(dalla puntata 66) Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia col cosiddetto Grande Ictus Mnemonico, dichiarando di averlo fatto per salvare uomini e umanidi dalla noia assoluta, provocata dal conoscere, fin dalla nascita, la propria vita futura in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, ha ora il difficile incarico di rintracciare e portare davanti al Primo Tutor il dottor Mabiis, per costringerlo a fagli rimettere in connessione almeno le Memore Vitali.
Shaiira, analista del terreno e dell’ambiente della Memory Squad 11 è all’inseguimento del dottor Mabiis. Si inoltra in un bosco. Nel buio più assoluto Shaiira disquisisce con una voce sulla vita, il destino e il futuro di ognuno. Intanto la Memory Squad 11 si prepara a rintracciare Shaiira.
La comandante Khaspros: “Andiamo a cercare Shaiira… alla vecchia maniera… andiamo dal barbiere dove l’ho persa… partiremo da lì…”
Il barbiere. Non ricorda. Un parco vicino e un cagnetto. Abbaia e corre via. “Pedalare agenti, pedalare!” Le biciclette ronzano i ciotolati. I manubri gemono i polsi. I pedali affannano l’ultimo cielo. Terminano il villaggio. Sul ponte la notte si abbuia. Il fiume nastra il bosco.
“Una radura illuminata! Laggiù in fondo al bosco! Pedalare agenti, pedalare!” Nero totale. Forato dalle torce. La ressa dei larici fitti. Poi le lucciole.
“Ma d’inverno ci sono le lucciole, comandante?”
“Non sono lucciole…sono punti lontani… si ingrandiscono mentre noi ci avviciniamo…”
“Ma sono intermittenti…“
“No, guardate bene… sono gli alberi, sono le foglie che si mettono in mezzo…”
Le luci si ingrandiscono. Le luci prendono forma. Le luci sono facce. Le luci sono gambe. Le luci sono uomini. Le luci sono donne. Le luci sono bambini. Le luci sono neonati. Le luci sono anziani. Le luci sono cani. Le luci sono gatti. Le luci sono asini. Le luci sono conigli. Le luci sono delfini. Le luci sono lupi. Le luci sono elefanti. Le luci sono soldati. Le luci sono madri. Le luci sono nonne. Le luci sono figli. Le luci sono padri.
“Niente di strano, niente di nuovo, agenti!… Sono delle In-Memorie… dei nostri defunti…”
“Ma il grande ictus mnemonico non li ha scollegati tutti?”
“Ma le memorie dei defunti sono stabili… non hanno bisogno di connessioni… da quando la gente ha sostituito i cimiteri collettivi… i camposanti, come li chiamavano, insomma quelli con le tombe, quelli con i vari simboli religiosi… da quando non si seppelliscono più i morti… da quando tutta l’umanità li riporta in polvere e li tiene in casa o li restituisce alla terra o al mare… da quando li abbiamo sostituiti con gli avatar statici prima e dinamici poi…”
“Bel riassuntino agente Magli, bel raccontino… ma comunque prepariamoci… incontrarne tanti… così tanti… noi così pochi, qui, in questa notte nera… non sottovalutiamo la situazione…”
Ora erano a tu per tu. Le In-Memorie sorridevano. Le In-Memorie bisbigliavano. Declamavano i ricordi. Balbettavano le paure. Interrogavano i silenzi. Schernivano i dolori. Soffrivano i rancori. Sguardavano i sapori.
La comandante Akila Khaspros lo vide in piedi.
“Ciao Samuk.” Lo adombrò di nostalgia.
“Ciao Akila.” La illuminò di sguardo.
Gli agenti in piedi. I pedali fermi. Le foglie tremate dal soffio.
Akila lo abbraccia.
Stringe. Il nulla.
Solo l’infinita memoria di lui.
(66-continua)