“Sull’Agenda digitale tanto si è detto e scritto. Ma dopo un giudizio a caldo positivo ora, a distanza di mesi, siamo estremamente preoccupati: i decreti attuativi dovevano essere approvati entro la fine della legislatura, ma siamo ancora in attesa. E inoltre, diciamolo, si poteva fare di più, in particolare sul fronte della sburocratizzazione delle procedure per promuovere le infrastrutture”. Cesare Avenia, presidente di Asstel ha un giudizio in chiaro-scuro sul contenuto del provvedimento approvato dal Parlamento.
L’associazione è stata impegnata in prima fila durante la messa a punto dell’Agenda digitale da parte della squadra di Monti. Ha svolto, in particolare, un ruolo di coordinamento di due dei sei gruppi di lavoro istituiti da Confindustria Digitale specularmente a quelli del Governo, dedicati a Infrastrutture e Smart Communities, che hanno avuto il compito di produrre idee e proposte da presentare alla Cabina di regia.
“Potevamo portare a casa risultato migliore in relazione della risoluzione dei problemi burocratici che nelle varie Regioni riguardano, ad esempio, il regolamento scavi. Ci siamo battuti molto in direzione della semplificazione e nell’Agenda digitale un primo passo è stato fatto, ma potevamo ottenere molto di più – puntualizza Avenia-. Già adesso nella messa a punto del Regolamento (oggetto di decreto attuativo, ndr) cominciamo a vedere difficoltà che fanno il paio con la questione di riforma del Titolo V della Costituzione. Se dobbiamo interloquire, con ogni Regione, Comune e ogni tipo di Ente locale e vederci rigettati procedimenti di massima che dovrebbero essere uguali dappertutto, questa è una difficoltà”.
Avenia più di tutto evidenzia la “miopia” della classe politica nei confronti del ruolo strategico dell’innovazione: “In questa campagna elettorale l’innovazione è stata pressoché assente – sottolinea Avenia -. Abbiamo assistito a continui dibattiti su come fare a risparmiare e a rimettere in moto la crescita. E l’unica vera strada percorribile, quella dell’innovazione, non è stata battuta”. L’Agenda digitale – aggiunge Avenia – “è stata presentata come il viatico per modernizzare il Paese, per risolvere il problema dei problemi, quello del grande debito perlopiù dovuto alla spesa pubblica. Si è detto che con l’Agenda digitale si possono risparmiare tantissimi soldi perché si possono fare interventi puntuali per migliorare e rendere più efficiente la PA, pretendendo e portando a compimento la grande trasformazione dell’apparato pubblico che per il momento utilizza la burocrazia e tutte le prassi cartacee per creare ostacoli al cittadino, mentre attraverso la digitalizzazione vedrebbe il cittadino come cliente e si metterebbe nell’ottica di semplificare le cose piuttosto che complicarle”. Si è detto tutto questo- dice Avenia – ma nonostante ciò la digitalizzazione non è stata cavalcata in qualità di cavallo vincente nell’ambito della campagna elettorale dei vari schieramenti in campo.
Per trasformare una volta per tutte il sistema “la questione della governance sarà fondamentale – allerta il numero uno di Asstel -. Come Associazione ci troviamo a dover interloquire con 3-4 ministeri. È evidente che non può funzionare. È una macchina troppo complessa che genera lungaggini”. Ma secondo Avenia non sarà facile venirne a capo: “Per fare il salto serve una rivoluzione culturale”. “Una delle cause fondamentali del ritardo accumulato dal nostro Paese nei confronti non solo dei Paesi europei ma di tutte le economie occidentali avanzate è proprio la mancanza di una cultura digitale e di adeguate competenze. L’alfabetizzazione digitale deve rappresentare una priorità per il nostro Paese. E per questa ragione occorre mettere a punto un piano di azioni concrete affinché tutti i cittadini comprendano l’importanza del digitale per poterne beneficiare”.