a intraprendere studi in materie STEM e proseguire l’attuazione del Piano nazionale Scuola Digitale, che sta cominciando a dare i primi frutti: da giugno 2017, 150.000 giovani fruiscono a scuola di formazione sui temi del digitale, ci sono oltre 8.000 animatori digitali attivi e oltre 4.000 istituti al lavoro per rendere strutturali le competenze digitali. Complessivamente sono stati investiti 80 milioni di euro.
Uso di internet, i segnali positivi
Il livello di competenze digitali ha un impatto importante anche sull’Uso di internet, un’altra area monitorata dal DESI su cui ci posizioniamo in penultima posizione. La Ricerca condotta dall’Osservatorio ha rilevato che l’86% degli italiani accede a internet almeno una volta al giorno. Abbiamo comparato i nostri dati con i dati raccolti dal DESI a giugno 2016. Rispetto a questi valori, sembra che oggi gli italiani usino maggiormente internet, soprattutto per leggere siti di notizie, giornali o riviste (79% contro il 60% del DESI) e consultare social network (74% contro il 60% del DESI). È interessante notare che il 61% di essi ha fatto acquisti online (contro il 41% del DESI), mentre solo il 56% ha usato la rete per accedere a servizi di online banking (contro il 42% del DESI). L’unica percentuale che sembra essere diminuita è quella relativa al download di immagini, video, musica e film (dal 79% di giugno 2016 al 56% di ottobre 2017). Tale risultato è ragionevole se si considera la progressiva diffusione dei servizi di streaming. Ad ogni modo, i diversi incrementi registrati rispetto al 2016 ci fanno sperare in un miglioramento del nostro Paese nella prossima edizione del DESI, la cui uscita dovrebbe essere a settimane.
Riteniamo che la misurazione precisa e la definizione di roadmap per l’incremento delle competenze digitali siano due elementi fondamentali per l’attuazione dell’Agenda Digitale, motivo per cui l’Osservatorio approfondirà il tema anche nella nuova edizione in partenza il primo marzo.
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Bibliografia:
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- http://www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/Materiali/pnsd-layout-30.10-WEB.pdf
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