lo strumento

Test per le competenze e attitudini digitali, come funziona e a che serve Digitaliq

Un test gratuito, aperto a tutti per misurare quel set di competenze di “cittadinanza digitale” necessarie, in generale, per partecipare attivamente al mondo del lavoro e alla vita civile in una società digitale. Ecco di cosa si tratta

Pubblicato il 12 Giu 2018

Marco Fasoli

IUSS di Pavia

Marco Gui

Università di Milano-Bicocca

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E’ accessibile liberamente da poche settimane, al sito digitaliq, un nuovo strumento per la misurazione del livello di competenze e attitudini digitali.

Il test è stato prodotto da Fastweb attraverso una collaborazione con il Centro di Ricerca “Benessere Digitale” del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università Bicocca di Milano e un gruppo di psicologi e psicometristi della società People&Business Value.”

Digitaliq e il progetto #getdigital

Digital IQ è parte del progetto #getdigital di Fastweb, un insieme di iniziative che hanno l’obiettivo di diffondere le competenze digitali e l’adozione di comportamenti digitali offrendo alle scuole, alle persone e alle piccole e medie imprese strumenti di assessment delle proprie competenze e moduli di formazione.

Nello specifico, il Digital IQ fornisce a tutti i cittadini italiani la possibilità di misurare gratuitamente le proprie competenze digitali attraverso un test “gamificato” (cioè presentato in una forma ludica). Lo strumento si basa sul framework europeo DIGCOMP (attualmente alla versione 2.1), che oggi rappresenta il punto di riferimento teorico a livello europeo per la cittadinanza digitale, specie nel settore dell’istruzione e della formazione. Chi scrive è parte del team di ricerca di Bicocca che ha lavorato alla struttura e agli item. Di seguito presenteremo le caratteristiche principali del test e spiegheremo perché esso rappresenta una novità nel panorama della misurazione delle competenze digitali, un asset sempre più fondamentale per i cittadini delle società digitali.

Cosa misura il test

Il Digital IQ si presenta come uno strumento che valuta il livello di “competenze” e “attitudini” digitali, concordemente con il framework DIGCOMP che distingue tra skills (competenze) e attitudes (attitudini). Nel panorama frammentato di etichette usate in questo campo, vediamo di chiarire innanzitutto cosa significano questi due termini!

Cos’è la competenza digitale

Secondo la ormai famosa raccomandazione del Parlamento europeo del 2008, competenza è una “comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale”. Nella competenza, le conoscenze e le abilità vengono quindi sfruttate all’interno di un contesto concreto e per un fine specifico. La competenza digitale consiste perciò, sempre secondo il Parlamento Europeo (2006), “nel saper usare con dimestichezza e in modo critico le tecnologie della società dell’informazione”. Tali competenze comprendono una parte più tecnico-operativa (ad es. la capacità di far funzionare i principali hardware e software per la navigazione online) e una parte “critica” (ad esempio essere in grado di valutare l’affidabilità di una fonte o di usare un registro comunicativo consono in un ambiente social). Le competenze digitali critiche sono le capacità che ogni cittadino digitale dovrebbe possedere per usare in modo consapevole il web e le nuove tecnologie. Il team di Bicocca ha sviluppato gli item relativi a questa dimensione. Le competenze tecnico operative di base, invece, non sono oggetto del Digital IQ, e ne sono considerate un prerequisito.

Il digitale è ormai “competenza di base”, le nuove raccomandazioni del Consiglio Ue

La competenza digitale critica

Vediamo, però, più nel dettaglio quali sono le dimensioni della competenza digitale critica che il test misura (si veda fig.1). La macro-area “Information” valuta le competenze necessarie all’efficace ricerca, selezione, valutazione, comprensione e catalogazione delle informazioni presenti nel web. In “Communication” sono misurate le competenze necessarie alla corretta comunicazione, condivisione di risorse e ad una efficace gestione dei rapporti sociali in ambienti digitali. L’area “Creation /elaboration” testa le competenze necessarie all’efficace creazione e pubblicazione di contenuti digitali (testi, immagini, video, ecc.). Nella macroarea “Security” sono valutate, invece, le competenze necessarie alla protezione da possibili minacce alla privacy, al mantenimento dell’integrità dei propri dispositivi, alla sicurezza nelle transazioni e alla dignità personale (cyberbullismo e troll). Infine, nell’area “Digital efficacy and wellbeing” vengono messe alla prova le competenze più innovative, cioè quelle necessarie a neutralizzare i principali effetti collaterali che sembrano accompagnarsi alla diffusione dei nuovi media. Principalmente, questi si manifestano come sovra-consumo di Internet e come tendenza ad un uso controproducente dell’attenzione, per esempio svolgendo multitasking in contesti pericolosi (pensiamo alla guida) o abituandosi ad interrompersi troppo spesso, anche in contesti che richiederebbero una attenzione totale. [1]

