nuove professioni

Professionista dell’informazione geografica, chi è e perché è utile per le competenze digitali

Imminente la pubblicazione della norma UNI “Attività professionali non regolamentate – Profili Professionali per ICT – Parte 5: Profili professionali relativi all’informazione geografica”. Vediamo caratteristiche e utilità, per l’Agenda digitale, della nascita del professionista dell’informazione geografica

Pubblicato il 16 Apr 2018

Sergio Farruggia

vice presidente Associazione Stati Generali dell’Innovazione

smart-internet_246605083

Il sapere geografico –trattare la geografia come mera materia di studio è riduttivo- è fondamentale in quest’epoca di transizione, per agire sul cambiamento culturale: sulla formazione e sull’educazione dei millennian; per cogliere le opportunità generate dalla convergenza tra tecnologie geospaziali e processi IT, la cosiddetta Geospatial Revolution; per saper comprendere i fenomeni economici, sociali e ambientali che stanno influendo su un futuro ordine mondiale, ancora indecifrabile, non per questo da contrastare difendendo vecchi modelli.

E’ noto che il ticket da possedere per consentire al nostro Paese di salire a bordo della Quarta Rivoluzione Industriale si chiama “competenze digitali”.

Professioni per l’informazione geografica

Marcia in questa direzione un’iniziativa riguardante le competenze geospaziali: nata “dal basso”, accolta e sostenuta da AgID, portata a termine in seno a UNINFO nei tempi programmati, essa sta per concretizzarsi con l’imminente pubblicazione della norma UNI “Attività professionali non regolamentate – Profili Professionali per ICT – Parte 5: Profili professionali relativi all’informazione geografica”.

Questa nuova norma rappresenta il risultato delle attività del Gruppo di Lavoro UNINFOProfili professionali relativi all’informazione geografica“, richiesto formalmente da AgID, socio UNINFO di diritto, a cui hanno partecipato Stati Generali dell’Innovazione, AM/FM GIS Italia e altri soggetti, già soci UNINFO o aggregatisi in occasione del Kick off Meeting dell’iniziativa, svoltasi nel marzo del 2016.

L’istituzione di questo Gruppo di Lavoro ha fatto seguito alla proposta, elaborata dalle citate associazioni e da altri stakeholder del settore di una nuova figura professionale, il Geographic Information Manager. Compito fondamentale del GIM è favorire l’incremento del livello di qualità e competenza del network di una organizzazione –ad esempio, una smart city- nei riguardi delle tematiche legate alla capacità di fruire dei dati geografici (spatial enablement), sia intesa rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento.

Per identificare i compiti e le attività specifiche del professionista IG, necessari per delineare uno specifico profilo come sintesi delle conoscenze, abilità e competenze necessarie allo svolgimento dei compiti individuati, il Gruppo di Lavoro ha fatto riferimento all’accresciuta sensibilità verso le professioni svolte nell’ambito dell’informazione geografica in sintonia con lo sviluppo tecnologico e le prospettive degli utilizzatori.

Infatti, alla richiesta di figure professionali tradizionali della geomatica, quali progettista, analista, sviluppatore di applicazioni in ambito Geographic Information System, GIS, oppure che richiamano ambiti specialistici (topografo, cartografo, geografo), nel corso degli anni ne sono state affiancate altre che fanno riferimento sia a discipline diverse, quali ad esempio la statistica, la biologia, la geografia, la geologia e la sociologia, sia a settori produttivi, come ad esempio la logistica, l’automotive, la mobilità, il real estate, l’energia.

Ulteriori specializzazioni fanno riferimento a possibili funzioni all’interno di organizzazioni (ad esempio nell’ambito delle Infrastrutture di Dati Territoriali, di processi di cittadinanza attiva, di marketing territoriale) o, ancora, ad ambiti tecnologici quali desktop e web, per porre infine una particolare enfasi sui dati: data collector e spatial data analyst, fino ad un Building Information Manager, che richiama le posizioni del Chief Data Officer (CDO) previste –ad esempio- da un sempre maggior numero di amministrazioni pubbliche –locali e statali- negli Stati Uniti.

