le agevolazioni

Zone Franche Urbane e Agenda digitale: i vantaggi per PMI e professionisti

L’Italia sembra aver finalmente imboccato la strada di una timida ripresa economica. Ecco perché è importante non sprecare i risultati ottenuti da alcune iniziative con ricadute positive concrete sulla vita di cittadini e imprese: tra queste, le Zone Franche Urbane. Vediamo cosa sono e chi può usufruire delle agevolazioni

Pubblicato il 23 Mag 2018

Paolo Anselmo

Presidente Associazione IBAN

Luca Scarani

collaboratore presso CBA

zona_franca_urbana

Secondo un’analisi della Cgia, dal 2000 al 2017 la ricchezza nel Paese è cresciuta mediamente di appena lo 0,15% ogni anno. Rispetto al 2007, anno pre-crisi, dobbiamo ancora recuperare 5,4 punti percentuali di Pil. Il 2017 è stato decisamente un buon anno per il Prodotto interno lordo come certifica oggi l’Istat stimando un aumento del Pil dell’1,5%, rialzo massimo dal 2010 (+1,7%). Ci sono segnali incoraggianti. Non dobbiamo impantanarci nuovamente. Il dato – in linea con le indicazioni del Governo, che nella Nota di aggiornamento al Def ha previsto un rialzo dell’1,5% – rivede in crescita la stima precedente basata sulla media dei quattro trimestri (+1,4%). Rispetto al 2016 l’accelerazione è netta (la crescita nel 2016 è stata dello 0,9%). Si tratta, infatti, dell’incremento maggiore dal 2010, quindi da sette anni.

Segnali incoraggianti dall’economia

In sintesi, sembrerebbe che l’Italia abbia imboccato la strada giusta. Il Ministero dello Sviluppo Economico deve poter tornare ad occuparsi, e non è una tautologia in Italia, dello sviluppo economico. E non essere in trincea solamente per le crisi aziendali (è oggettivo che il ministro Calenda stia svolgendo un lavoro encomiabile), causate delle perduranti difficoltà strutturali che ancora colpiscono il Paese. Sembra ovvio. Ma se miglioriamo la situazione economica si riducono le crisi.

Non sprecare i piccoli risultati raggiunti

E allora perché gettare al vento anche i piccoli passi fatti in questi ultimissimi anni? Oltre a provvedimenti che fanno notizia – spesso legati ad aspetti negativi come crisi aziendali – ci sono iniziative con ricadute positive concrete sulla vita dei cittadini e delle imprese che passano sottotraccia, sommerse dal chiacchiericcio della cronaca quotidiana. Un esempio di buone pratiche sono le Zone Franche Urbane. Di cosa si tratta?

Zone Franche Urbane, cosa sono

Le zone franche urbane o ZFU sono territori, ben definiti a livello geografico dal Legislatore nazionale, nei quali le imprese che vi operano possono beneficiare di programmi di defiscalizzazione e decontribuzione. Esattamente. Defiscalizzazione e decontribuzione. In parole povere, lo Stato, con l’obiettivo di risollevare aree caratterizzate da disagio sociale ed occupazionale e da un’economia estremamente depressa, interviene a supporto delle imprese di tali zone con una diminuzione dell’abituale carico fiscale e contributivo.

Le Zone Franche Urbane vengono istituite inoltre, anche per supportare e favorire aree colpite da eventi naturali come terremoti ed inondazioni. E’ questo il caso, della Zona Franca Urbana  del Sisma del Centro Italia, istituita con D.L. 50/2017 e che interessa una serie di Comuni delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo colpiti dal terremoto che ha raso al suolo, fra le altre, la città di Amatrice il 24 Agosto 2016.