Fig. 1 – Macro-aree e competenze digitali critiche

INFORMATIONInformation searching and filtering
Evaluating and archiving information
COMMUNICATIONCollaborating with others, netiquette and linguistic registers
Social identity
CREATION/

ELABORATION

Copyright and licenses
Content creation
SECURITYSelf-protection
Cyberbullying and troll defence
DIGITAL EFFICACY AND WELLBEIINGInnovatively and creatively using technology
Communication overload and technostress prevention

Cosa sono le attitudini

Veniamo alle attitudini. Sulla base della stessa struttura, il gruppo di psicologi e psicometristi di P&B Value ha sviluppato delle batterie di domande e giochi attitudinali che misurano alcuni tratti psicologici che sono particolarmente importanti e fruttuosi nell’ambiente digitale.In particolare, le competenze “soft” che vengono misurate sono la capacità di estrazione e analisi dei dati, il networking e la propensione alla collaborazione, la capacità di pensare fuori dagli schemi, il pensiero strategico e la capacità di concentrazione.

La metodologia di rilevazione e la gamification

Il funzionamento del Digital IQ contiene elementi che confermano la sua originalità. Concordemente con la necessità di misurare competenze, e non solo mere conoscenze, le domande sono costruite spesso su situazioni concrete. La figura 1 esemplifica il funzionamento di una domanda tipo.

Fig. 2 – Esempio di domanda chiusa basata su stimolo (la risposta corretta è sottolineata)

Talvolta su Facebook compaiono dei “post consigliati” come quello nel riquadro rosso della schermata sottostante. Secondo te di cosa si tratta?

C:\Users\marco.gui\Desktop\artiocolo longo\immagine articolo.png
  • Sono delle pubblicità mostrate casualmente a tutti gli utenti
  • Sono delle pagine consigliate dai tuoi amici
  • Sono delle pubblicità personalizzate in base alle informazioni che Facebook ha su di te
  • Sono delle pubblicità segnalate in base alle tue amicizie

Le domande, tuttavia, non si presentano in maniera isolata, come nell’esempio riportato. Chi compila il Digital IQ, si trova infatti all’interno di uno storytelling gamificato. L’ambientazione è quella di un viaggio spaziale, in cui è necessario superare diverse “missioni” che pongono delle sfide all’utente. Gli item sono quindi congruenti alla storia, che funge da filo conduttore per l’intero percorso. Inoltre, alcune missioni non propongono domande come quella esemplificata prima bensì dei giochi di abilità, sviluppati dal gruppo di psicologi e psicometristi allo scopo di testare alcune attitudini digitali. Il test richiede un tempo di svolgimento di circa 40 minuti, un tempo necessario per poter valutare in modo affidabile le competenze e attitudini su cui si basa il framework teorico di riferimento. La suddivisione in numerose missioni, tuttavia, facilita l’utente e rende possibile interrompere la compilazione per poi riprendere in seguito, in qualsiasi momento, senza penalizzazioni. Al termine del test, la restituzione del risultato avviene attraverso un documento puntuale che permette di individuare i propri punti di forza e di debolezza.

Un test anche per le aziende

Fastweb ha elaborato anche una versione del test destinata alle aziende, per fornire loro uno strumento di mappatura delle competenze e attitudini digitali dei propri dipendenti. Per maggiori informazioni sulla versione aziendale del test è possibile scrivere all’indirizzo email digitaliq@fastweb.it.

Il feedback e il suo utilizzo

Alla fine del test, l’utente riceve una certificazione contenente il proprio profilo digitale e i punteggi ottenuti in ciascuna delle 5 macroaree. Tale certificazione può essere scaricata in PDF o può essere condivisa sui social. Inoltre, l’utente riceve anche un open badge, una certificazione digitale da poter allegare al proprio profilo LinkedIn, compilando la scheda “Certificazione” che si trova nel profilo LinkedIn in “Aggiungi sezione profilo” → “Traguardi raggiunti” → “Certificazioni”.

