La riforma della PA va alla Camera e all’art. 1 troviamo importantissime previsioni di delega per la riforma del CAD.
Una riforma innovativa in questo senso sarebbe quella di istituire una procedura di segnalazione delle Amministrazioni (di qualsiasi tipo) che non attuano l’amministrazione digitale: rifiutano di ricevere documenti in digitale, non consentono di accedere alle pratiche online, obbligano a recarsi di persona quando si potrebbe fare online, non attuano lo SPID, Tribunali che ancora prevedono la copia cartacea oltre a quella digitale (multando gli avvocati se non la producono), ecc. Sarebbe utile che vi fosse un luogo dove il cittadino potesse segnalare queste difficoltà e deputato a richiamare l’Amministrazione ad attuare l’agenda digitale. Questo “garante” potrebbe avere potere di obbligare l’Amministrazione inadempiente a dare indennizzi al cittadino per il disservizio subito, a valere sul proprio bilancio. Non occorre certamente un nuovo garante – sarebbe l’ennesimo – le competenze tecniche in grado di valutare questo tipo di disservizi e abituate a gestire procedimenti sanzionatori si ritrovano, ad esempio, già in AGCOM.
Altra riforma da introdurre nel CAD, in attuazione della delega sul domicilio informatico, sarebbe quella per la quale il cittadino deve poter iscrivere il domicilio informatico in una apposita sezione del registro “Reginde” (Registro Generale degli Indirizzi Elettronici gestito dal Ministero della Giustizia) e, qualora lo faccia, non deve essere possibile per nessun ente – ivi incluso il Comune, notificare alcunché per via cartacea a quel cittadino. Attualmente i Comuni e la PA in generale spendono moltissimo per notifiche doppie e triple, raccomandate che avvisano delle notifiche, stampa delle medesime, ecc., tutti procedimenti lenti e che sovente causano più disagio che beneficio al notificato che deve girare per la città per recuperare quanto notificato. Basti pensare che in Germania il concetto di notifica praticamente non esiste. Oltralpe si manda una mail o un fax senza formalità alcuna per avvisare anche di cose molto gravi.
Mi permetto infine di azzardare un’ultima idea. Il regolamento attuativo SPID che è visibile sul sito Agid nella versione sottoposta al Garante Privacy, nella sostanza, sembra tralasciare (come ho già scritto in precedenza) la possibilità di attivare SPID utilizzando semplicemente lo smartphone. L’attuazione della riforma potrebbe essere l’occasione per garantire che la richiesta delle credenziali SPID non sia riservata ai cittadini che hanno connettività a banda larga e un personal computer corredato di webcam ma sia estesa a tutti coloro che usano la rete anche da mobile con una procedura semplice e rapida, ovviamente nel rispetto dei più moderni canoni di sicurezza
* L’Autore è avvocato, componente del Tavolo Permanente per l’Innovazione Tecnologica e l’Agenda Digitale, ma scrive a titolo personale e quanto scritto non impegna eventuali istituzioni di appartenenza