Zone Franche Urbane e Agenda digitale

Le Zone Franche Urbane nascono dall’esperienza francese e sono state istituite in Italia per la prima volta nel 2007, con Legge 296/2006. La prima Zona franca urbana è stata però effettivamente avviata nel 2013 nel territorio del comune de L’Aquila ed è stata seguita da altre Zone Franche Urbane in Calabria, Campania, Sicilia, Puglia, nella provincia di Carbonia-Iglesias in Sardegna, in Emilia Romagna, Lombardia e nel centro Italia, per l’appunto. Ma anche Pescara, Matera, Ventimiglia, Campobasso, Cagliari, Iglesias, Quartu Sant’Elena e Massa Carrara, Sora e Velletri. Inoltre, a proposito di agenda digitale del paese, la procedura per la gestione delle domande è completamente automatizzata e consente a piccole, micro imprese, lavoratori autonomi e professionisti che operano nei quartieri indicati dalle amministrazioni comunali di avere sconti fiscali a partire dalla prossima scadenza dichiarativa.

Le agevolazioni per i professionisti

A seguito di una serie di chiarimenti emanati dagli organismi di volta in volta competenti, è stato chiarito che l’accesso alle agevolazioni viene esteso (limitatamente alle decontribuzioni) anche ai professionisti. In ultimo, con una circolare del 9 aprile 2018 il Ministero dello Sviluppo Economico ha riportato il quadro normativo applicabile ai nuovi bandi di concessione delle agevolazioni nelle ZFU, fornendo indicazioni e chiarimenti in merito alle condizioni, ai limiti, alla durata e alle modalità di accesso e di fruizione delle agevolazioni fiscali e contributive previste.

Le agevolazioni consistono in esenzioni fiscali e contributive, entro determinati limiti massimi di reddito (oltre ai quali l’agevolazione viene meno), da:

  • imposte sui redditi di impresa
  • imposta regionale sulle attività produttive
  • imposta municipale propria (per immobili utilizzati per esercizio dell’attività di impresa)
  • versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro sulle retribuzioni da lavoro dipendente

Non sono incentivi da poco

Come detto, i benefici previsti per i contribuenti che operano in una Zona Franca Urbana consistono sostanzialmente in una esenzione dalle imposte come l’IRPEF, l’IRES, l’IRAP o l’IMU e dall’esenzione dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali sul lavoro dipendente.

Non si tratta certo delle Free Zone previste negli Emirati e al di fuori degli Emirati; dove per favorire l’insediamento di attività straniere vengono concessi vari incentivi, fra cui:

  • Nessuna imposta sulle società
  • Libertà di rimpatriare il capitale e il reddito
  • Nessuna imposta sul reddito personale
  • Completa esenzione dai dazi doganali
  • Nessuna restrizione valutaria

La best practice francese

Ma nessuno pretende miracoli dallo Stato. Basta “copiare” le best practice dei vicini. Basta guardare ai cugini d’Oltralpe: in Francia, le Zones Franches Urbaines istituite nel 1997 sono oltre 100. Cosa ha dato finora quell’esperienza? Nelle 44 Zfu di prima generazione è raddoppiato il numero delle imprese. Nelle altre 42 Zfu create nel 2003, sin dal 2005 la crescita economica è stata cinque volte superiore a quella di altri territori. Anche l’impatto sull’occupazione è stato nettamente positivo. Tanto che in alcune aree la domanda di lavoro è diminuita persino del 20%. Più in generale, nelle Zfu, il numero degli occupati è quasi triplicato e l’84% dei nuovi assunti ha avuto contratti a tempo indeterminato. Dati del Ministre déléguée à la Cohésion sociale et à la Parité. (il 31 maggio sarà a Milano Philippe Gluntz – Vice Presidente di France Angels Vice e Presidente onorario di BAE a parlarci dell’ecositema francese, dove si è passati dai 580 milioni investiti in startup nel 2012 ai 2,7 miliardi del 2016).

In questo caso possiamo copiare al meglio le buone pratiche altrui.

E allora, l’appello ai quasi “Mille” che siedono in Parlamento, è che prendano spunto dai suggerimenti di liberi pensatori e lavorino, insieme, per rifondare un Paese che non è ancora riuscito a lasciarsi alle spalle divisioni e particolarismi che dovrebbero essere relegati nel passato una volta per tutte.

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