Questo insieme di possibili specializzazioni – sebbene sicuramente parziale – ha reso comunque chiaro come sia importante stabilire dei criteri nuovi per individuare le principali figure professionali relative all’IG. Criteri che devono necessariamente tenere conto dei cambiamenti epocali di riferimento che, ancora in corso, hanno un profondo impatto culturale e sociale. Tra le cause che influiscono significativamente su questo quadro dinamico sono determinanti l’adozione dei concetti (i) di Sviluppo Sostenibile, quale processo per il progresso della civiltà umana, come fissato nella nuova Agenda Globale ONU per lo Sviluppo Sostenibile e i relativi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per il 2030, (ii) di Rivoluzione Digitale, che si manifesta –per il tema della presente norma- in termini di Open Government, quindi adesione ai principi di trasparenza, partecipazione e collaborazione, e (iii) di Smart City/Community in quanto sintesi paradigmatica della Rivoluzione Digitale, all’interno di ecosistemi smart, a cui è assegnato il significato di proiezione astratta di una città futura, che riflette l’evoluzione culturale e le prospettive sociali dell’epoca presente.

I requisiti

In questo contesto e in relazione al tema oggetto di questa nuova norma, per individuare gli specifici profili professionali relativi all’IG, si è preso come riferimento il concetto di spatial enablement e, in particolare, sono stati considerati i seguenti requisiti che il soggetto deve soddisfare per essere conforme al concetto di spatial enablement:

  1. i membri della comunità/organizzazione devono essere spatially literate, cioè essere in grado di fruire dei dati geospaziali, avendo anche la possibilità di acquisire un’istruzione adeguata;
  2. deve essere creata e resa disponibile una Spatial Data Infrastructure intesa come un ambiente favorevole per la condivisione di questo patrimonio informativo, grazie all’adozione di standard e di norme condivise a livello globale;
  3. devono essere progettati e abilitati processi di comunicazione idonei a rendere fluida e efficace la crescita qualitativa e quantitativa delle relazioni comunità-istituzioni; di fatto, i membri della comunità sono la componente dinamica dell’ecosistema informativo e i processi necessari per il loro coinvolgimento devono essere aderenti alle caratteristiche dei diversi contesti tecnologici, applicativi, sociali o individuali, al fine di creare conoscenza dal patrimonio informativo esistente.

L’adesione allo Spatial Enablement abbinato all’influenza dello sviluppo ICT, genera sia la richiesta di professionisti qualificati con competenze geospaziali, sia la necessità di formare individui in grado di utilizzare consapevolmente le tecnologie geospaziali nella loro vita quotidiana. In questo quadro, per i professionisti IG si delineano allora tre dimensioni indipendenti dello spazio in cui operare: tecnologica, di dominio/applicativa e organizzativa.

Per quanto riguarda la prima dimensione, esempi possono essere derivati dagli ambiti del Data Management (web semantic, Analytics, Big Data, …), dell’IoT (wireless sensor networks, indoor localisation, augmented reality, …), dell’Earth Observation Technologies.

Per la dimensione disciplinare/applicativa possono essere prese come riferimento le tematiche d’intervento relative al paradigma Smart City, tra cui ad esempio, Mobilità, Trasporti e Logistica, e Turismo e Cultura.

Infine, per la terza dimensione si può fare riferimento al processo di sviluppo delle Spatial Data Infrastructure, indipendentemente dal livello a cui sia applicato, oppure ai programmi nazionali per favorire la crescita della cultura digitale nel Paese.

Posizionandosi in questo spazio, è possibile comporre il profilo professionale relativo a specifiche esigenze come una combinazione di competenze riferibili a ognuna delle tre dimensioni. Ad esempio, nell’ambito di un progetto riguardante il tema del dissesto idrogeologico potrà essere necessario avvalersi di un professionista IG esperto di Earth Observation Technologies in grado di organizzare e gestire la meta datazione, secondo le regole previste per il Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali, RNDT. Come indicato in figura, il profilo richiesto sarà quindi un punto nello spazio della IG individuato da “x” competenze tecnologiche, “y” disciplinari e “z” di essenza organizzativa.

Seguendo tale approccio concettuale e utilizzando la metodologia basata sul sistema European e-Competence Framework (e-CF), il Gruppo di Lavoro UNINFO ha articolato le competenze del Professionista IG attraverso l’individuazione di cinque profili professionali. Essi verranno presentati nel prossimo articolo, evidenziando alcuni vantaggi per i potenziali beneficiari della nuova norma –dal mondo accademico e della formazione, ai datori di lavoro e enti che offrono impieghi e relativi candidati, dai certificatori professionali- e le prospettive che questa esperienza offre in termini di contributo per estendere la cultura della competenza applicata ai profili professionali dell’ICT.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3