Fig. 3 – Esempio di feedback del test

Com’è stato validato il test

Il processo di validazione della parte del test curato da Bicocca si è svolto in due fasi. Una prima versione del test è stata somministrata ad un campione ridotto di 132 dipendenti Fastweb. Successivamente all’analisi dei dati e ad una revisione degli item meno performanti, il test rivisto è stato somministrato ad un campione molto più esteso: circa 1500 dipendenti Fastweb. Per quanto riguarda la validazione interna, in entrambe le somministrazioni è stato utilizzato come indicatore l’alpha di Cronbach, che misura la coerenza interna degli item. Inoltre attraverso un’altra tecnica psicometrica, la “item analysis”, di ogni domanda è stata testata la coerenza ai costrutti misurati, su questa base sviluppando ulteriori miglioramenti del wording e del contenuto. Alla fine del processo di validazione, il test ha raggiunto un alpha di Cronbach di 0.815, che viene considerato un valore molto buono nella prassi scientifica. La validazione esterna, invece, è avvenuta attraverso la correlazione dei punteggi dei soggetti nel test con i punteggi ottenuti nella soluzione di alcuni compiti pratici da risolvere online, come prassi in molta letteratura empirica sulle competenze digitali. La correlazione tra le performance nel test e nelle prove pratiche è di 0.439, considerata significativa nella letteratura. Gli item si distribuiscono, inoltre, su un’ampia gamma di livelli di difficoltà, a partire da item che vengono risposti correttamente dal 10% del campione ad altri che superano il 90%.

Un test per misurare le competenze di cittadinanza digitale

Il Digital IQ rappresenta un tentativo di creare uno strumento di misurazione di facile accesso e di semplice utilizzo ma al contempo teoricamente preciso e solido dal punto di vista statistico. Come detto in precedenza, non si tratta di uno strumento mirato a valutare specifiche competenze di settore ma vuole misurare quel set di competenze di “cittadinanza digitale” necessarie, in generale, per partecipare attivamente al mondo del lavoro e alla vita civile in una società digitale. Per questo motivo, esso mira anche a costituire un supporto di base per i progetti di educazione ai media, sia nel campo aziendale che educativo. Essendo un test gratuito e aperto a tutti, nei prossimi anni il test potrà svolgere una funzione importante nel processo di digitalizzazione dei cittadini: attraverso un piccolo impegno in termini di tempo ed energie permette a chiunque lo desideri di ottenere un feedback preciso rispetto alla propria capacità di usare in modo efficace, consapevole e smart le tecnologie digitali. Raggiunta una sufficiente mole di dati, sarà anche possibile per il gruppo di ricerca pubblicare un quadro del livello di competenze digitali degli utenti che hanno effettuato il test, indicando anche i gap più significativi da colmare nei due generi, nelle diverse fasce d’età e situazioni professionali.

_______________________________________

Riferimenti bibliografici

Gui, M., Fasoli, M., & Carradore, R. (2017). “Digital Well-Being”. Developing a New Theoretical Tool For Media Literacy Research. Italian Journal of Sociology of Education9(1).

Johnson, C. A. (2012). The information diet: A case for conscious comsumption. ” O’Reilly Media, Inc.”.

Levitin, D. J. (2014). The organized mind: Thinking straight in the age of information overload. Penguin.

OFCOM (2018), Adults’ media use and attitudes, https://www.ofcom.org.uk/__data/assets/pdf_file/0011/113222/Adults-Media-Use-and-Attitudes-Report-2018.pdf

OFCOM (2018), Adults’ media use and attitudes, https://www.ofcom.org.uk/__data/assets/pdf_file/0026/80828/2016-adults-media-use-and-attitudes.pdf

Parlamento Europeo (2006)   Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente, Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea, URL

http://eur-lex.europa.eu/lexuriserv/lexuriserv.do?uri=oj:l:2006:394:0010:0018:it:pdf

Parlamento Europeo (2008) , Raccomandazione del parlamento europeo e del consiglio del 23 aprile 2008, Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea, Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea, URL

http://eur-lex.europa.eu/lexuriserv/lexuriserv.do?uri=oj:c:2008:111:0001:0007:it:pdf

Rheingold, H., & Weeks, A. (2012). Net smart: How to thrive online. Mit Press.

Stothart, C., Mitchum, A., & Yehnert, C. (2015). The attentional cost of receiving a cell phone notification. Journal of experimental psychology: human perception and performance41(4), 893.

  1. Si tratta di un tema emergente nella letteratura recente (Johnson 2012; Rheingold 2012, Levitin 2014 Stothart et al. 2015), legato anche alle nuove sfide per il benessere e la qualità della vita nel mondo digitale (Gui et al. 2017). La rilevanza di questi problemi emerge prima di tutto da ciò che riferiscono gli stessi utenti, che lamentano in modo crescente un’incapacità di limitare il consumo dei media digitali (OFCOM 2016, e OFCOM 2018, report che è possibile scaricare a questo link https://bit.ly/2FAMdsD ).

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